Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 13/11/2012, a pag. 18, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Obama ai palestinesi: 'Per ora niente Stato' ".
Abu Mazen Barack Obama Maurizio Molinari
Barack Obama getta le basi per una iniziativa fra Israele e palestinesi mentre accelera il sostegno all’opposizione in Siria. Si tratta di due binari paralleli per il rieletto presidente americano. Fra sabato e domenica l’amministrazione Usa è stata fra i registi della nascita a Doha della nuova “Coalizione nazionale” delle forze anti-Assad e poche ore dopo Obama ha telefonato a Mahmud Abbas, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, per chiedergli di procedere sul binario dei «negoziati diretti con Israele» rinunciando ad «atti unilaterali all’Onu», a cominciare dall’ipotesi di una risoluzione dell’Assemblea Generale per ottenere lo status di Stato non-membro. Accelerazione del rovesciamento di Assad e inizio di una nuova fase del negoziato fra Israele e Anp sono i punti di partenza di un impegno che secondo Robert Danin, arabista del “Council on Foreign Relations” di New York, può portare Obama “a recarsi presto in Medio Oriente”, all’indomani delle elezioni israeliane del 22 gennaio che dovrebbero sancire la rielezione del premier Benjamin Netanyahu. «Le priorità in questo momento per la Casa Bianca sono scongiurare il collasso dei propri alleati» aggiunge Robert Satloff, analista di Medio Oriente del “Washington Institute”, secondo il quale “il crollo della Giordania a causa della guerra in Siria e l’implosione dell’Anp per l’offensiva di Hamas contro Israele a Gaza” sono le mine da disinnescare. Da qui la necessità di «far cadere Assad il prima possibile», concordano Danin e Satloff, per potersi dedicare al rilancio del negoziato diretto IsraeleAnp, a cui Obama dedicò una parte importante del discorso sulla Primavera araba del maggio 2011. Di questo Obama ha parlato al telefono con Netanyahu il 7 novembre, affidando ieri al consigliere per la sicurezza Tom Donilon un incontro con il parigrado israeliano Yaakov Amidror alla Casa Bianca. Per Obama si tratta di un “«percorso a tappe», come riassume una fonte diplomatica, nel quale «il tempo non gioca a suo favore». Da qui la scelta di tentare di sciogliere i nodi più urgenti: favorendo in Siria un’opposizione più solida e chiedendo ad Abbas di rinunciare al riconoscimento unilaterale all’Onu perché ciò pregiudica nuovi colloqui con Israele sullo status finale. La reazione dell’Anp è stata negativa perché «non possiamo rinunciare alla strada dell’Onu - ha detto il portavoce Nabil Abu Rdaineh - fino a quando Israele continuerà la politica degli insediamenti». Ciò significa che Abbas condiziona il passo indietro all’Onu al blocco degli insediamenti, nell’evidente intenzione di spingere Obama a porre questa condizione al governo di Gerusalemme. Si tratta di uno scenario simile a quello che Obama affrontò nel 2009 quando l’affondo contro gli insediamenti portò a tensioni con Israele. L’interrogativo è quale strada seguirà ora. Una prima indicazione verrà da chi designerà consigliere per il Medio Oriente in un team rimasto senza nomi di punta.
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