Non so cosa ne pensi Giovanni Quer il cui parere è richiesto dalla sig.ra Marantonio, ma una cosa è certa: la gerarchia cattolica non fa che evitare di parlare di Israele perché con ciò ipocritamente dissimula la propria illusoria ed errata convizione che la chiesa è Israele!
Si tratta della ben nota teologia della sostituzione che, unitamente alla teoria del nascondimento dello Spirito, in base alla quale lo Spirito avrebbe cessato di "soffiare" sul popolo ebraico inaridendo così la vena della sua fede, verrebbe depotenziato, delegittimato il popolo ebraico.
Si esprimono da ignoranti, perché non conoscono le altissime vette di pensiero "ispirato" a cui gli ebrei sono giunti in questi duemila anni della loro travagliata storia. Israele è uno solo e non è la chiesa.
Quante volte, poi, si sentono preti che nelle loro omelie parlano degli ebrei sempre al passato: "gli ebrei, facevano", gli ebrei dicevano", "gli ebrei celebravano", ignorando che la fede e gli usi tradizionali ebraici sono pervenuti e praticati, vivi e vitali, fino ai nostri giorni.
Non è solo ignoranza, ma anche paura, paura del confronto che smantellerebbe duemila anni di clamorose menzogne.
Il dialogo con gli ebrei? Sì, lo cercano, come alla disputa di Tortosa... Quanto alla dichiarazione conciliare "Nostra Aetate, non era proprio quella che avrebbe voluto il cardinale Augustin Bea. Gliel'hanno fatta rifare, perché il documento verteva esplicitamente sulla necessità della sincera riapertura del dialogo con gli ebrei, mentre molti vescovi hanno voluto edulcorarla parlando del dialogo con tutte le altre religioni.
Paura, sempe paura...
Maurizio Del Maschio
Quanto lei giustamente scrive, crediamo sia condiviso da Giovanni Quer e da Mara Marantonio. L'ha spiegato in termini chiarissimi, una lezione perfetta dei rapporti Israele- Chiesa Cattolica.
Complimenti,
IC redazione