non accusatemi di frivolezza, ma come molti di voi sono rimasto incuriosito dalla vicenda della pestifera ragazzina bionda che vi ho mostrato in un filmato insultare e aggredire fisicamente i soldati israeliani (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=46722) che molto correttamente hanno evitato qualunque reazione. Qualcuno fra i lettori ha pensato non fosse araba, per via dell'aspetto; altri hanno addirittura sospettato una messa in scena dell'intera scena, magari da parte israeliana. E invece la ragazzina è araba davvero, si chiama Yad Tamimi, ha 11 anni, è del villaggio di Nebi Salah, dove ci sono spesso agitazioni, è figlia di un organizzatore politico locale, tal Bassam Tamimi, spesso protagonista di azioni illegali, processato e condannato dai tribunali israeliani (http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/israel-s-military-court-sentences-palestinian-protest-leader-to-13-months-in-jail-1.433191) e incredibilmente protetto dall'Unione Europea (http://www.liveleak.com/view?i=0ce_1337792396). La ragazzina non è nuova a queste imprese, e si è anche presa una volta un proiettile di gomma che l'ha “ferita leggermente” (http://www.huffingtonpost.it/2012/11/10/tamimi-la-pasionaria-bimba_n_2109337.html?utm_hp_ref=mostpopular). E' insomma la bizzarra figura di una “pasionaria” bambina che invece di giocare com'è normale alla sua età è stata istruita a provocare i soldati israeliani: la costruzione artificiale di un mito a buon prezzo, perché l'esercito israeliano rispetta i civili e in particolare i bambini, che nella sua ostinazione ha anche degli aspetti comici. Guardate questo breve filmato che sottolinea il lato buffo delle sue imprese (http://elderofziyon.blogspot.it/2012/11/shirley-temper-movie.html).
Ci sono due conclusioni importanti da trarre da questa faccenda, tutto sommato della dimensione dei ragazzi della via Pal (libro di un autore ebreo, fra l'altro) o piuttosto del mito fascista dei balilla. La prima è che i palestinesi hanno imparato un meccanismo estremamente produttivo di “lotta”: aggredire Israele usando come scudi umani bambini, popolazione civile, case di abitazione, scuole, ospedali. E' quel che accade quotidianamente da Gaza: i razzi sono sempre tirati da posizioni civili e fittamente popolate. Il risultato è che se Israele non reagisce, subisce i danni, che possono essere molto più gravi degli insulti di una ragazzina, e progressivamente perde la faccia (o la deterrenza, in termini militari). Se invece reagisce, si dimostra la sua brutalità, la sua indifferenza alle sofferenze dei civili, la sua crudeltà o peggio. Fotografi, giornalisti militanti, “pacifisti” che non mancano mai a queste cose, invece di denunciare il meccanismo di una guerra condotta cinicamente dai palestinesi dietro le spalle di donne e bambini, assecondano la sceneggiata, ben contenti di poter esibire la dimostrazione del “nazismo” israeliano. E' quel che a Napoli si chiama “chiagni e fotti”, che potremmo tradurre educatamente “piangi e colpisci” (anzi al contrario, prima c'è il “fotti” e poi il “chiagni”). Lo stesso accade con flottiglie, occupazioni delle case, in qualche modo anche con la barriera di sicurezza ecc. ecc. Poi, quando la misura propagandistica è colma, escono le bombe vere, i fucili, i missili e finalmente i terroristi possono fare la loro festa.
La seconda conclusione riguarda una cultura che non ha ritegno di esporre i propri bambini, di mandarli a farsi male se non a esplodersi in mezzo ai nemici, che non ha pietà per i propri stessi cari. La morale sta in una frase di Golda Meir, spesso citata: la pace sarà possibile solo quando gli arabi ameranno i propri figli più di quanto odino noi. Ecco, quel giorno non è arrivato, anzi. I figli non sono affatto amati, ma sfruttati e uccisi; l'odio non ha limiti né etici né di sentimento. Questa è la ragione per cui la pace non sarà possibile fino a una vera e propria trasformazione antropologica.