" La disinformazione di Repubblica su Israele "
di Alessia Di Consiglio Levi*
Eugenio Scalfari
Il sito www.informazionecorretta.com ha più volte pubblicato articoli molto critici su Israele da La Repubblica. Eppure questo quotidiano non può essere definito un giornale antisemita o anti-israeliano. Allora cosa c’è sotto?
Non credo che ci sia bisogno di presentare Eugenio Scalfari. Intellettuale e politico (ha partecipato alla fondazione del Partito Radicale Italiano nel 1955 ed è stato eletto deputato con i Socialisti nel 1968), dal pensiero liberale, anticlericale e laico. Ha fondato L’Espresso nel 1955 e La Repubblica, che ha diretto dal 1976 al 1996. Il suo primo ufficiale atteggiamento critico verso Israele risale alla Guerra dei Sei Giorni, in cui le sue posizioni filo-arabe lo portano alla rottura con il co-fondatore de L’Espresso, Arrigo Benedetti. Fondamentalmente Scalfari ritiene che Israele sia la sola parte che, essendo una democrazia, può risolvere il conflitto, ma ciò ovviamente richiede il pagamento unilaterale del prezzo della pace. [1] Atteggiamento, questo, che ricorda l’inutile e controproduttiva politica dell’appeasement che l’allora Primo Ministro britannico Neville Chamberlain applicò nei confronti della Germania nazista, con i disastrosi risultati che tutti conosciamo. Questo atteggiamento si è ormai diffuso a macchia d’olio tra i governi europei nei confronti del terrorismo islamico, come approfonditamente descritto da Manfred Gerstenfeld nell’editoriale sulla versione in inglese del quotidiano israeliano ‘Yediot Aharonot’[2] e di cui Scalfari e La Repubblica sembrano essersi resi portavoce.
Per gli stessi motivi Scalfari si è spesso rivolto alle comunità ebraiche della diaspora affinché prendessero posizione contro Israele per convincerlo a fare questo sacrificio.[3] Si richiede insomma ad Israele ed agli ebrei di assumere un comportamento verso i terroristi palestinesi e verso Hamas, promotori del genocidio degli ebrei, che nessuno si permetterebbe di chiedere di tenere a nessun’altra nazione verso i propri nemici. Non è forse questo un estremo esempio dell’uso di due pesi e due misure?
Nel descrivere il conflitto, lo stesso Scalfari cade nella trappola delle logiche fallaci, delle falsità e degli stereotipi, per esemio che Israele spari deliberatamente sui civili,[4] o che gli Arabi israeliani vivano in uno stato di apartheid [5]. Queste stesse accuse appaiono in molti altri articoli redatti da vari giornalisti. Tra le accuse più ricorrenti troviamo: Israele pratica una politica di apartheid, Gaza e la Cisgiordania sono “prigioni a cielo aperto” (“Oggi, nel trionfo della separazione, salvo casi rari, nessuno può superare la barriera di cemento che sbarra le porte della città. E Betlemme, come il resto della West Bank, per chi ci vive dentro somiglia sempre più a una grande prigione a cielo aperto”[6]); Israele è uno stato coloniale; Israele viola i diritti umani e commette crimini di guerra - ha usato bombe al fosforo (illegali) in Libano e a Gaza[7]; Israele non vuole la pace (“Gran parte della destra israeliana preferirebbe quasi sicuramente una nuova campagna terroristica, che farebbe passare i palestinesi ancora una volta dalla parte del torto”[8]; “Un paese che ha perso la capacità di percepire e misurarli i lutti e le sofferenze inflitti agli altri”[9] ).
Vi è poi l’uso di un vocabolario fuorviante. Per esempio sembra che i giornalisti di La Repubblica abbiano problemi a chiamare i terroristi con il loro nome e che preferiscano optare per termini più leggeri, come: ‘gruppi estremisti’, ‘militanti’ ecc. E se proprio devono usare questa brutta parola lo fanno con le virgolette. E ancora: “scontri armati” invece di attentati, “deportazione” invece di espulsione ecc.
La vastità della pratica di raggirare le informazioni o fornire solo parte di esse, criticando Israele, da parte de La Repubblica, comprende anche l’uso di due pesi e due misure, perchè in questi articoli Israele sembra sempre esagerare nellepropeie reazioni (“una rappresaglia eccessiva, assurdamente sanguinosa, da parte dell´aviazione israeliana su inermi villaggi palestinesi”[10]), mentre i Palestinesi sembrano seguire standard moralmente accettabili (“qualsiasi popolo sottoposto a una simile occupazione non potrà non cercare di resistere e di difendersi”[11]).
In conclusione è innegabile che La Repubblica è un giornale dalle posizioni critiche nei confronti di Israele. Così come innegabile è l’influenza di Scalfari, che nonostante abbia abbandonato la direzione del giornale 16 anni fa, ha definitivamente imposto una sua linea editoriale nei confronti delle notizie sul conflitto Israelo-Palestinese. L’ostilità de La Repubblica verso Israele non è sistematica, come ad esempio quella del Manifesto, ma viene fatto proprio da specifici giornalisti e opinionisti, sia italiani che stranieri. Si può dire che questa scelta è più che altro strutturale, la lente attraverso la quale interpretare ogni evento sul conflitto.
Queste pratiche, se diffuse dal primo giornale italiano per numero di lettori, sono decisamente pericolose, in quanto forniscono un’immagine parziale e distorta del conflitto, che incita all’odio per Israele, il contendente che potrebbe mettere fine al conflitto se solo lo volesse e la cui leadership è dipinta come malvagia ed egoista. Ma incita anche all’antisemitismo, quando per esempio si dice che i Palestinesi stanno pagando il prezzo della Shoa[12]; Questo è non solo un rischio, visti gli ultimi episodi di violenza, che l’Europa non può permettersi, ma è gia, di per sè, un reato. Secondo l’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’UE (FRA), infatti, i casi che abbiamo citato rientrano pienamente nella lista dei comportamenti considerati antisemiti,[13] inclusi: “l’applicazione di doppi standard richiedendo [allo Stato d’Israele] un comportamento non atteso o preteso da nessun’altra nazione democratica”; “fare paragoni tra l’attuale politica israeliana e quella nazista” o “considerare gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni dello Stato di Israele”. Non si può dire che La Repubblica sia una testata antisemita, eppure non si può ignorare che, sovente, cada nella logica dell’anti-israelianismo europeo classico, fino a toccare temi che possono rientrare pienamente nella suddetta definizione europea di antisemitismo.
*Alessia Di Consiglio Levi vive da tre anni in Israele, ha collaborato con il Jerusalem Center for Public Affairs sotto la guida di Manfred Gerstenfeld. Svolge ricerche sui metodi di delegittimazione di Israele. Pubblichiamo quella che riguarda La Repubblica.
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[1] Eugenio Scalfari, ‘Solo Israele può fermare Israele’. In La Repubblica, 31.03.02. Retrieved from: http://www.repubblica.it/online/mondo/terriquarantasette/scalfari/scalfari.html
[2] Gerstenfeld, Manfred, ‘European appeasement’. In Yediot Acharonot, 09.11.12. Retrieved from: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4279155,00.html
[3] Eugenio Scalfari, ‘Riuscirà il trauma di Gaza a risolvere la contraddizione di Israele?’, in Il Venerdì di Repubblica, 01.09.05, p.8
[4] Eugenio Scalfari, ‘Hanno fatto un deserto e lo chiamano pace’, in La Repubblica, 30.07.06, p.1
[5] ‘Scalfari alla Fiera del Libro: Il relativismo? Una opportunità’, in La Repubblica, 09.05.05,p.1
[6] Lombardi Anna & Stabile Alberto, ‘Natale a Betlemme’. In Il Venerdì di Repubblica, 21.12.07. Retrieved from: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/venerdi/venerdi-31/venerdi-31.html
[7] Stabile, Alberto ‘La mia famiglia distrutta dal fosforo – I superstiti raccontano le armi proibite”, in La Repubblica, 26.01.09, p.13. Retrieved from: http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=4&sez=110&id=27778
[8] Walzer Michael, ‘L’enigma Netanyahu’. In La Repubblica, 06.06.10. Retrieved from: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/06/06/enigma-netanyahu.html
[9] Viola Sandro, ‘La solitudine di Israele’. In La Repubblica, 08.06.10. Retrieved from: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=110&id=35015&print=preview
[10] Viola Sandro, ‘I fantasmi della linea blu’, in La Repubblica, 04.08.10. Retrieved from: http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=999920&sez=110&id=35855
[11] Ben Jelloun Tahar, ‘Le conseguenze della guerra’, in La Repubblica,28.07.06. Retrieved from: http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=4&sez=110&id=17126
[12] Mastrogiacomo, Daniele “Nell’inferno di Sidone tra un milione di sfollati’, in La Repubblica, 28.07.06, p.9
[13] http://fra.europa.eu/fraWebsite/material/pub/AS/AS-WorkingDefinition-draft.pdf