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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Giornale Rassegna Stampa
03.11.2012 Siria: criminale Assad, criminali i ribelli
La cronaca di Gian Micalessin

Testata: Il Giornale
Data: 03 novembre 2012
Pagina: 12
Autore: Gian Micalessin
Titolo: «Un video choc sui crimini di guerra dei ribelli siriani»

Sul GIORNALE di oggi, 03/11/2012, a pag.12, con il titolo "Un video choc sui crimini di guerra dei ribelli siriani", Gian Micalessin racconta l'imbarazzo di Hillary Clinton di fronte a un video che dimostra nei suoi dettagli più veritieri la guerra civile in Siria, ovvero l'impossibilità di stare dalla parte  di entrambi gli schieramenti. Aggiungiamo noi, l'unica soluzione è la dissoluzione dello Stato e il ritorno alle tribù.

Giocar il ruolo di protettori e org­a­nizzatori di un gruppo di criminali di guerra non è un gran onore. Né per un segretario di Stato, né per un pre­sidente in corsa per la rielezione. Ma è quel che rischia di succedere a Hil­lary Clinton e a Barack Obama. A po­chi giorni dalle dichiarazioni con cui il segretario di Stato americano ha ammesso di lavorare alla riorganiz­zazione politica dei ribelli siriani le Nazioni Unite sono infatti pronti ad inserire alcuni gruppi d’insorti nelle liste dei criminali di guerra.L’ultimo incubo per l’amministrazione de­mocratica e per la Casa Bianca arriva da un video che documenta l’esecu­zi­one sommaria di una decina di sol­dati siriani catturati dai rivoltosi do­po la conquista di un posto di blocco intorno alla cittadina di Saraqeb, sul­la strada tra Aleppo e il sud del Paese.
«Siete i cani di Assad», urla la voce di un comandante ribelle ripreso men­tre ordina «riunitemeli tutti da qual­che parte». Qualche secondo dopo partono una serie di raffiche di ka­lashnikov. Meno di un minuto più tardi la telecamera riprende una pila di cadaveri circondati dai ribelli. «Le accuse derivano dal fatto che quei soldati non erano più dei combatten­ti… a questo punto è molto probabi­le che si tratti di un altro crimine di guerra» ripete Rupert Colville, porta­voce dell’Ufficio per i Diritti Umani dell’Onu, durante una conferenza stampa convocata subito dopo l’esa­me del
filmato. I gruppi dell’opposizione armata da una parte scaricano la responsabi­lità su una formazione d’ispirazione integralista conosciuta come «Briga­ta Salafita Dawood »,dall’altra giusti­ficano l’uccisione con la difficolta per i militanti ribelli di custodire i mi­litari arresisi. «Quelli della Brigata Dawood erano in dieci pure loro e non potendo farli prigionieri hanno dovuto ucciderli» spiega Abu Abdul Rahiem, comandante di un gruppo che opera in quell’area.L’aspetto p­o­liticamente più grave della vicenda è la sua concomitanza con la riunione dei rappresentanti politici della ri­volta siriana convocati a Doha, nel Qatar, su ordine del Segretario di Sta­to americano. Un ordine rivendica­to esplicitamente da Hillary Clinton nel corso del recente viaggio in Croa­zia durante il quale ha spiegato di vo­ler avviare una completa riorganiz­zazione del Consiglio Nazionale Si­riano, il movimento politico a cui fan­no capo i gruppi armati impegnati nella lotta contro Damasco. «C’è bi­sogno di qualcuno in grado di rap­presentare chi sta in prima linea e combatte e muore ogni giorno per ot­tenere la libertà… non possiamo an­dar avanti con un’opposizione go­vernata da gente che avrà molte qua­lità, ma in molti casi manca dalla Si­ria da 20, 30 o 40 anni». Intenti teori­camente comprensibili, ma assai ri­schiosi perché minacciano, alla luce dei fatti, di consegnare la dirigenza politica della ribellione agli stessi re­sponsabili dei crimini di guerra. An­che perché la riunione si svolge a Doha ovvero nella capitale di un Qa­tar considerato, nonostante l’appa­rente vicinanza a Washington, uno dei più generosi sostenitori dei grup­pi ribelli d’ispirazione jihadista.

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