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Ugo Volli
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I missili e il pregiudizio 12/11/2012

I missili e il pregiudizio



1956, Nasser minaccia Israele in una gustosissima vignetta con David Ben Gurion che lo sistema per le feste

Cari amici,

questo è il momento di dare l'allarme e insieme di tenere i nervi freddi. Un bombardamento del Sud di Israele al ritmo di cento missili al giorno di cui la stampa internazionale non parla; i colpi di mortaio che sconfinano dalla Siria a Nord Est (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/161954#.UJ_aD4ajfix), le minacce di Hezbollah a Nord Ovest, la decisione dell'Autorità palestinese di andare all'Onu per annullare gli accordi di Oslo e poter intraprendere una guerra giudiziaria con Israele ( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/161954#.UJ_aD4ajfix), non possono dare che un senso di pericolo e di assedio. Aggiungete che anche gli stati confinanti con cui Israele ha firmato regolari trattati di pace prendono parte all'ondata d'odio: l'Egitto nei mille modi che si sono visti in questi mesi, la Giordania col rifiuto di qualunque sia pur vaghissimo accenno alla "normalizzazione, come la presenza del nome "Israele" sulla carta geografica rappresentata in piccolo su una vignetta (http://elderofziyon.blogspot.it/2012/11/jordanians-freak-over-tiny-map-in.html?). In seconda e terza fila partecipano attivamente alla festa Iraq e Sudan  e un po' tutti gli stati arabi, perfino l'innocua Tunisia, che ha iscritto nella sua nuova costituzione la proibizione di qualunque rapporto con Israele. E naturalmente sullo sfondo c'è l'Iran, che ormai ha quasi pronta la sua atomica e manovra buona parte dei terroristi che ho appena citato e probabilmente ha comandato questa ondata di violenza per distrarre l'attenzione mondiale dal suo armamento nucleare.

Se guardiamo il panorama ancora più vasto c'è da aver paura. In America regna Obama, che sarà tutto quel che volete ma certo non ama Israele; l'Europa sta per essere presieduta dall'Irlanda, che ha dedicato di voler caratterizzare la propria presidenza con "un progresso decisivo per il bando delle colonie". In tutto il mondo questi atteggiamenti hanno preso molto peso nell'opinione pubblica. Una ricerca recente della BBC sull'opinione pubblica mondiale mostra che Israele è fra i peggio giudicati in assoluto:  "il 50 per cento degli intervistati classifica negativamente Israele; Israele tiene compagnia con la Corea del Nord, ed è superato solo dall'Iran (55% negativo) e dal Pakistan (51% negativo) [...] Dei 22 paesi intervistati, 17 di questi considerano Israele negativamente, mentre solo in tre (gli Stati Uniti, Nigeria e Kenya) Israele viene visto positivamente. In Kenya, la valutazione negativa di Israele è scesa di 10 punti fino al 31%, mentre il paese ha registrato un aumento ancora più consistente in valutazioni positive di Israele, in aumento di 16 punti al 45%.  La percezione negativa di Israele nei paesi dell'UE ha continuato ad aumentare, raggiungendo il 74% in Spagna (+8%), il 65% in Francia (9%), mentre in Germania e in Gran Bretagna le opinioni negative rimangono alte ma stabili (69% e 68 % rispettivamente). In altri paesi anglosassoni, la percezione di Israele sono in peggioramento, anche in Australia (65%) e Canada (59%). Tra i paesi musulmani, la percezione di Israele ha continuato a deteriorarsi. Di particolare interesse per Israele è il suo vicino meridionale, l'Egitto, dove l'85% della popolazione vede negativamente Israele, in crescita del 7% dal 2011. Nei paesi asiatici, l'opinione pubblica su Israele sta diventando sempre più antagonista. In Cina, solo il 23% degli intervistati valuta positivamente Israele contro il 45% che lo vede negativamente. In India, l'opinione generale è cambiata da divisa a metà nel 2011 a  negativa. In Corea del Sud, le opinioni negative di Israele sono aumentate del 15% (al 69%), mentre i pareri positivi sono diminuite dell'11% (al 20%). Il solo punto positivo per Israele sono gli Stati Uniti, dove la percentuale di persone che vedono negativamente Israele si è ridotto di sei punti rispetto al 2011 al 35%. E' il punteggio più positivo su Israele negli Stati Uniti dall'inizio di questi sondaggi nel 2005." (http://www.jpost.com/NationalNews/Article.aspx?id=270291)

Vi ho riportato largamente questo sondaggio perché esprime uno stato d'animo molto pericoloso e diffuso, perché testimonia della diffusione di un pregiudizio diffuso dai media (che ne sa un contadino indiano o cinese di Israele se non quel che sente alla radio o alla Tv? E del resto che ne sa un ben più ricco italiano o svedese, se non quel che gli dicono i media?). Dunque questi numeri testimoniano di una battaglia propagandistica del tutto impari e sostanzialmente perduta, mostrano cioè la diffusione di un antisionismo/antisemitismo mondiale di natura mediatica. Infine e soprattutto questi dati fanno capire un vincolo strategico per lo stato di Israele, che avrebbe certamente la possibilità materiale di annientare almeno le minacce più prossime, come quelle da Gaza, ma rischia di trovarsi di fronte una reazione internazionale ben più pesante di quella che dovette affrontare quattro anni fa per "Piombo fuso". Noi sappiamo che è una situazione destinata a durare, perché non vi sono vere prospettive di pace da parte araba se non la distruzione di Israele e sappiamo anche che mentono quelli che dicono di avercela col governo Netanyahu e non con Israele, perché prima di Netanyahu ce l'avevano con Olmert, con Sharon, con Barak, con tutti, perfino con Rabin e ce l'avranno con tutti i prossimi governi di Israele, da chiunque siano composti e guidati. Di qui la necessità di cautela, i nervi freddi di cui vi parlavo all'inizio. Israele non è strategicamente libero di comportarsi come sarebbe meglio tatticamente. E di qui soprattutto per noi la necessità di continuare a lottare perché la verità sul Medio Oriente si diffonda, perché l'opinione pubblica capisca le ragioni di Israele, perché l'inimicizia per Israele risulti per ciò che è in definitiva, pregiudizio antisemita.

Ugo Volli


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