Egitto: il nuovo papa copto, Tawadros II, contro la sharia finalmente qualcuno si oppone ai Fratelli Musulmani
Testata: Il Foglio Data: 07 novembre 2012 Pagina: 3 Autore: Redazione del Foglio Titolo: «Tawadros, il coraggioso»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/11/2012, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Tawadros, il coraggioso".
Tawadros II, nuovo papa copto
La chiesa copta respinge totalmente una Costituzione che faccia dell’Egitto uno stato religioso. Se sarà presentata una buona Costituzione, in cui ogni cittadino si ritrova, non ci sono dubbi che l’Egitto si svilupperà. Ma se la Costituzione si rivolge solo a una parte della comunità e ne ignora un’altra, allora porterà indietro la società intera e noi faremo obiezione”. Tawadros II, il nuovo papa della chiesa copta, ha lanciato un altolà al Parlamento egiziano dei Fratelli musulmani e dei salafiti, che intendono porre la sharia a base della nuova Carta. Tawadros II ha anche detto di apprezzare le promesse del presidente Mohammed Morsi di proteggere la comunità cristiana, ma ha aggiunto: “Ci aspettiamo ora qualcosa di concreto, per esempio la possibilità di costruire nuove chiese”. Una possibilità osteggiata proprio dalla Fratellanza musulmana, in ossequio alla più rigida sharia. Tawadros II ha iniziato il suo pontificato in attacco, opponendosi con forza alla volontà della maggioranza fondamentalista che controlla il Parlamento di subordinare il 20 per cento dei cittadini egiziani di religione cristiana alle norme shariatiche. La dichiarazione del papa copto si scontra con la stessa essenza dell’identità politica della Fratellanza – “L’islam è la soluzione” – secondo la quale anche il rapporto con le altre fedi andrebbe regolato non dal diritto liberale, ma dalla sharia, quindi in posizione subordinata alla “vera fede”. Le dichiarazioni di Tawadros II arrivano in un contesto che ha visto gli orrori dei 500 mila morti della guerra civile (1985-2005) innescata dalla scelta di regimi ispirati dai Fratelli musulmani di imporre una Costituzione basata sulla sharia, in quel Basso Egitto, che dal 1956 è il Sudan. Un’imposizione rifiutata in armi dai cristiani e dagli animisti, sino alla secessione del Sud Sudan. Con la presa di posizione della chiesa copta emerge pieno il conflitto tra l’egemonismo autoritario della Fratellanza e dei salafiti e il rispetto dei Diritti dell’uomo, prima ancora che della democrazia. Un conflitto che la comunità internazionale, chiamata dal “nuovo Egitto” a indispensabili aiuti economici, deve affrontare di petto, non più con i tiepidi appelli alla tolleranza sinora quasi sussurrati all’orecchio, con timore, ai nuovi dirigenti del Cairo.
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