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La Stampa Rassegna Stampa
11.11.2012 Dirgli grazie ? Ma vada a quel paese !
Il caso Dennis Walters, premiato da Napolitano

Testata: La Stampa
Data: 11 novembre 2012
Pagina: 16
Autore: Maria Corbi
Titolo: «Sir Dennis Walters, un premio al partigiano di Sua Maestà»

LA STAMPA di oggi, 11/11/2012, è l'unico quotidiano a pubblicare la notizia del conferimento di una onorificenza a Sir Dennis Walters da parte del Presidente Giorgio Napolitano. Escludendo che lo si possa definire uno 'scoop', non capiamo il motivo di tanto interesse. La storia della guerra di liberazione è piena di esempi di fulgido eroismo che non era il caso di dedicare mezza pagina di giornale al semi sconosciuto Walters. Che sia dovuto alla fanatica carriera in Inghilterra del suddetto in favore dei palestinesi e della sua devozione al terrorista Arafat ? Può essere, visto che il defunto rais era di casa al Quirinale, almeno da Pertini in poi. I meriti partigiani sono da escludere, visto che durante la guerra era un bambino, come scrive Maria Corbi, a pag.16, in un indecentemente laudativo pezzo dal titolo "Sir Dennis Walters, un premio al partigiano di Sua Maestà".
Walters avrà dei santi in paradiso, alla Presidenza della Repubblica, e nel giornale diretto da Mario Calabresi, almeno lo presumiamo.
Uno degli articoli più penosi letti ultimamente.
Eccolo:


Una onorificenza non si nega a nessuno (Arafat non ha avuto il Premio Nobel per la pace ?)

Nel suo libro di memorie («Not always with the pack») ci sono tre bandiere: quella italiana, quella inglese e quella palestinese. Le tre parti del cuore di sir Dennis Walters che domani riceverà dal capo dello Stato Giorgio Napolitano il primo tra gli ordini nazionali, quello di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana destinato a «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione». E il curriculum di questo signore, anzi Sir per volere della regina Elisabetta, somma molti meriti. Nel sangue di Walters, deputato Tory dal 1964, scorre sangue italiano per parte di madre, Clara Pomello, ma soprattutto sangue antifascista. Era un bambino quando nel giugno del 1940 l’Italia entrò in guerra. Come nemico-inglese Walters venne internato insieme alla famiglia in un paesino vicino a Firenze dove rimase per tre anni. Dopo l’armistizio nel 1943 aiutò la Resistenza prima a Firenze e poi a Roma dove, con la sua bicicletta e il suo inglese, faceva da tramite tra partigiani e alleati. Nascosto nel collegio di San Giuseppe De Merode, a piazza di Spagna, a Roma, entrò in contatto con i gappisti di Giorgio Amendola e con Gianfranco Mattei, chimico, assistente del futuro Premio Nobel Giulio Natta. Quando venne preso i tedeschi lo rinchiusero nel carcere di via Tasso.Torturato, nella notte tra il 6 e il 7 febbraio del 1944, per non tradire i compagni (tra cui Antonello Trombadori), Mattei s’impiccò nella sua cella usando la cintura dei pantaloni. E lasciando le sue ultime parole sul retro di un blocchetto di assegni: «Carissimi genitori... siate forti sapendo che lo sono stato anche io». Quando Roma fu liberata Walters portò gli alleati nelle celle di via Tasso dove trovarono solo silenzio di morte e sangue sulle pareti.

Una vita da romanzo con tanti capitoli, quella di sir Walters. Laureato, a guerra finita, presso il St. Catherine’s College di Cambridge, sposato con una nipote di Winston Churchill, ascoltato consigliere del governo Thatcher dove ha sfiorato la carica di ministro degli Esteri. È lui a raccontarlo in una conversazione con Enzo Bettiza su La Stampa: «Margaret m’avrebbe dato volentieri quel ministero a patto che io attenuassi, soprattutto in qualche constituency più importante, dove il voto ebraico ha un certo peso, il mio impegno a favore della causa araba e di un’equa soluzione del problema palestinese. Ma io non tenni la bocca chiusa: dissi, anche ai Comuni, quello che pensavo. Sapevo benissimo che mi stavo giocando l’incarico agli Esteri e difatti la Thatcher, irritata, mandò all’aria il progetto. Tutto qui».

La causa palestinese è spiegata da Walters nel libro «Benedetti italiani benedetti inglesi Italia, Inghilterra e Medio Oriente - mezzo secolo di memorie di un politico inglese nato in Italia» con introduzione e conclusioni del grande giornalista e scrittore, suo carissimo amico, Dino Frescobaldi. E sir Dennis non ha smesso di spiegare all’Occidente il punto di vista arabo (in Libano ha ricevuto l’onorificenza di commendatore dell’ordine nazionale del Cedro). Una vita spinta solo dalle proprie convinzioni e dalla lotta all’ingiustizia. Gran Bretagna, Italia, Palestina, tre pezzi del suo cuore. E domani tocca all’Italia dirgli grazie.

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