A un tentativo di critica del mondo arabo deve seguire un attacco a Israele la regola alla quale si attiene Giorgio per scrivere i suoi articoli
Testata: Il Manifesto Data: 31 ottobre 2012 Pagina: 7 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Principe del Bahrain sbarca nella Striscia: Hamas torna in gioco»
Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 31/10/2012, a pag. 7, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "Principe del Bahrain sbarca nella Striscia: Hamas torna in gioco".
Nasser bin Hamad al- Khalifa, principe del Bahrain, domani a Gaza
Ci eravamo illusi che Giorgio facesse considerazioni sul dispotismo arabo musulmano. Solo illusione, appunto. Dopo ogni timido tentativo di critica, per Giorgio il colpevole è sempre uno solo, Israele. Ecco il pezzo:
Appena qualche giorno fa Ismail Haniyeh, premier di Hamas a Gaza, malediceva in pubblico il «brutale dittatore» Bashar Assad – dal quale il movimento islamico riceveva aiuti e protezione fino a un anno fa – e augurava ai siriani di rovesciare il regimee di ottenere libertà e diritti.Domani lo stesso Haniyeh riceverà con tutti gli onori a Gaza Nasser bin Hamad al- Khalifa, giovane principe del Bahrain, paese del Golfo che ha schiacciato nel sangue la protesta popolare di Piazza della Perla ed è accusato di gravi violazioni di diritti umani e politici. E che proprio ieri ha annunciato il divieto a manifestare contro la monarchia. Il principe bahranita seguirà le orme dell’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa al-Thani, che una settimana fa si era segnalato come il primo capo di stato arabo a recarsi in visita ufficiale nel territorio palestinese controllato da cinque anni da Hamas. Visita segnata da promesse di aiuti per centinaia di milioni di dollari e, stando a quanto scriveva ieri il settimanale di Hamas a- Risala, avrebbe assicurato che porterà nello stadio di Gaza city addirittura il Barcellona FC con tutti i suoi campioni. Da parte sua il principe Nasser bin Hamad al-Khalifa inaugurerà due scuole dell’Unrwa (Onu) finanziate dalla Bahrain Royal Charity Organisation. Per Hamas questa seconda visita ad altissimo livello dai paesi del Golfo è un successo diplomatico di enorme significato. Certo, gli aiuti a Gaza senza dubbio sono necessari perchè questo territorio che da anni è sotto embargo, con infrastrutture civili fragili, e non si è ancora risollevato dalle conseguenze dell’offensiva israeliana «Piombo fuso » del 2008. Tuttavia l’arrivo del principe bahranita va oltre: conferma la strategia delle petromonarchie sunnite del Golfo di elevare lo status di Gaza a guida islamista a quello di un «quasi Stato». E’ un tentativo che danneggia l’aspirazione dei palestinesi alla riconciliazione nazionale. Così come sono dannose le pressioni che Stati Uniti, Unione europea e Israele esercitano sul presidente dell’Anp di Ramallah, Abu Mazen, per impedirgli di trovare un accordo con Hamas. Interessante notare i giudizi che circolano in Israele di tanto impegno per Gaza del Qatar, del Bahrain e delle altre petromonarchie sunnite. Se Ilana Stein, portavoce del ministero dell’interno, accusa Doha di compromettere le possibilità di un futuro accordo israelo- palestinese, altri esponenti israeliani sostengono che l’intesa Qatar-Hamas non è così negativa per gli interessi dello Stato ebraico. «Israele vuole che Gaza sia collegata almondo arabo e non sia più parte della sua arena (politico- militare)», ha spiegato all’agenzia Media Line Guy Bechor, responsabile del Middle East Studies Program. «Israele, è noto, desiderava consegnare (all’ex dittatore egiziano) Mubarak le chiavi di Gaza». Insomma, quello che l’alleatoMubarak rifiutò di fare potrebbe oggi regalarlo a Israele il Qatar con i suoi miliardi di dollari. Altri analisti sostengono che l’obiettivo dei paesi delGolfo è elevare Hamas a rappresentante del popolo palestinese al posto dell’Olp: «A noi andrà comunque bene se Hamas sarà convinto a mettere fine per sempre al terrorismo». Questi temi potrebbero essere parte dei colloqui a Gaza tra il principe Nasser bin Hamad al-Khalifa e il premier di Hamas Haniyeh. Certo i due non parleranno della repressione in corso in Bahrain dal febbraio 2011. Ieri il governo di Manama, su ordine della monarchia assoluta, ha annunciato il divieto assoluto a manifestare. Il ministro dell’interno Rashid bin Abdallah al Khalifa ha avvertito che ogni violazione sarà punita con severità. Il provvedimento di fatto reintroduce la legge marziale imposta nel paese nella primavera 2011 durante la repressione delle proteste di Piazza della Perla, avvenuta con l’aiuto di truppe speciali saudite e degli Emirati giunte su richiesta del re Hamad bin Isa al Khalifa. Il pugno di ferro della monarchia ha fatto sino a oggi, secondo fonti dell’opposizione, un centinaio di morti. Nel Bahrain ha sede la base della V Flotta americana, un sito militare di eccezionale importanza per gli Stati Uniti nel duello con l’Iran in atto nel Golfo.
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