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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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Abu Mazen, vattene! 16/11/2012

Abu Mazen, vattene !
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)


Mordechai Kedar       Abu Mazen

Muhammad Assad Bayoudh al Tamimi è un giornalista palestinese che vive in Giordania, abituato ad esprimere senza ambiguità  le opinioni dell’uomo  della strada. A seguito dell’intervista che Muhammad Abbas (Abu Mazen) rilasciò al  Canale 2 della Tv israeliana, in cui rinunciava a a tornare a vivere a Safed, Israele si rallegrò per il fatto che avesse rinunciato al “diritto al ritorno” in nome del popolo palestinese. Lo stesso Abbas più tardi smentì di averlo fatto, ma ormai ”i buoi erano scappati dalle stalle”.

In risposta alla dichiarazione di Mahmoud Abbas, al Tamimi scrisse il seguente articolo, dal titolo: “Abbas, vattene di qui, la Palestina ci appartiene e noi la sostituiremo solo con il Paradiso”.  Il titolo richiede due brevi spiegazioni:

1.     L’espressione “Vattene” era lo slogan che ha accompagnato tutte le “Primavere arabe”.  Era il grido della folla contro Ben Ali in Tunisia, Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia, Saleh in Yemen e Assad in Siria. Quel che lasciava intendere al Tamimi era che Abbas non era legittimato, alla stessa stregua degli altri leader, e che quindi finirà come loro.

2.     In questo contesto “Paradiso” significa morte, cioè “Palestina o morte”.

Ecco  l’articolo di al Tamimi (tra parentesi e in grassetto i commenti di M.Kedar)

Le recenti dichiarazioni della persona che viene chiamata “Abu Mazen” (ma il cui vero nome è) Mahmoud Rida Abbas Mirza,  di origini iraniane, sono apparse in occasione del 95° anniversario della famigerata Dichiarazione Balfour, secondo cui la “Gran Bretagna” aveva assegnato la Palestina - la Terra Santa (il nome per la Palestina secondo il Corano), la nostra patria, la terra dell’islam - agli ebrei,  il cui diritto alla terra non ammontava neppure ad un seme di mostarda. Le dichiarazioni (di Abbas) sono una conferma della tesi di Balfour e rappresentano un grande tradimento da parte di chiunque si dichiari leader del popolo palestinese e  suo legittimo rappresentante; ed io non so da dove lui, chiamato con il nomignolo di “Abu Mazen” (riferimento di scherno) abbia preso questa legittimità e chi l’abbia eletto leader.

Il popolo palestinese sa come quest’uomo con radici iraniane, fede Bahai (una religione le cui origini sono islamiche), un Safavid (una dinastia iraniana) che si ritiene leader, pesa  sulle spalle del popolo palestinese allo scopo di occupare il ruolo di fedele cane da guardia, e che fu imposto da Sharon, che con i carri armati lo investì del ruolo di Primo Ministro, della virtuale Autorità palestinese, visto che Arafat  si rifiutava di escludere il diritto al ritorno e Gerusalemme, così come si rifiutava di firmare uno storico accordo con gli ebrei. Per questo Sharon non ebbe altra scelta se non quella di sbarazzarsi di Arafat, iniziare una guerra contro il popolo palestinese, e nel 2000 invadere la West Bank, distruggere la Muqata a Ramallah dove risiedeva Arafat, imponendo Abu Mazen quale Primo Ministro e la spia Muhammad Dahlan come Ministro degli Interni. Tutto questo in previsione dell’eliminazione fisica di Arafat dopo l’ordine di Sharon di eliminarlo politicamente.  Dopo che i due ebbero eseguito i ruoli che Sharon aveva loro assegnato, ci fu tra loro un violento scontro su chi avrebbe ereditato la leadership. Prevalse  Abu Mazen,  sostenuto dagli ebrei, grazie alla comune ideologia.

Ecco perché Abu Mazen ha assolto con fedeltà totale il compito che gli era stato assegnato, da allora questa missione fu quella di opprimere il popolo palestinese, tiranneggiarlo, umiliarlo in nome dell’entità ladresca (un appellativo per Israele), per cui l’entità ebraica, da quel momento, non ha mai goduto così tanta pace e tranquillità, da quando c’è Mahmoud Rida Abbas Mirza , e questo conferma il suo odio verso il popolo palestinese e quanto sia fedele agli ebrei. Sempre, anche senza alcun motivo,  enfatizza la sua fedeltà nei loro confronti, in nome della comune amicizia, lusingandoli, sottomettendosi ed eseguendo i loro ordini. Di nuovo ripete, colmo del disonore, l’umiliazione, la meschinità e la debolezza,  non avendo altra scelta se non  cedere e negoziare i termini della resa.

Con la sua dichiarazione ha reso furiosi i palestinesi, sia quelli che vivono in Palestina sia quelli che vivono nella diaspora, perché lui ha detto di non voler tornare a Safed; non deve chiedere il permesso per ritornarvi e  abitarvi, perché la Palestina è all’interno dei confini della West Bank e nella Striscia di Gaza per sempre.

Ma lui non è affatto palestinese e non proviene da Safed, perché le sue radici sono in Iran, nella città di Bandar Khamin, la città da cui suo nonno, il fondatore della religione Bahai, Rida ‘Aulam Mirza, partì per venire in Palestina nel 1882. Può un palestinese, anche se traditore, dire che io non ho il diritto di vivere nella mia patria se ci ritornassi?

Nell’intervista disse anche che fino a quando sarà seduto su quella sedia, non permetterà mai lo scoppio di un’altra intifada contro l’entità ebraica né di combatterla con le armi. Dicendo così aveva puntato il dito verso la sedia su cui era seduto, che però non era una sedia, ma piuttosto un khazuk (un coltello  piantato nella sua carne). Ha poi anche enfatizzato che farà solo passi diplomatici e politici per trattare con i ladri ebrei. Anche in passato aveva dichiarato che Israele esisterà per sempre.

Che razza di leader è questo?!?! Potrebbe esserci qualcosa di meglio per gli ebrei? E’ loro fedele, crede nella loro entità e cede  la Palestina gratuitamente, al colmo della generosità, come se fosse una sua proprietà privata, ereditata da suo padre il bahai Rida Abbas Mirza. Se lui fosse consapevole del torturato e oppresso popolo palestinese, che ha diritti legittimi e storici sulla Palestina, se lui fosse realmente un palestinese di Safed, se lui fosse un musulmano, non avrebbe  avuto la capacità, dal punto di vista emotivo, di fare queste dichiarazioni, neppure come strategia politica.

Oh Mahmoud Mirza, la Palestina non ti appartiene, né a tuo padre e neppure a tuo nonno, tu non provieni dalla Palestina e tu non appartieni alla religione dei suoi fedeli  e quindi tu non puoi regalarla agli ebrei, come fece il tuo precedente padrone, il Ministro degli Esteri britannico, Balfour nel 1917, quando diede ciò che non gli apparteneva a coloro che non avevano diritto neppure ad un seme di mostarda della terra di Palestina.

Oh Abbas Mirza, la Palestina appartiene a noi musulmani, che abbiamo dichiarato l’unità con il Padrone dell’Universo, perché noi l’abbiamo ereditata dai nostri padri e dai nostri nonni,  Allah aveva affermato in alcuni passaggi del Corano che nell’avvenire nessuno vi avrebbe rinunciato, perché lui, Lui che conosce le verità nascoste, sapeva che la nazione islamica avrebbe affrontato una fase di grande debolezza e di terribile vuoto, sia per la leadership sia per la politica, come è stato fin dalla caduta dell’Impero ottomano, l’ultimo Stato islamico; e come conseguenza di questa  caduta gli ebrei avrebbero dominato sulla Palestina e sul suo popolo , come tu l’avessi rubata  per distruggerla e cederla agli ebrei.

Oh Mahmoud Rida Abbas Mirza, la Palestina appartiene ai nipoti dei compagni del profeta Maometto che l’ha conquistata; appartiene a Omar bin al-Khattab ( il secondo califfo che conquistò la Palestina nel 637). E’ stato l’islam a liberare la Palestina dai Bizantini, e l’islam l’ha salvata dai Tartari e dai Mongoli, e l’ha libererà dagli ebrei, perché i fedeli musulmani che hanno intrapreso la Jihad in nome di Allah, sono quelli che la libereranno  da te e dagli ebrei. Stai attento, stanno per arrivare, per cui non rallegratevi, tu e gli ebrei tuoi padroni.

Ora prevale un periodo oscuro, ma queste nubi  presto si dissiperanno. Gli ebrei, e tu sei uno di loro, sanno la verità,  hanno tolto la Palestina ai Palestinesi non per il loro eroismo e il loro coraggio ma piuttosto per un complotto con molti complici, un piano con molte risorse a sua disposizione, capeggiato dalla Gran Bretagna, e per il tradimento dei paesi arabi nel momento storico in cui la nazione era nel momento  di maggior debolezza.

Oh Mahmoud Abbas Mirza, guarda la nazione che ha cominciato a guarire, a svegliarsi e sostenersi sulle proprie gambe. Non farti ingannare dalla quiete momentanea dei Palestinesi, perché questa è la calma prima della tempesta di rabbia e dell’esplosione di un vulcano in eruzione. Per cento anni questa gente ha cercato di liberarsi da questa entità estranea alla santa Palestina, non si è arresa e non ha alzato bandiera bianca. Per quanto tu e i tuoi padroni ebrei ci opprimiate, il popolo palestinese non si arrenderà, non alzerà bandiera bianca e non cesserà di combattere fino a quando l’ENTITA’ non sarà eliminata dalla realtà e il nostro paese non sarà ripulito della sua corruzione.

La Palestina ci appartiene da Rosh Hanikra a Nord fino a Um al-Rashrash ( Eilat) a Sud, dal fiume Giordano a Est fino al Mediterraneo a Ovest. Ci torneremo  un giorno, se Allah vuole, e quel giorno è vicino. Noi la faremo esplodere dai quattro angoli del cielo e la conquisteremo pregando ed esaltando Allah, come quando vi entrammo per la prima volta sotto il comando di Amr bin al-Khattab … e la libereremo come Salah-a-din al-Ayubi la liberò dai crociati ( verso la fine del XII secolo).

Noi ti diciamo oh Mirza, “NO” mille milioni di volte: “NO”, l’entità ebraica non resterà sulla nostra terra benedetta dell’Islam,  sta camminando verso l’oblio, nonostante la tua rabbia, la rabbia degli ebrei, la rabbia dell’Est, la rabbia dell’Ovest e la rabbia di tutti i traditori. Verrà il giorno della chiamata per la preghiera della vittoria dal minareto della moschea di al-Jazir in Acri, dalla moschea di Hasan Bik a Jaffa, dalla moschea di al-Istklal in Haifa, dalla grande moschea di Safed e dalle altre moschee: la moschea rossa, la moschea di al-Sraya e la moschea di al-Yunis. La chiamata eterna raggiungerà la chiamata del profeta Maometto e dei suoi compagni nella battaglia vittoriosa a Badr ( 623 dC), a Yarmok (636), a al-Qadasyya (635) a Hitin (1187) e a Costantinopoli (1453).

Oh Abbas Mirza, questa entità è completamente un corpo estraneo nella regione, ideologicamente, filosoficamente e culturalmente proprio come te, e il popolo palestinese e tutti i musulmani continueranno per sempre a rifiutarla, come non accettano te, e la allontaneranno  come faranno te fino alla tua rovina, come quella inflitta dopo duecento anni all’entità  crociata aliena, dalle mani dei credenti nell’unità del Padrone dell’Universo. Questo è quello che il nostro Signore ci ha promesso, mentre tu  stai precipitando nella discarica della storia.

Noi ti diciamo, oh Mahmoud Riza Abbas Mirza, “Abu Mazen”: chi sei tu per cedere la terra benedetta della Palestina, e se vuoi cedere la santa terra della Palestina, la terra dell’Islam,  devi raccogliere le firme di tutti i musulmani, i vivi e i morti, da quando l’Islam è venuto al mondo, perché la Palestina appartiene a tutti i musulmani, i vivi e i morti, per questi 1400 anni. Non è una tua proprietà privata, e così non la puoi dare ai tuoi amati padroni ebrei, mentre umili i palestinesi e tutti i musulmani.

Vattene, Mahmoud Abbas,  lasciaci, perché la Palestina dal fiume al mare è nostra, vattene, perché non vogliamo scambiare la Palestina se non con il Paradiso, non vogliamo cedere la nostra terra, noi ritorniamo ad essa, oh Palestina, da ogni stato e terra, Allahu Akbar, Allahu Akbar, Allahu Akbar e Allah sia lodato. 

Questo era l’articolo di al-Tamimi. E’ importante notare alcuni punti:

1)     Dato che lo scrittore di queste righe è pubblicato su più di ventiduemila siti in Internet, questo dato riflette la diffusione del suo contenuto.

2)     L’articolo non nomina “Israele” e “Sionisti”, ma piuttosto solo “gli ebrei” enfatizzando così l’aspetto religioso del conflitto con Israele. Lo scrittore non fa alcuna differenza tra gli ebrei che vivono in Israele e quelli che vivono in qualsiasi altra parte del mondo.

3)     L’asserzione di Al-Tamimi che Mahmud Abbas non è un arabo ma è di origine iraniana, non musulmano ma Bahai e perciò eretico per l’Islam, non è nuova. I suoi sostenitori la rifiutano energicamente, e i suoi oppositori la tirano fuori tutte le volte che fa qualcosa che a loro non sta bene. Questa asserzione è perciò fatta per minare la legittimità di Abbas a gestire quella che loro vedono come propria eredità ricevuta da Colui che sta in alto.

4)     L’atteggiamento mostrato in questo articolo deve essere evidenziato a tutti coloro che pensano che il conflitto tra Israele e i suoi vicini sia territoriale, nazionale o politico, perché la base del conflitto è di tipo religioso: tra musulmani ed ebrei, tra ciò che i musulmani chiamano il “Din al-Haq”  la religione della verità che è l’Islam, e quello che chiamano “Din al-Batal” , religione della falsità, che è l’ebraismo. Per inciso, dal loro punto di vista anche il cristianesimo è una religione di falsità.

Chiunque tralasci la base religiosa del conflitto non capisce l’origine del problema e perciò non sarà in grado di trovare una soluzione.

La soluzione del problema che l’islam ha con il giudaismo è quella di un meccanismo di “pace temporanea” che l’islam può concedere a uno stato illegittimo ma forte, che non può sconfiggere, una pace temporanea che potrà esistere fino a quando lo stato avversario sarà forte e imbattuto.

Solo dei religiosi possono arrivare a una soluzione religiosa del conflitto tra Israele e i suoi vicini, dato che solo loro hanno la legittimità di arrivare a trattare  argomenti religiosi come quelli di al-Tamimi. Solo religiosi musulmani hanno l’autorità di decidere quando “al-Mashla” – l’interesse superiore – obbligherà i musulmani a giungere a un accordo con un infedele non sconfitto. Non è una cosa semplice, ma è possibile,  durante la storia dell’islam ci sono stati non pochi esempi in cui le autorità religiose hanno trovato, con riluttanza, soluzioni creative di problemi a base religiosa. Il conflitto tra Israele e il mondo islamico non è diverso nei suoi caratteri di base da altri esempi simili.

Dato che ci sono decine di migliaia di persone come Tamimi, Israele deve sempre essere percepito come uno stato non battibile. Solo così potrà conquistare la pace, temporanea ma illimitata nel tempo, e ottenerlo con il suggello dell’islam religioso.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:
http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com/


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