A conclusione del convegno " Le rivoluzioni nel Medio Oriente. Quale futuro per le donne ?" pubblichiamo il commento di Fiamma Nirenstein:
" Quale futuro per le donne nei Paesi delle rivoluzioni mediorientali ? "
di Fiamma Nirenstein
Fiamma Nirenstein
Cari amici,
la conferenza sul futuro delle donne nei paesi delle rivoluzioni mediorientali è stata un'occasione fantastica. Viverla attraverso le esperienze dell’egiziana Dalia Ziada, direttrice dell'Ibn Khaldun Center for Development Studies e blogger, della tunisina Wala Gasmi, fondatrice del Fronte Giovanile Tunisino e dell’iraniana Nazerin Ansari, direttrice del giornale in lingua farsi “Kayhan-London”, e interpretarla insieme ai professori Valentina Colombo e Giuseppe Cecere, è stato come vedere l’altra faccia della luna.
Noi chiacchieriamo molto sulla modernizzazione, la democratizzazione le speranze per il futuro di questi paesi ma queste eccezionali leader e intellettuali ci hanno raccontato in presa diretta come l’avvento al potere dei Fratelli Musulmani e nel caso la dell’Iran la lunga permanenza negli artigli del regime sul popolo persiano, abbiano peggiorato la già difficile condizione femminile, molto diversa da paese a paese, inchiodandola al patriarcato e alla Sharia. Vi rimandiamo all’ascolto della registrazione di Radio Radicale (presto prepareremo noi stessi un riassunto adeguato) per capire quanto stia peggiorando anche rispetto a costumi arretrati la condizione femminile, e come quel poco che era stato guadagnato stia andando perduto. Possono divenire leggi e dettato costituzionale ancora peggiori il matrimonio delle bambine a otto anni, le mutilazioni genitali femminili, l’impossibilità di divorziare da parte femminile, la poligamia, le punizioni corporali, il fatto che in ogni azione legale compresa la testimonianza in tribunale la donna vale la metà dell’uomo, la condanna persino a morte degli omosessuali... tutto questo sta diventando legge, come anche la persecuzione delle religioni e delle idee diverse e la messa al bando di ogni contatto con Israele.
Ma ci sono tante donne di ogni età e di ogni credo, come tanti democratici anche musulmani in questi paesi, che non voglio accettare il ritorno a una dittatura, nemmeno se si tratta di una dittatura teocratica. E’ nostro dovere e va anche a beneficio nella pace aiutarli in ogni modo possibile. Come? La nostra prima idea, discussa con le amiche musulmane, è quella di un documento comune che stabilisca le condizioni per cui i cittadini e i governi riconoscano, solo in caso vengano rispettate, il significato positivo ai nuovi poteri e quindi li sostengano. Bisogna aiutare le rivoluzioni, certo, ma solo se si rispettano le donne, le religioni e le opinioni diverse, se si rifiuta la violenza e la guerra. I diritti umani hanno un significato universale, e non legato alla storia e alla geografia.
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