Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Gli iraniani vittime di sanzioni e dittatura. D'accordo, allora quale è l'alternativa ? Il commento di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 04 novembre 2012 Pagina: 28 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Il popolo iraniano vittima due volte della dittatura e delle sanzioni»
Interessante il quadro tracciato da Guido Olimpio sul CORRIERE della SERA di oggi, 04/11/2012, a pag.26. con il titolo "Il popolo iraniano vittima due volte della dittatura e delle sanzioni ", ma arrivati all'ultima riga, uno si chiede: e allora ? quale altra opzione sul tavolo ? Che l'Iran abbandoni il progetto nucleare, è ovvio. Ma l'Iran non è per niente d'accordo, quindi che fare ? Convincerlo, e visto che con le buone non ha funzionato, c'è sempre il "Metodo Reagan", che funzionò benissimo con Gheddafi e con lo stesso Khomeini. Con quest'ultimo, perchè liberasse subito gli ostaggi americani bastò la sola sostituzione di Carter con Reagan, con Gheddafi ci volle un bombardamento sulla tenda dove abitava il dittatore sanguinario per raggiungere lo scopo. Dopo quell' "avvertimemto", Gheddafì divenne molto docile. Guido Olimpio ci fa sapere quale è per lui l'opzione che funziona ?
Il dilemma non è nuovo. Come colpire un regime con sanzioni efficaci senza che queste provochino sofferenze alla popolazione? Era accaduto per l'Iraq di Saddam Hussein, con danni considerevoli per i civili, vittime due volte. Oppressi dal dittatore, puniti dalla comunità internazionale che quel raìs voleva eliminare. Ora ci risiamo con l'Iran, sotto assedio affinché si decida a trattare. La pressione diplomatica per la questione nucleare ha portato all'adozione di misure forti che pongono un freno — tra le altre cose — alle transazioni finanziarie con l'estero. E ciò crea guai all'apparato economico, spesso gestito da personaggi vicini ai pasdaran, uno dei perni del potere. Solo che — come racconta il New York Times — vi sono degli effetti collaterali pesanti. Le restrizioni agli scambi impediscono, ad esempio, l'acquisto di medicine particolari e introvabili in Iran. Il regolamento delle sanzioni non include certamente questi prodotti nella lista nera ma alla fine sono comunque coinvolte. E, secondo le fonti ufficiali di Teheran, il numero delle persone toccate dalla penuria di medicamenti è altissimo. Al tempo stesso è evidente che il regime gioca la carta degli effetti sui civili nella speranza di ottenere qualche sconto. Le sanzioni, sostengono gli americani, si fanno sentire, mettono in difficoltà il potere, lo costringeranno prima o poi a fare delle scelte negoziali se vuole evitare una temuta esplosione sociale. E aggiungono che questa è la sola via per evitare di ricorrere all'opzione militare. Non sono d'accordo con questa visione alcuni studi che dicono: attenti, le sanzioni in realtà «mordono» una parte ridotta e non sono poi così devastanti per chi regna a Teheran. Anzi, spiegano che i mullah alla fine non piangono troppo. A piangere sono quelli che sono nel mezzo, quanti hanno davvero bisogno e hanno poca voce. I loro governi li considerano, al massimo, uno strumento. La diplomazia li vede invece come un costo inevitabile, piccole pedine di un gioco condotto dai Grandi. Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante