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Corriere della Sera - La Stampa Rassegna Stampa
13.11.2012 Golan, Israele risponde agli attacchi siriani
Cronache di Francesco Battistini, Giordano Stabile

Testata:Corriere della Sera - La Stampa
Autore: Francesco Battistini - Giordano Stabile
Titolo: «Tensione sul Golan. Colpi da Israele contro unità siriane - Nuovi scontri sul Golan: tank israeliani sparano sull’artiglieria di Assad»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/11/2012, a pag. 14, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Tensione sul Golan. Colpi da Israele contro unità siriane ". Dalla STAMPA, a pag. 14, l'articolo di Giordano Stabile dal titolo " Nuovi scontri sul Golan: tank israeliani sparano sull’artiglieria di Assad ", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " Tensione sul Golan. Colpi da Israele contro unità siriane "


Francesco Battistini

GERUSALEMME — Turchia e Israele, i destini s'incrociano. Non è ancora la guerra che sconfina, non è più l'isolato episodio che si sperava. Per il secondo giorno di seguito, il terzo in una settimana, proiettili siriani sono caduti sul Golan israeliano. Un'escalation come quella del mese scorso, lungo la frontiera turca. E così, dopo le proteste verbali per la mini invasione dei tank di Assad, dopo gli altolà ai colpi d'artiglieria, Israele alla fine ha risposto coi suoi Tammuz alle parabole dei mortai che continuano a piovere. Nessuna vittima, a parte la pace armata che (almeno) su quel fronte regnava da quasi quarant'anni: «Risponderemo in modo severo e appropriato — alza l'indice il premier israeliano Bibi Netanyahu — non permetteremo che i nostri confini vengano violati». Chiarisce meglio un suo ministro, Moshe Yaalon: «Non credo che la Siria abbia interesse a coinvolgerci. Però, il primo giorno, ci sono stati cinque presunti errori di tiro. Abbiamo mandato un messaggio. Se è stato capito, bene. Se non è stato capito, dovremo mandarne altri».
E chi ci pensava più, al Golan? Il più calmo dei confini israeliani. Pattugliato sulle alture-cuscinetto da mille sonnacchiosi caschi blu, fra due Paesi che dalla guerra del Kippur non hanno mai firmato la pace, ma sempre evitato nuove battaglie. È il nuovo segnale che la polveriera siriana è ormai fuori controllo: 107 morti solo ieri fra Damasco e Homs, Aleppo e i campi palestinesi, il Nord Ovest e le dogane turche. Con l'insolito destino che accomuna Israele e la Turchia, carissimi nemici un tempo alleati, oggi confinanti che detestano il dittatore sia pure per ragioni opposte: mentre da Tel Aviv ordinavano di sparare, i jet di Ankara ieri si sono alzati a controllare quelli siriani che, bombardando i ribelli di Ris Al Ain, avevano di nuovo colpito un villaggio turco al di là del confine. Nasce un inedito, doppio fronte per indebolire Damasco? «Non abbiamo alcuna alleanza» con Israele, ha tenuto a precisare gelido il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu: «Nel Golan non c'è stata alcuna violazione di confine, trattandosi d'un territorio occupato», ovviamente da Israele.
Israele che ancora non è spaventato dalla Siria, però: è più che probabile che «nel Golan vedremo altri episodi simili», prevede un esperto militare vicino a Netanyahu, Yoav Limor, ma in realtà «se presto ci sarà una guerra, sarà a Sud, non a Nord». Il Sud di Gaza, dove il fronte (mai freddo) s'è surriscaldato in questo fine settimana: quasi 150 razzi sparati dalla Striscia, raid notturni degli F16 con la stella di David, decine di feriti. Alcuni ambasciatori europei, tra cui l'italiano Francesco Talò, che l'altro giorno erano stati sfiorati dalle scaramucce militari durante una visita nel Golan, ieri sono stati convocati da Netanyahu sulla linea che più preoccupa: «Non resteremo a braccia incrociate», ha detto il premier. Un'operazione militare è già stata decisa: come (via terra?) e quando (prima del voto di gennaio?), non si sa. Sembra di tornare a quattro anni fa, dopo le elezioni americane. L'attacco a Hamas partì dopo Natale, Obama ne fu informato solo poche ore prima. Stavolta, è diverso: la Casa Bianca avrebbe già dato l'ok.

La STAMPA - Giordano Stabile : " Nuovi scontri sul Golan: tank israeliani sparano sull’artiglieria di Assad "

Giordano Stabile si limita a scrivere che: "Il Golan è stato occupato da Israele nel 1967". In realtà, Israele ha annesso le alture del Golan nel 1980. Da allora fanno parte dello Stato ebraico. Non sono un territorio occupato.
Stabile potrebbe fare un viaggio in Israele per rendersi conto di com'è la situazione. E' forse informato sull'uso che facevano i siriani del Golan ? Lo sa che serviva solo come piattaforma per bombardare le pianure israeliane sottostanti e come porta di passaggio per terroristi in Israele ?
Ecco l'articolo:

Un altro colpo di mortaio siriano che atterra su un posto di osservazione dell’esercito israeliano nel Golan e questa volta la risposta dei tank è letale. Una «postazione di artiglieria mobile», dall’altra parte del confine, viene centrata dagli obici da 120 millimetri dei carri armati Merkava. Forse ci sono anche feriti e morti; gli ufficiali siriani chiamano quelli israeliani sulle radio e chiedono di «cessare il fuoco». Il secondo incidente di confine fra Israele e Siria, ieri, si chiude così, ma le fonti militari di Gerusalemme avvertono che non saranno tollerati nuovi «colpi provenienti dalla Siria».

Poco dopo il premier Benjamin Netanyahu ribadisce che Israele «reagirà in maniera appropriata«. Parla dal sud, ad Ashkelon, vicino a un altro confine che surriscaldato dopo lo scontro fra una pattuglia dell’esercito e miliziani palestinese. In tre giorni sono caduti oltre cento razzi lanciati da Gaza sulle cittadine nel Neghev. «Non consentiremo - spiega Netanyahu, e si riferisce a tutti e due i fronti - che i nostri confini siano violati o i nostri cittadini colpiti». Ma il fatto che sia ad Ashkelon e non dalle parti del Golan, fa capire quali delle due crisi ritenga più pericolosa, tanto che non può «restare inerte davanti un milione di israeliani alle prese con una realtà impossibile».

Il Golan è stato occupato da Israele nel 1967. Gerusalemme e Damasco sono ancora ufficialmente in stato di guerra, ma la striscia di terra che sovrasta il lago Tiberiade è rimasta quasi sempre tranquilla. I colpi di mortaio caduti domenica e ieri sono tiri sbagliati dalla unità dell’esercito regolare che si scontrano con i gli insorti. E la reazione israeliana, finora, è stata meno marcata di quella dei turchi per episodi simili.

Ieri il ministro degli esteri di Ankara, Ahmet Davutoglu ha precisato che le due situazioni non possono essere paragonate, in quanto «il Golan è territorio occupato, non c’è violazione del territorio israeliano». E fra Israele e Turchia «non c’è alcuna alleanza». Ankara, accusata da Damasco di «aspirazioni egemoniche neo-ottomane», cioè di voler fare come i sultani che governavano gran parte del mondo arabo, ha visto i suoi consensi fra vicini arabi in caduta libera. Ma anche le relazioni con Gerusalemme sono in discesa, specie dopo l’avvio del processo in contumacia a quattro ex alti ufficiali israeliani, tre generali e un ammiraglio, per l’assalto nel 2010 alla Mavi Marmara, la nave di attivisti che voleva forzare il blocco navale attorno a Gaza.

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