Come funziona la censura islamicamente corretta in Italia
lettera aperta di Silvana De Mari a 'Torino medica', giornale dell'Ordine dei medici di Torino
Silvana De Mari
a destra la copertina di La realtà dell'orco (ed. Lindau)
Scrive Silvana de Mari:
È abitudine che l’organo dell’ordine dei Medici di ogni provincia pubblichi una recensione o almeno una segnalazione per i libri scientifici e non, che siano saggi di economia, testi di anatomia, raccolte di poesie o romanzi, dei propri iscritti. Molto perplessi, ma forse la parola corretta è scandalizzati, i colleghi che si occupano di Torino medica, il giornale dell’Ordine dei Medici di Torino, mi hanno gentilmente comunicato che preferiscono non parlare del mio libro 'La realtà dell'orco', anzi no, che parlarne sarebbe per loro impossibile:
Torino Medica risponde:
Comprendi bene che se nella quarta di copertina del libro tu definisci il multiculturalismo un delirio, la presentazione del tuo libro sull'organo di stampa dell'Ordine risulta problematica perché assolutamente fuorviante rispetto all'atteggiamento culturale fin qui espresso e praticato, perché esporrebbe l'Ente a critiche istituzionali proprio da parte degli iscritti che tu definisci come esponenti di una invasione islamica: critiche che necessiterebbero di risposte articolate che sarebbero difficili da documentare da parte dell'Ordine e che produrrebbero la matematica certezza di alzare barriere e di fare una sterile polemica lasciando le cose come stanno: o peggio, forse addirittura peggiorandole, da qualsiasi punto di vista si valutino.
Da un punto di vista giuridico (riferito all'Ente) potrebbero poi forse essere sollevati addirittura rilievi di natura censoria da parte di altre Istituzioni: l'Ordine dei Medici opera infatti in un contesto pubblico dove la Legge prescrive che anche gli islamici (con i requisiti sostanziali e formali adatti) hanno diritto all'iscrizione e a non essere additati da altri iscritti come esponenti di una cultura "inferiore" o pericolosa per il nostro futuro.
A sua volta Silvana De Mari risponde:
Lettera aperta ai miei amici e colleghi dell’Ordine dei Medici di Torino che preferiscono non fare recensioni al mio ultimo libro. La verità vi renderà liberi, la menzogna , schiavi:
Carissimi colleghi,
vi ringrazio moltissimo della vostra perplessità. Capisco perfettamente che siate persone perbene, che hanno a cuore la fratellanza tra gli uomini.
Molto semplicemente anche voi site vittima dell’inganno universale. L’inganno universale è che multiculturalismo sia un sinonimo di antirazzismo, di armoniosa integrazione di popoli diversi sulla stessa terra.
È l’esatto opposto.
Il multiculturalismo è la più feroce e insensata forma di razzismo che l’Europa abbia prodotto dopo la tragedia nazista, e, se non lo fermiamo, avrà conseguenze altrettanto atroci.
Nell’ora dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario ( George Orwell).
Mi fa enormemente piacere che medici di origine islamica siano inscritti all’ordine dei medici di Torino. Uno di loro ha salvato la vita del mio amato marito, oltre che di innumerevoli altri pazienti, con la sua perizia nell’angioplastica coronarica. Sono estremamente felice quando vado a parlare dei miei libri nella scuole e dopo, quando i ragazzini vengono a farsi firmare le copie, nelle dediche, scrivo nomi come Abdhul e Fatima. Proprio perché L’Europa sta accogliendo persone di civiltà diverse, proprio perché stiamo formando una nazione multietnica, una nazione arcobaleno, somma di civiltà diverse, la cultura cui tutti obbligatoriamente si adeguano deve essere rigidamente una sola. Il multiculturalismo è il contrario dell’integrazione. Nel’integrazione le persone immigrate si adeguano e si integrano alla cultura che li accoglie, che verrà modificata nella sue parti più esterne, diventando più variopinta, ma non deve essere toccata nella sua struttura. Nel multiculturalismo culture diverse stanno una di fianco all’altra senza possibile integrazione, ognuna rinchiusa nel suo rancore e nel suo vittimismo, senza integrazione. Dove non c’è integrazione il fenomeno non è migratorio, ma si tratta di un’invasione. Il popolo di accoglienza sta perdendo la sua cultura.
La cultura dell’Europa è la cultura:
1- la cultura che afferma la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, senza nessuna possibile accezione e deroga.
2- la cultura che afferma la parità giuridica tra uomo e donna, dove quindi sia impensabile che il diritto di famiglia delle famiglie musulmane sia giudicato in maniera differente da quelle non musulmane, come sta attualmente avvenendo nella multiculturale Gran Bretagna dove il diritto di famiglia delle famiglie islamiche è giudicato da tribunali di famiglia islamici, secondo la sharia e non secondo la legge inglese. Dobbiamo creare un’Europa dove sia impensabile che ginecologi maschi non possano seguire partorienti, cose sta normalmente succedendo nelle multiculturali Francia, Svezia e Gran Bretagna e nel multiculturale Belgio. Dobbiamo creare un’Europa dove sia impensabile che siano equiparate alle scuole pubbliche scuole private dove si insegna l’inferiorità biologica ed etica della donna rispetto al’uomo, come normalmente avviene nelle multiculturali Gran Bretagna, Belgio e Norvegia. Dobbiamo creare un’Europa dove sia impensabile che donne non islamiche siano costrette a indossare il velo islamico quando entrano nei quartieri islamici, come le poliziotte inglesi, alle quali già da due anni è stato assegnato il velo islamico d’ordinanza. Dobbiamo creare un’Europa dove non sia pensabile che donne non islamiche, come le addette alla sorveglianza e al salvataggio di piscine pubbliche, statali o comunali, le bagnine, siano costrette a indossare indumenti che le coprano interamente, inclusa la testa, il cosiddetto burkini, nelle ore in cui la piscina è di utenza islamica.
3- la cultura che afferma la parità di dignità indipendentemente dalla religione, e che sia quindi impensabile che alcuni siano ritenuti inferiori da altri, infedeli, e quindi privi del rispetto, e che l’autorizzazione alla mancanza di rispetto venga insegnata in scuole parificate, come avviene attualmente nella scuole islamiche in Gran Bretagna, Belgio e Norvegia, dove vengono usati libri di testo che sanciscono l’inferiorità e la malvagità del popolo ebraico e di tutti i suoi appartenenti. Queste scuole sono in tutto e per tutto parificate alle scuole statali.
4- la cultura che afferma l’integrità della persona umana, e che vieti qualsiasi mutilazione. Dove quindi sia espressamente vietato che in scuole private islamiche parificate venga insegnato il taglio della mano e del piede ai ladri, con libri di testo editi in Arabia Saudita come sta attualmente accadendo in Gran Bretagna e Belgio.
5- Una cultura che garantisce la sicurezza e la pari dignità alle persone che vivono la loro sessualità con persone dello stesso sesso. Deve essere impensabile su suolo europeo che a un omosessuale iracheno, che nel suo paese di origine è condannato a morte, sia espulso dalla Norvegia perché “deve adattarsi alle regole sociali del suo paese”. Non può essere tollerato su suolo europeo che vengano parificate scuole dove si insegna l’inferiorità degli omosessuali e se ne raccomanda l’impiccagione.
La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che garantisce la sicurezza e la pari dignità alle persone che vivono la loro sessualità con persone dello stesso sesso. Deve essere impensabile su suolo europeo che a un omosessuale iracheno, che nel suo paese di origine è condannato a morte, sia espulso dalla Norvegia perché “deve adattarsi alle regole sociali del suo paese”. Non può essere tollerato su suolo europeo che vengano parificate scuole dove si insegna l’inferiorità degli omosessuali e se ne raccomanda l’impiccagione.
La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che garantisca il diritto della adultere a non essere lapidate. Sapete anche io ho ritenuto per anni, era questa la vulgata corrente, che la convivenza fosse possibile, anzi auspicabile, che multiculturalismo fosse una bella parola. Ricordo qualche anno fa, alla televisione della Svizzera Francese un signore distinto che parlava un francese impeccabile, Hari Ramadan, fratello del più noto Taric, spiegare che la lapidazione dell’adultera è una necessità, una necessità dolorosa, certo, una pratica penosa, certo, ma indispensabile. I commentatori svizzeri annuivano gravemente. Mi sono resa conto che il distinto signore con il suo impeccabile francese parlava anche di me. Ecco, carissimi colleghi è tutto qui. Prima di sposarmi io e il amato marito, quello salvato dall’angioplastica, abbiamo fatto un bel po’ di birichinate. Quindi anche io rientro nel numero delle adultere. Il distinto signore spiegava come sia giusta la mia morte e i due idioti annuivano. Bene signori, la mia spassionata opinione è che chiunque trovi corretta la mia esecuzione è un maledetto e ridicolo cialtrone e come tale vada trattato. Voi siete disposti a tollerare la mia lapidazione? No? E allora anche voi siete contrari al multiculturalismo.
Alziamoci in piedi e gridiamolo. Gridiamolo insieme agli intellettuali islamici, quelli veri Salman Rushdie, Hirsi Ali, Chahdortt Djavann, Souad Sbai: sono tutte persone che girano con la scorta e rischiano la vita e ci informano come il delirio multiculturalista stia condannando a morte i dissidenti dell’islam e la loro speranza di vivere liberi.
La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che garantisce il diritto di una donna di scegliere il proprio sposo e dato che la scelta è una capacità adulta, la sposa deve essere una donna e non una bambina. La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che vieta lo stupro. Stupro è anche l’introduzione del pene di un uomo nella vagina di una donna o, peggio, di una ragazzina o di una bambina con il consenso dei genitori di lei, dell’iman, della cognata, dei cugini, dei fratelli, of course, ma non della proprietaria della vagina. Quando la proprietaria della vagina non è contenta, non consenziente, si chiama stupro. La cultura europea cui TUTTI coloro che hanno l’onore di mettere i piedi su questo continente devono uniformarsi, altrimenti sono invasori e non immigrati, afferma che si sposino donne, e non bambine, e che siano consenzienti. Non deve succedere come normalmente succede su suolo italiano che una quattordicenne nata in Italia, dopo l’esame di terza media sia data in sposa a un cugino pachistano mai visto prima. Non deve succedere, come sta succedendo nella multiculturale Gran Bretagna che centinaia di bambine di 8 anni siano già spose, e vadano a scuola con la divisa scolastica, gonna scozzese, camicia bianca e velo, che copre lo scempio di una deflorazione oscena e ignobile.
La cultura dell’Europa, quella cui tutti devono integrarsi, è la cultura che garantisce il diritto di seguire la propria fede e dichiarare le proprie idee senza essere minacciati di morte, diritto negato a tale signor Ratzinger, by the way il capo della cristianità cattolica, condannato a morte da ben più di una fatwa dopo il discorso di Ratisbona. Quel discorso è stato pagato lacrime e sangue. E l’infinita schiera degli aspiranti servi, il termine corretto è dhimmi, lo ha definito provocatorio. Stupidamente provocatorio. Follemente provocatorio. In quale parte della Dichiarazione dei Diritti dell’’Uomo è scritto che è buona cosa limitare la libertà di parola per non offendere la suscettibilità altrui? Da quando la suscettibilità è un diritto umano? A proposito del discorso di Ratisbona, amati colleghi, voi ricordate che l’intellettuale francese Robert Redeker per un unico articolo pubblicato su Le Figaro è stato condannato a morte da cittadini islamici, tutti di seconda o terza generazione, e deve vivere come un fantasma, esattamente come di seconda generazione erano i criminali assassini che hanno guidato gli aerei l’11 settembre, l’assassino di Theo Van Gogh, gli assassini di Londra?
L’assassinio di Theo Van Gogh: vogliamo parlarne? L’80 % degli iman delle moschee europee ha approvato esplicitamente quell’assassinio. Il restante 20 % ha affermato che se esistesse una legge che punisce penalmente chi osa mancare di rispetto all’islam, il doloroso episodio sarebbe stato evitato.
Amati colleghi ( non è una battuta, vi voglio bene sul serio) siete convinti che la libertà di parola debba essere assoluta, che sia un diritto inalienabile dell’individuo sia di esprimere le sue idee? Le risposte possibili sono due
SI
NO
Non ci sono altre risposte.
Avete messo la crocetta sul SI?
Allora siete contro il multiculturalismo.
Quindi, vi prego, sul giornale dell’ordine, pubblicate tutti i mesi in tutti i numeri, l’articolo di Robert Redeker, i fotogrammi del film di Theo Van Gogh, lo trovate qui http://www.youtube.com/watch?v=htlJqVkD3jY
Perché vedete, cari colleghi, la libertà di parola ci è costata duemila anni di lacrime e sangue, e di quel sangue parecchio era della mia famiglia, quindi la libertà di parola è sacra, la libertà di parola è al di sopra di tutto, la libertà di parola non è negoziabile. Anche perché tutte le volte che l’abbiamo limitata, corretta, addomesticata è finita malissimo.
Questo è l’articolo di Robert Redeker. Lo sottoscrivo. Sottoscrivo ogni fotogramma e ogni parola del bellissimo testo di Hirsi Alì che accompagna quei fotogrammi del film di Theo Van Gogh, e questo perché amo l’umanità, amo i medici di origine islamica dell’ordine di Torino e i bambini islamici cui firmo le copie. Chi ama l’umanità ama la libertà. Chi non ama la libertà l’umanità la odia.
Tutto qui.
Robert Redeker
Ecco il suo testo.
Le reazioni suscitate dall’analisi di Benedetto XVI sull’islam e la violenza fanno parte dell’obiettivo che lo stesso islam si pone: spazzare via la cosa più preziosa che possiede l’occidente e che non esiste in alcun paese musulmano, ovvero la libertà di pensiero e di espressione. L’islam sta cercando di imporre all’Europa le proprie regole: apertura delle piscine solo per le donne a determinati orari, divieto di satira della religione, pretesa di avere un certo tipo di alimentazione per i bambini musulmani nelle mense scolastiche, lotta per imporre il velo nelle scuole, accusa di islamofobia contro gli spiriti liberi. Come si spiega il divieto dell’estate scorsa di portare il tanga a Paris-Plage? La spiegazione addotta è quantomeno strana: c’era il rischio, si dice, di “turbare l’ordine pubblico”. Cosa significa? Che bande di giovani frustrati avrebbero rischiato di diventare violenti di fronte alla bellezza che faceva mostra di sé? Oppure si temevano manifestazioni islamiche, nelle vesti di brigate della virtù, nella zona di Paris-Plage? In realtà, il fatto che portare il velo in pubblico non sia vietato è qualcosa che può “turbare l’ordine pubblico” molto più del tanga, a causa della condanna che suscita questo strumento per l’oppressione delle donne. Non è fuori luogo pensare che tale divieto rappresenti una certa islamizzazione della mentalità francese, la sottomissione più o meno conscia ai dettami dell’islam. O quantomeno che questo sia il risultato dell’insidiosa pressione musulmana sulla mentalità della gente: le stesse persone che sono insorte contro l’inaugurazione di un sagrato dedicato a Giovanni Paolo II a Parigi non fiatano quando si costruiscono le moschee. L’islam sta cercando di obbligare l’Europa ad adeguarsi alla sua visione dell’uomo. Come già accadde con il comunismo, l’occidente è ora sotto sorveglianza ideologica. L’islam si presenta, esattamente come il defunto comunismo, come alternativa al mondo occidentale. E come il comunismo di altri tempi, l’islam, per conquistare gli animi, gioca su fattori emotivi. Ostenta una legittimità, turba la coscienza occidentale, attenta al prossimo: il fatto di porsi come la voce dei poveri di tutto il mondo. Ieri la voce dei poveri proveniva da Mosca; oggi viene dalla Mecca. Oggi degli intellettuali si fanno portatori dello sguardo del Corano, come ieri avevano fatto con lo sguardo di Mosca. Ora la scomunica è per l’islamofobia, come lo era stata in passato per l’anticomunismo. Nell’apertura agli altri, che è propria dell’occidente, si manifesta una secolarizzazione del cristianesimo che può essere riassunta in questi termini: l’altro deve sempre venire prima di me. L’occidentale, erede del cristianesimo, è colui che mette a nudo la propria anima, assumendosi il rischio di passare per debole. Come il defunto comunismo, l’islam considera la generosità, l’apertura mentale, la tolleranza, la dolcezza, la libertà delle donne e dei costumi e i valori democratici come segni di decadenza. Sono debolezze che sfrutta volutamente grazie a degli “utili idioti”, buone coscienze imbevute di buoni sentimenti, per imporre l’ordine coranico nel mondo occidentale. Il Corano è un libro di una violenza inaudita. Maxime Rodinson sostiene, nell’Encyclopedia Universalis, alcune verità importanti che in Francia sono considerate tabù. Infatti, da una parte, “Maometto rivelò a Medina delle insospettate qualità di dirigente politico e capo militare (…). Ricorse alla guerra privata, istituzione comune in Arabia, Maometto inviò subito manipoli di suoi sostenitori ad attaccare le carovane della Mecca, punendo così i suoi connazionali increduli e, al contempo, ottenendo un ricco bottino”. Dall’altra, “Maometto approfittò di questo successo per eliminare da Medina, facendola massacrare, l’ultima tribù ebrea ancora esistente, quella dei Qurayza, con l’accusa di comportamento sospetto”. Poi, “dopo la morte di Khadidja, sposò una vedova, brava donna di casa di nome Sawda, e anche la piccola Aisha, che aveva appena dieci anni. Le sue tendenze erotiche, a lungo represse, lo avrebbero portato a contrarre contemporaneamente una decina di matrimoni”. C’è un’esaltazione della violenza, perché il Corano mostra Maometto sotto questa luce: guerrafondaio senza pietà, predatore, massacratore di ebrei e poligamo. Ovviamente anche la chiesa cattolica ha le sue colpe. La sua storia è costellata di pagine nere, delle quali ha fatto ammenda: l’inquisizione, la caccia alle streghe, l’esecuzione dei filosofi Bruno e Vanini, la condanna degli epicurei, quella del cavaliere de La Barre, accusato di empietà in pieno XVIII secolo, non depongono a suo favore. Però c’è una differenza fondamentale tra il cristianesimo e l’islam: è sempre possibile tornare ai valori evangelici, alla dolce personalità di Gesù Cristo, riscattandosi dagli errori della chiesa. Pochi. Nessun errore della chiesa è stato ispirato dal Vangelo. Gesù è per la non violenza, e il ritorno al Cristo rappresenta la salvezza nei confronti di certi eccessi dell’istituzione ecclesiale. Il ricorso a Maometto, invece, rafforza l’odio e la violenza. Gesù è il maestro dell’amore, Maometto, il maestro dell’odio. La lapidazione di Satana che si ripete ogni anno alla Mecca non è solo un fenomeno superstizioso: non si riduce infatti allo spettacolo di una folla isterica che flirta con la barbarie, ma ha una portata antropologica. Si tratta invero di un rito che ogni musulmano è invitato ad accettare, radicando la violenza come dovere sacro nel cuore del credente. Questa lapidazione, che ogni anno provoca la morte di fedeli calpestati dalla folla (a volte anche centinaia), è un rituale che ingloba la violenza arcaica. Anziché eliminare questa violenza arcaica neutralizzandola, sulla scia dell’ebraismo e del cristianesimo (l’ebraismo inizia con il rifiuto del sacrificio umano, che è l’ingresso nella civiltà, mentre il cristianesimo trasformerà il sacrificio in eucarestia), l’islam le crea un bel nido per crescere al caldo. Mentre l’ebraismo e il cristianesimo sono religioni i cui riti sono rivolti contro la violenza e la delegittimano, l’islam è una religione che esalta la violenza e l’odio, sia nel suo testo sacro che in alcuni riti comuni. Odio e violenza pervadono il testo sul quale si formano tutti i musulmani: il Corano. Come ai tempi della Guerra fredda, la violenza e l’intimidazione vengono utilizzate al servizio di un’ideologia che si vuole egemone: l’islam, che mira a mettere la sua cappa di piombo sul mondo intero. Benedetto XVI sta soffrendo la crudeltà di tale esperienza. Come in altri tempi, è necessario dire a chiare lettere che l’occidente è “il mondo libero” nei confronti di quello musulmano, e, come in quei tempi, gli avversari di questo “mondo libero”, funzionari zelanti del Corano, pullulano al suo interno.
Robert Redeker
La cultura europea, l’unica cultura che deve e può valere in Europa afferma che nessun corpo di bambino e bambina possa essere mutilato. La circoncisione maschile, soprattutto se eseguita all’ottavo giorno, ha una funzione di prevenzione della balanoprostite e non compromette la capacità di provare piacere.
La circoncisione femminile non previene nulla e distrugge la capacità di provare piacere, anche dove non ci sia l’escissione totale del clitoride, perché il clitoride resta inglobato in un cercine cicatriziale, non può essere stimolato e nel caso la donna fosse eccitata, l’erezione sarebbe resa impossibile a causa delle cicatrici e quindi bloccata dal dolore.
La circoncisione femminile con "solo" escissione distale della clitoride è raccomandata dalla sharia e raccomandata dai siti islamici in Italiano, qui l’indirizzo di uno dei tanti.
http://mondoislam.altervista.org/la-circoncisione-femminile-e-linfibulazione/
Cari colleghi, non trovate osceno e ripugnante che siano torturate delle bambine?
Non lo trovate immondo?
Allora siete contrari al multiculturalismo.
La cultura europea è basata sulla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, che l’islam non può accettare, com’è stato dichiarato a Teheran e al Cairo. Il 2 agosto del 1990 al Cairo è stata redatta la Dichiarazione sulla Libertà dell’Uomo islamico di seguire la Umma, che è la negazione della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo. L’uomo islamico deve essere libero di circoncidere una bambina e di lapidare un’adultera, altrimenti la sua libertà di seguire la Umma è violata.
Prima di concedere l’altissimo onore, lo straordinario gesto di fratellanza, di far parte delle nostre nazioni, di essere inscritti ai nostri ordini, deve essere obbligatorio pretendere un giuramento di fedeltà alla Dichiarazione dei Diritti dell’ Uomo. Chi accetta la fedeltà a quella dichiarazione è un benvenuto concittadino, gli altri no, perché un luogo dove tutto e il contrario di tutto siano tollerati, e solo l’anfiteatro di una guerra civile.
La civiltà europea è una civiltà dove valgono leggi: le nostre leggi garantiscono la più assoluta libertà di parola e puniscono l’istigazione a delinquere. Chiarisco con un esempio: deve essere lecito che nelle moschee e nella madrasse, quindi in scuole non parificate e senza valore legale, circolino gli opuscoli sauditi dove si dichiara che i cristiani sono maiali e gli ebrei scimmie, perché fa parte della libertà di parola. Come scrisse Ibn Abbas gli ebrei, popolo del sabato, sono scimmie mentre i cristiani, infedeli della comunione di Gesù, sono porci . Ibn Abbas è un congiunto di Maometto, suo braccio destro. Questa affermazione, insieme al fatto che è giusto odiare tutti coloro che non appartengono all’islam, che scopo dell’islam è la conquista è l’asservimento del mondo, sono tutti pilastri dell’islam wahabita. Tutti i cittadini dell’Arabia Saudita, tutti senza alcuna eccezione, sono stati educati su testi dove si insegnano questi principi. Bene cari colleghi dell’Ordine dei Medici, qualche scimietta e tanti porcellini, come ci si sente ad essere chiamati maiali e scimmie da uno degli assi portanti di un’altra religione? L’iman della moschea olandese dove si è “formato” l’assassino di Theo Van Gogh ha sempre tenuto sermoni dove si dichiara che i cristiani sono maiali e gli ebrei scimmie ( agli ebrei è andata meglio), e fin qui fa parte della libertà di opinione, ma anche che ebrei e cristiani sono come i rami secchi: vanno legati tutti insieme e buttati nel fuoco. Questa è istigazione a delinquere, qualcuno avrebbe dovuto intervenire, ma erano tutti troppo intenti a processare Oriana Fallaci e Wilders per istigazione all’odio religioso. Sono loro che istigano all’odio? Non sarà un religione che dichiara che altri sono maiali e scimmie e che produce frange estremiste che dichiarano che gli altri stanno meglio da defunti, non sarà un po’ odiosa? Appena, appena? Non tutti gli islamici vogliono la mia morte, ma sul corano c’è scritto che è giusto dare la morte a chi si oppone all’islam, ed io, come Oriana, come Bat Ye’or, come Spencer, come Magdi Cristiano Allam, mi oppongo. E poi, non ho bisogno che tutto l’islam voglia uccidermi per morire. Mi basta un unico terrorista. Un unico terrorista la cui mano sarà stata armata da quell’80 % di iman europei che approvano ufficialmente l’assassinio di Theo Van Gogh, mentre la corte di nostri intellettuali, parola dall’etimologia sempre più incomprensibile, che si esibiscono in un balletto di distinguo.
La cultura che 20 secoli fa ha graziato l'adultera e quella che sette secoli dopo l' ha condannata di nuovo non possono convivere. Nessuna convivenza è possibile e il delirio multiculturale ci porterà o alla guerra civile nelle strade, come già sta succedendo, o alla libanizzazione.
Ci credete davvero alla fratellanza con chi vi ritiene inferiori? Ma ci credete davvero che la convivenza con l'islam sia possibile? Come si concilia una cultura che ha come suo baluardo la libertà di parola e di stampa e chi non può tollerare l'offesa a Maometto? In cosa avere la guerra civile nelle strade come già abbiamo nelle periferie francesi e belghe, a Stoccolma e a Londra, ci renderà migliori? Noi crediamo che accettare in mezzo a noi chi ci vuole uccidere, chi festeggia suoi siti i morti italiani nei terremoti, quelli statunitensi nei tornados come giusta punizione di Allah agli infedeli sia un gesto di gentilezza che genererà altra gentilezza. Invece è letto come un gesto di giusta sottomissione e genera altra violenza ed altro arbitrio.
Essere buoni con chi nega la shoà, pretende che non sia insegnata nella scuole, dare denaro a che inneggia alla morte di tutti gli ebrei e prega per questo, come per esempio il presidente dell’Egitto, (http://www.memritv.org/embedded_player/index.php?clip_id=3614), negare la realtà storico del nazismo islamico, non aumenta la nostra tolleranza, non ci fa passare da coccinella a caposcout, non ciu dà punti per la beatificazione, è solo un gesto di osceno antisemitismo. Il terrorismo islamico contro obiettivi israeliani, tollerato e incoraggiato dai nostri intellettuali, parola dall’etimologia sempre più impenetrabile, è giustamente, inevitabilmente diventato terrorismo islamico contro obiettivi cristiani. Sono decine di migliaia i cristiani massacrati in terra islamica perché si rifiutano di sottomettersi alla teocrazia. La loro morte vi è chiara? Avete pubblicato le file dei cadaveri carbonizzati davanti alle chiese in Nigeria? Ho sul mio computer foto terribile che mi arrivano dai cristiani siriani, bambini sgozzati, un uomo cui è stata tagliata via la faccia da vivo, foto che non metto sul web per non causare imitazione.
Il giorno dell'attentato di Londra mio figlio era lì. Io ero folle di terrore, anche perché il suo cellulare non rispondeva, dava segni di non esistenza. In realtà, l'ho scoperto dopo, tutta le rete era stata bloccata. Ero in un centro commerciale e tutti i televisori trasmettevano le immagini di Londra, e davanti a quelle immagini un gruppo di uomini magrebini rideva in piena letizia. Non c'era mio figlio tra quei morti e quei feriti, ma c'erano i figli di altre madri. L’islam è tanto buono? Andatelo a raccontare alle vostre sorelline minori se ne avete? Non tutti gli islamici ridevano? Certo: ma tutti quelli che ridevano erano islamici. Nessun buddista ha riso di quei morti, nessun induista, nessun sick. Preferisco convivere con religioni che, nemmeno nella loro forma più integralista, prevedono mai il mio assassinio o quello di altri. Altrimenti mi sia concesso di scrivere che una religione che, sia pure solo nella sue forme più integraliste, prevede la mia morte, certo, è una religione inferiore.
Avete sussultato, vero? Questa parola, inferiore, mio Dio quanto suona male! Sa proprio di nazifascismo, di razzista, di nazionalista becero.
Eppure nessuno protesta quando Tariq Ramadan dichiara candidamente il cristianesimo religione inferiore rispetto all’islam, gli manca un pezzo, il più importante dei profeti. Gli intervistatori annuiscono davanti a questa affermazione, seri e rispettosi. Nessuno ha mai contraddetto Tariq Ramadan quando dichiara la cultura europea ed occidentale essendo “priva di spiritualità e rapporto con Dio, “secondo lui, è nettamente inferiore a quella islamica.
Allora, cosa vale la civiltà occidentale , ebraico cristiana , e cosa vale quella islamica, ve lo faccio dire da un uomo nato nell’islam, Ibn Warraq un uomo che oggi è vivo e domani non si sa.
Ibn Warraq
Ecco il suo testo:
“Perché milioni di persone rischiano la vita per arrivare in occidente e non in Arabia saudita, Iran o Pakistan? Scappano da regimi teocratici per cercare libertà e tolleranza in occidente, dove la vita è un libro aperto”. Dopo aver dedicato una vita allo studio critico del Corano e dell’islam, Ibn Warraq, acclamato autore di “Why I am not a muslim”, scritto dopo l’affaire Rushdie e che tanta eco ebbe negli Stati Uniti, torna con un libro di battaglia: “Why the West is best”. Perché l’occidente è migliore dell’islam. Questo “Spinoza islamico”, nato nel 1946 a Rajkot (India) e che all’Università di Edinburgo si è formato accanto al grande interprete dell’islam Montgomery Watt, ci spiega che ha deciso di scrivere questa apologia dell’occidente per “rispondere a una visione dominante relativista e orientalista dei nostri rapporti con il mondo islamico”.
“Vita, libertà e ricerca della felicità: queste parole succinte definiscono la superiorità della civiltà occidentale”, dice Ibn Warraq, capofila della nuova generazione di critici americani dell’islam (Ayaan Hirsi Ali lo chiama “nostro maestro” e Christopher Hitchens ebbe a definire “Why I am not a muslim” “il mio libro preferito sull’islam”). “Il primato dell’occidente non è soltanto economico, ma anche scientifico e culturale. Una cultura che ha prodotto Mozart e Beethoven, Wagner e Schubert, Raffello e Michelangelo, non ha bisogno di lezioni da società che segregano le donne, le mutilano e le fanno sposare contro la loro volontà, gettano loro l’acido in faccia e condannano a morte le adultere”.
La chiave del libro di Ibn Warraq è nell’ironia: “La satira ha un posto centale nella tradizione occidentale e deriva dall’antichità classica. L’umorismo è un ingrediente indispensabile della nostra cultura. Può assumere la forma dell’autocritica, che è una virtù dell’occidente. E anche come valvola di sfogo sociale, perché ci consente di ridere delle fobie altrui. Come ha detto Matthew Arnold, gran parte della letteratura occidentale dai greci a oggi può essere vista come una forma di critica della vita. Questa vena satirica va indietro fino alle commedie di Aristofane e agli esametri di Lucilio, e su fino a Orazio, le novelle picaresche di Petronio, le invettive di Seneca, Giovenale e Luciano. Senza questa ironia, i musulmani sono invece sempre pronti all’offensiva. Hanno persino inventato un diritto: il diritto di non essere offesi. Persino l’Unione europea sembra determinata a non permettere alcuna ironia sull’islam promulgando leggi che mettono a tacere la critica e i vignettisti quando trattano di islam.
Il fondamentalista islamico con le sue certezze assassine non può sostenere lo sguardo ironico. Odia essere criticato e deriso, uccide coloro che pensa abbiano insultato il Profeta. L’ayatollah Khomeini una volta ha detto che non si scherza nell’islam. Società che non tollerano l’ironia sono destinate al fallimento”. Lo stesso vale per l’alcol: “Il piacere civilizzante dell’alcol è parte della nostra civiltà, mentre ogni liberal sa che puoi essere punito per bere del vino in Pakistan”. IbnWarraq sostiene che l’occidente non nasca con l’illuminismo francese, ma dall’interazione di Roma, Atene e Gerusalemme: “La superiorità occidentale nasce da queste tre città. I greci ci hanno dato la città e la cittadinanza, la democrazia e la libertà, la scienza e il razionalismo. I romani hanno sistematizzato la legge, la proprietà privata e la responsabilità individuale.
Il giudeo-cristianesimo ci ha dato la coscienza, la giustizia e il tempo lineare, consentendo il progresso. L’etica ebraica ha rigettato il male”. Warraq demolisce il relativismo: “Certi intellettuali e accademici hanno indebolito l’occidente inculcando il relativismo morale, il postmodernismo e il multiculturalismo, consumati dal senso di colpa per il passato coloniale. E i liberal d’occidente hanno scelto l’appeasement e l’autocensura. Basta pensare all’abbandono della libertà nel caso Salman Rushdie. O a come negli anni recenti l’Arabia saudita e altri paesi islamici abbiano stabilito cattedre in prestigiose università occidentali. Lo studio critico del Corano è stato così scoraggiato e ci sono studiosi che hanno perso le proprie cattedre per non aver insegnato l’islam approvato dai sauditi”. Infine, Ibn Warraq dice di non essere ottimista sugli esiti della primavera araba. “Andrebbe rinominata la primavera dei Fratelli musulmani. Gli islamisti hanno nutrito il senso di colpa di giornalisti occidentali come Thomas Friedman nascondendo molto bene il loro vero scopo: imporre la sharia e uno stato teocratico”.
Come Magdi Cristiano, amo gli uomini e le donne nati nell’islam, e mi batto contro la teocrazia che tiene in ostaggio le loro anime e le loro menti, impedendo la libertà, la gioia, il senso dell’umorismo ed il progresso scientifico.
Bene, cari colleghi, fate pubblicità al mio libro.
Perché è bellissimo.
Perché i proventi vanno ad aiutare i cristiani siriani, che abbiano una via di fuga, così che non debba vedere altri crani da cui la faccia è stata strappata.
Con affetto
La vostra affezionata collega Silvana De Mari