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Diplomazia/Europa e medioriente
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Egitto: il duro risveglio dei Fratelli Musulmani 02/11/2012

Egitto: il duro risveglio dei Fratelli Musulmani
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)

Zvi Mazel Mohammed Morsi

I Fratelli Musulmani, che pensavano di aver completato la loro presa di possesso sull’Egitto dopo aver conquistato il Parlamento, la Presidenza e l’Assemblea Costituente, cominciano a capire che forse avevano gridato vittoria troppo presto. Le forze politiche non islamiche che erano state colte di sorpresa dalla rivoluzione, si stanno svegliando. La stampa indipendente non risparmia le sue critiche, in questo talvolta è seguita anche dalla stampa governativa. Non si era mai visto. Il popolo che non teme più le forze dell’ordine non esita a manifestare il suo scontento; manifestazioni si succedono in Piazza Tahrir, divenuta un simbolo, ma anche in tutto il paese.

Morsi non si ferma e moltiplica gli sforzi; dopo aver neutralizzato l’esercito, continua a inserire i suoi uomini in tutti gli ingranaggi del paese e s’impegna a “riformare” il sistema scolastico. Lo scioglimento della Camera Bassa del Parlamento da parte dell’apparato giudiziario non l’ha fermato nemmeno per un attimo, e fino alle prossime elezioni ha concentrato nelle sue mani un ampio potere legislativo. Il Presidente ha però subito un cocente smacco quando ha voluto destituire il Procuratore Generale, che gli ha educatamente risposto che ciò non entrava nelle sue competenze.

Ebbri del successo alle elezioni dello scorso anno, i Fratelli, che avevano ottenuto il 47% dei seggi, mentre i loro alleati naturali i Salafiti avevano riportato solo il 25%, non si sono accorti che il vento è cambiato. Lungi dall’occuparsi dei problemi economici e delle richieste della società, il “loro”parlamento - prima di essere sciolto- si è dedicato a studiare i modi per imporre la Sharia e in particolare a ridurre l’età minima dell’età in cui le ragazze possono sposarsi, e a introdurre le punizioni corporali. Per non parlare dei deputati islamisti coinvolti in faccende di corruzione e dubbia condotta. Non hanno neppure capito che l’elezione del loro candidato alla presidenza con appena un quarto dei voti del collegio elettorale era stato il primo segnale della crescente delusione degli egiziani nei loro confronti.

Morsi non ha fatto nulla per rassicurarli. C’è voluto più di un mese per trovare un Primo Ministro, e la sua scelta è caduta su Hirsham Kandil, un tecnico senza esperienze politiche né amministrative, ma che ostentava la barba islamica ed era amico dei Fratelli. Kandil, che si è circondato di un governo a sua immagine e somiglianza, è privo di carisma e delle capacità necessarie per varare le riforme tanto attese. Morsi aveva promesso mari e monti nei primi cento giorni del suo “regno”, ma non ci è riuscito. Parla molto di rinnovamento ma senza un programma concreto. Si vanta di aver restituito all’Egitto la sua leadership nel mondo arabo, grazie ai numerosi spostamenti all’estero e al fatto che i media occidentali lo raffigurano come un Presidente moderato e pragmatico, ma la sua gente non ne è per niente persuasa. Tanto più che quando l’opposizione ha inscenato una grande manifestazione lo scorso 19 ottobre con lo slogan ”L’Egitto non è proprietà dei Fratelli Musulmani”, questi ultimi hanno organizzato una contro-manifestazione così violenta da far rivivere le odiose pratiche dei dittatori arabi. Ci sono stati gravi scontri tra ribelli e sostenitori del regime.

Davanti alle proteste dei partiti e della stampa, il Presidente e i Fratelli sono stati costretti a riconoscere i propri errori. L’opposizione si nutre dell’impotenza del governo di frone ai problemi economici, mentre i partiti politici si organizzano per combattere il progetto della Costituzione, anche in vista delle prossime elezioni, la cui è però ancora sconosciuta. S’intravede l’abbozzo di un blocco unito (tra liberali, partiti di sinistra e nasseriani), nel voler rovesciare il regime dei Fratelli. Il Movimento del 6 Aprile, quello dei giovani scesi nelle strade e che avevano alzato la bandiera della rivolta nel gennaio del 2011, ha lanciato una grande campagna contro i Fratelli, e distribuito volantini in cui sono evidenziati la vera natura dei Fratelli e il loro modo di agire.

Inoltre Morsi( ricordiamo che lui si è arrogato la gestione del potere legislativo), che con ogni mezzo cerca di mettere a tacere l’opposizione, si accinge a promulgare una legge detta ”Per la protezione dei diritti acquisiti con la rivoluzione” ben presto rinominata legge ”Per la protezione della società” , che conferirebbe alle autorità il diritto di effettuare arresti sommari e trascinare la gente davanti al giudice, un diritto che aveva il regime decaduto con le leggi d’urgenza, diventate oggetto di un generale rifiuto, accompagnato da una tale indignazione che il progetto è rimasto nei cassetti del Presidente. Secondo l’Istituto Egiziano per i Diritti dell’Uomo, questi ultimi non fanno parte delle priorità del governo, per cui gli abusi della polizia continuano. Morsi ha altresì licenziato quattro donne che avevano incarichi importanti nell’amministrazione nazionale e regionale. Infatti il progetto della Costituzione definisce l’uguaglianza della donna secondo i limiti dettati dalla Sharia.

Un’altra minaccia incombe sul regime dei Fratelli: quella della giustizia. L' Alta Corte Costituzionale e l' Alta Corte Amministrativa devono deliberare su un certo numero di ricorsi esplosivi: uno chiede lo scioglimento del movimento della Fratellanza Musulmana sulla base del fatto che non è mai stato dichiarato nè registrato come esige la legge. Se questo ricorso sarà accolto, il partito “Giustizia e Libertà” creato dal movimento diventerebbe illegale, e di conseguenza anche il suo candidato alla Presidenza, Morsi. Un altro ricorso richiede lo scioglimento della Camera Alta del Parlamento. Inoltre la Corte deve esprimersi circa lo scioglimento dell’Assemblea Costituente, dove la preponderante presenza degli islamisti viola la legge che prevede che siano rappresentate tutte le correnti politiche.

La Costituente cerca di portare a termine il progetto della Costituzione prima del verdetto, ma si scontra contro due fronti: quello delle forze laiche e quello dei Salafiti. I laici si oppongono ai poteri attribuiti al Presidente, poteri ben più ampi di quelli che aveva Mubarak, e alla limitazione delle libertà pubbliche, infine chiedono l’eguaglianza di tutti i cittadini qualunque sia la loro appartenenza religiosa così come la libertà di culto, tutte condizioni sottomesse alle restrizioni della Sharia.
Ma i Salafiti domandano di più: l’articolo 2, che afferma che i principi della Sharia sono la principale fonte del diritto, per loro non è sufficiente ed esigono che il testo affermi: ”La Sharia è l’unica fonte del diritto”.Avevano indetto una grande manifestazione per oggi , 2 novembre, che però è stata annullata.

I Fratelli Musulmani devono ora tener conto di una realtà che non avevano previsto. Hanno perduto molto del loro sostegno popolare e devono tenere in considerazione lo scontento della gente che si riversa sempre più spesso in manifestazioni pubbliche.
Si rendono conto che la caduta di Mubarak ha provocato un cambiamento profondo, e che però è solo all’inizio. Infine il governo, che ha fallito nei suoi sforzi di prendere il controllo del Sinai, deve affrontare cellule terroristiche all’interno del paese. Tutto questo mentre la crisi economica dilaga e i contrasti tra la maggioranza musulmana e la minoranza copta, che conta dieci milioni di fedeli, si moltiplicano fino a raggiungere dimensioni mai viste

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta


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