martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.11.2012 L'uomo nuovo di Sion
Commento di Vitaliano Bacchi

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 novembre 2012
Pagina: 1
Autore: Vitaliano Bacchi
Titolo: «L'uomo nuovo di Sion»

L'uomo nuovo di Sion
Commento di Vitaliano Bacchi


Vitaliano Bacchi
 
Uno sforzo continuo e immane dello stato di Israele per accogliere i suoi figli sparsi nel mondo e salvarli dalla persecuzione o dal terrorismo dei paesi nei quali sono nati ed in cui la vicenda politica impedisce loro di continuare a vivere, come accadde nella Germania di Hitler, nella Russia bolscevica e nella Libia di Gheddafi e come accade oggi per i Falash Mura etiopi che Israele continua ad accogliere (Aliyah) salvandoli da una sorte di massacro che li aspetterebbe in quel maledetto corno d'africa.
Chi ha criticato e odiato Israele in tutti questi anni non potrà comunque negare che resta lo Stato, degno e nobile interprete della sua genesi come stato di salvezza dalla schiavitù e dalla vergogna d'Egitto, che in tutti questi secoli ha mantenuto la sua politica di accoglimento, della legge del ritorno e di un impegno politico che non ha uguali nella storia, perchè ben diversamente hanno fatto i paesi arabi coi palestinesi e ben diversamente fecero i paesi europei quando si trattò di accogliere i fuggiaschi ebrei dalla Germania di Hitler. 
 
La tradizione continua, dunque: Israele è la salvezza, il posto in cui chi crede a Sion ed al suo ideale può contare su un rifugio che altrimenti non vi sarebbe altrove, dove l'ebreo o è stato rifiutato alle frontiere o è stato consegnato ai suoi carnefici oppure è stato ignorato, deriso e umiliato.
Ecco perchè in questa impresa storica d'Israele bisogna credere; perchè non vi deve credere solo chi è nato in una famiglia in cui gli è stato detto che era un ebreo; vi deve credere il giusto di ogni parte del mondo, perchè con Israele non è nato solo uno Stato nuovo unico al mondo, uno stato di salvezza ed aiuto agli oppressi, uno Stato che accoglie chi lo ama senza l'analisi del sangue o la genealogia semita.
E' nato un modello sociale e di nuova umanità che presenta sulla scena della storia il patriota di una causa giusta, il giusto secondo la lezione dei padri e il soldato di una inevitabile lotta contro il male, cioè contro chi ne vuole la morte e lo sterminio.
 
Questo è accaduto perchè Israele ha presentato un uomo nuovo sulla scena della storia; non è il superuomo estetizzante di Nietzsche e nemmeno lo sfaccendato asceta orientale né il sanguinario figlio del sole ariano di Julius Evola; ma non è nemmeno il pio giudeo legemunito che compare nei testi della cultura chassidica o della teoria rabbinica di Rosenzweig o di Baeck. E' semplicemente un soldato anche senza divisa che ha nel cuore la stella davidica alla quale rispondere ad ogni chiamata.
Scrive George Jonas, grande conoscitore della intelligence israeliana, nel libro che illustra la strategia di “Vengeance”(Vendetta, Rizzoli 1984) il sistema intelligente che istruì la risposta antiterroristica israeliana al massacro di Monaco dell'olimpiade del 1972:
 
“impartire ordini agli altri non rientrava nella tradizione militare israeliana. Il kibbutznik incarnava molti degli impulsi originari del sionismo. Il nuovo cittadino israeliano doveva essere franco nel parlare, semplice nel vestire e nel modo di comportarsi. Venivano visti con disprezzo tutti gli ornamenti personali, tutti i segni distintivi del rango o i vezzi formali del linguaggio”
                                    
Insomma un uomo duro e puro, virtù del guerriero, reso tale dal suo destino tragico e difficile, al quale lo ha costretto la difesa di un postulato che per gli altri era un diritto, mentre per il cittadino di Sion era un reato: quello di esistere.
Ecco perchè, ogni giorno, riaffacciandoci al mondo ostile che reiteratamente e senza tregua discrimina e umilia chi sostiene l'idea di Israele saremo sempre in grado di rispondere loro fieramente, forti di questa lezione: Israele, siamo noi.
Farebbe bene, il nemico di Sion,  a controllare il santo che prega ogni volta che il volgere degli eventi lo riporta alla paura della morte o della malattia, ogni volta che cerca la salvezza nella fede e nei suoi miti perchè impossibile trovarla nella scienza e nella legge.
 
Quel santo che invoca è uno dei nostri e chi lo ha messo in croce è stato il fascista romano che distrusse Israele come Stato, esattamente come oggi intende fare il fascista islamico, perchè il fascismo muta nel tempo, dovendo ottimizzare la funzione del Male e non è un caso che, sempre e inevitabilmente, dove il Male s'è allocato con questo suo strumento di sempre, il nemico da battere è sempre stato Israele.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT