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Il Foglio Rassegna Stampa
16.11.2012 Altri 4 anni anni di Obama, la teocrazia iraniana celebra il 'novembre indimenticabile'
analisi di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 16 novembre 2012
Pagina: 3
Autore: Pio Pompa
Titolo: «Obama, Petraeus e il novembre 'indimenticabile' di al Qaida»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 16/11/2012, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Obama, Petraeus e il novembre 'indimenticabile' di al Qaida".


Pio Pompa          David Petraeus         barack Obama

Roma. “Un novembre indimenticabile”. E’ questa la frase con cui il regime iraniano avrebbe festeggiato la rielezione di Barack Obama e le dimissioni forzate di David Petraeus. A raccontarlo al Foglio è un alto dirigente di un servizio segreto mediorientale impegnato nell’analizzare le reazioni che lo scandalo sta provocando non solo a Teheran ma, soprattutto, all’interno di al Qaida e della galassia jihadista: “Intanto c’è da dire che, come noi, anche l’intelligence iraniana aveva ricevuto tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, attingendole in parte a Doha, nel Qatar, e per il resto direttamente negli Stati Uniti, indiscrezioni riguardanti la possibile defenestrazione di David Petraeus da capo della Cia.
Gli agenti iraniani erano al corrente dell’indagine dell’Fbi e, nei loro dispacci, parlavano di un possibile esito clamoroso della vicenda senza però entrare nei dettagli. Sta di fatto che il generale era da tempo nel mirino degli ayatollah e lo stesso Khamenei lo considerava, sin dall’epoca del vittorioso surge in Iraq, un temibile e astuto avversario. Persino nei colloqui segreti, intercorsi con Washington sul nucleare iraniano, l’avversione per Petraeus era emersa in maniera insistente trovando nel dipartimento di stato americano una sponda insperata assai sensibile sull’argomento.
Tant’è che, come sanno bene anche altri servizi occidentali, la Cia è stata tenuta quasi al margine di tali colloqui”. D’altro canto, non poteva essere diversamente dopo che Petraeus aveva assunto in privato un atteggiamento critico sulla politica estera di Obama. Ma a esultare per la sua uscita di scena sono stati in particolare i vertici di al Qaida e delle principali formazioni jihadiste. “Abbiamo avuto notizia – continua il nostro interlocutore – che presto verrà diffuso un nuovo messaggio del leader di al Qaida, Ayman al Zawahiri, che prendendo a pretesto lo scandalo Petraeus tornerà a insistere su quanto marcia e corrotta sia la tanto decantata democrazia americana guidata da uomini che predicano bene e razzolano male. Estendendo, poi, il medesimo giudizio a tutto l’occidente.
Dell’affaire discutono, ovviamente, anche i capi talebani ma con un approccio, specie per quanto riguarda John Allen, quasi esclusivamente di tipo militare. Il nemico ha mostrato in questa vicenda tutta la sua intima debolezza e fragilità. Due generali del calibro di Petraeus e Allen investititi da fuoco amico sono per i talebani più di una vittoria. Come lo è per l’intera galassia jihadista compresi Hezbollah, Hamas e i gruppi filoqaidisti nordafricani. Su tutti, comunque, prevale l’entusiasmo mostrato dalla componente jihadista del movimento salafita sulla quale Petraeus aveva posto la massima attenzione ritenendola, con il suo esercito territoriale di terroristi, la minaccia futura più temibile all’interno e all’esterno del mondo arabo”.
Su alcuni forum islamisti sono addirittura apparse scritte inneggianti all’Fbi. Ma queste sono solo note di colore rispetto alla più articolata analisi prodotta congiuntamente, in Egitto, dal fratello di al Zawahiri, Mohammed, e da alcuni capi salafiti. “Un’analisi incentrata su come trarre il massimo vantaggio politico e operativo da quella che viene da loro definita la guerra intestina di Washington, per la causa islamista. E la congiuntura è delle migliori dopo la scelta del presidente egiziano, Mohammed Morsi, di schierarsi al fianco di Hamas, ritirando il proprio ambasciatore da Gerusalemme dopo il raid aereo israeliano che ha ucciso Ahmed al Jaabari, il capo militare dell’organizzazione terroristica”.

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