L'era in cui tutto è consumato si è resa "vera". Che significa, infatti, "sdoganarsi"? Un'espressione slang che risuona dando efficacia soprattutto al cinismo della sua logica, che supera finanche la stupidità degli sdoganatori: quasi che la lievità incosciente con cui si suppone di poter fare il male fingendone la natura fosse tale da poter nascondersi agli occhi di tutti come la sottintesa vastità d'una pianura (le vastissime pianure desertiche del nord America, dominate ormai dalle falsa atmosfera obamista). Tutto il male può sdoganarsi appoggiandosi alla falsità della vecchia dicotomia che ricorda le rivoluzioni dell'800 d del 900: quella fra gli amici e i nemici dei cosiddetti "popoli oppressi". Le sue ragioni economiche sono state dimenticate, perché nonostante tutte le finzioni nessuno contesta più l'impianto su cui si regge la produttività e la ricchezza (tanto meno le satrapie petrolifere terzomondiste), mentre giri d'affari dall'elevato coefficiente di torbidità coinvolgono e abbracciano sempre più arditamente la possibilità sempre in atto che il ristagno terroristico della politica diventi a sua volta un immenso affare (come hanno dimostrato uspue ad merdam i palestinesi). Ma sul piano "politico" (e meglio sarebbe dire sul piano della superstizione "politica") emerge lampante, per chiunque abbia la volontà di vedere, l'artificiosa ma inamovibile sipravvivenza post mortem di tale vampiresca dicotomia, che allarga la sua mancanza d'inibizioni e il suo spregiudicato giustificazionismo (in questo con effetti di percezione molto simili a quelli provocati dalla pornografia) fino allo stesso negazionismo della shoàh, "sdoganando" con spudoratezza mutata di segno persino l'affinità fra marxismo e alleanza islamico-nazista, incarnata dal sordido esempio di Amin al Husseinì, da un lato, dall'altro dai vari Castro e Chavez, ma mediato beninteso il tutto, alla fine, dal grande proteiforme criminale d' ultrasinistra/ultradestra: l'espettorante Arafat. Si tratta d'una sopravvivenza pseudopolitica ma efficacissima, rozza me imbellettata con "raffinate" pseudoanalisi economiche o politologiche, la quale ormai conforma di sé l'intero pianeta mediante la balzachiana miseria dell'obamismo. (Quest'ultimo si consolida inoltre - crescendo così come in Seneca cresce la morte - mediante l'antiamericanismo tutto filoamericano di cretune categorie intellettuali (psicologi, pediatri, sociologi, poeti, "filosofi", direttori benemeriti d'organismi internazionalisti come unesco, unicef ecc. ecc.), che procedendo grossolanamente (ma fortemenete imbellettandosi) anche nel loro campo specifico, insistono invece nell'ostentazione più esplicita della propria grossolanità quando parlano dello sfruttamento del sud del mondo da parte del nord o altre balle consimili). Soltanto Israele, dentro questa planetaria devastante falsità, conserva la via contrassegnata da quei potenti simboli che sono veramente nemici dell'idolatria e della superstizione. L'elezione, tuttavia, la si paga con la solitudine: con la desolata solitudine. Che fare, dunque, per non farsi "corrompere" da una solitudine similmente desolata?