Al Zawahiri, il medico egiziano successore di Bin Laden, chiama alla guerra santa attraverso un video. Lo racconta Francesco Battistini, sul CORRIERE della SERA di oggi, 28/10/2012, a pag.16, con il titolo: " Il ricatto di Al Qaeda: rapite gli occidentali".


Francesco Battistini Al Zawahiri
DAL NOSTRO INVIATO IL CAIRO:
Rapite ovunque gli occidentali. Combattete i residuati bellici di Mubarak. Partite volontari per la Siria. E i cari Fratelli musulmani, quelli che adesso governano al Cairo, spieghino meglio che cosa vogliono fare con Israele, con la sharia, coi cristiani... Il Dottore è tornato. Comunicato numero 11 di Ayman Al Zawahiri, il medico egiziano che comanda Al Qaeda. Un video in due parti, 132 minuti, due settimane dopo quello che incitava a bruciare i maldestri cineasti del Maometto web. Postato in ritardo, spiega il capo terrorista, «a causa della feroce guerra in Afghanistan e in Pakistan» e della situazione nello Yemen, dov'è in corso un attacco Usa a colpi di drone. Dito alzato, voce monotona, il «messaggio di speranza» serve innanzi tutto a mandare un ordine: «Incitiamo i musulmani a catturare i cittadini dei Paesi in guerra coi musulmani, allo scopo di liberare i nostri uomini loro prigionieri». Al Zawahiri cita l'«ottimo» esempio del sequestro a Lahore di Warren Weinstein, il contractor americano di 71 anni che da più di quattordici mesi è ostaggio da qualche parte del Waziristan pakistano: dal Sinai al Mali, sembra dire il Dottore, perché non si fa altrettanto? L'emergenza è naturalmente Assad, avverte Al Zawahiri, che se la prende con Obama «il bugiardo», con la Lega araba e con l'Onu per aver «dato al regime licenza d'uccidere», mentre «i musulmani di tutto il mondo, e in particolare dei Paesi vicini alla Siria, devono sostenere i loro fratelli siriani in tutti i modi possibili e non sprecare niente di ciò che possono offrire»: evidente il tentativo di sponsorizzare una rivolta in cui Al Qaeda, finora, non ha avuto voce politica. È al suo Egitto, però, che l'erede di Osama vuole rivolgersi. Perché «la battaglia è appena cominciata», bisogna «condurre una campagna popolare per portare a termine la rivoluzione che è stata abortita», laddove «la rivoluzione deve proseguire, la comunità dei musulmani deve sacrificarsi fino a quando non avrà strappato dalle mani corrotte la dignità e l'onore». Al Zawahiri ce l'ha coi generali sopravvissuti a Mubarak, che stanano i jihadisti del Sinai. Al Qaeda soffre l'offensiva, ultimo atto di Fratelli musulmani che mesi fa erano visti con simpatia. La strategia del presidente egiziano Morsi suscita sospetto, ora, dopo le aperture a Obama, le voci ricorrenti d'un tacito accordo con Israele nel controllo della Penisola, le sorprendenti nomine di cristiani nel governo, il rifiuto d'introdurre la sharia: l'Egitto ha blandamente protestato anche per il bombardamento israeliano d'una fabbrica d'armi in Sudan, quattro giorni fa, e avrebbe fornito supporto d'intelligence nelle indagini sul misterioso ferimento del presidente mauritano Ould Abdel Aziz, la settimana scorsa. Troppo, per combattenti che considerano le Piramidi la miglior base per il Jihad globale. Quel dito alzato del Dottore sembra un monito anche per Morsi. E il tentativo d'affermare una leadership, almeno nel suo Egitto: «Nei video fa il leone — ci disse l'anno scorso il generale Fuad Allam, 73 anni, l'unico che (per conto di Mubarak) l'abbia mai arrestato e interrogato —. In realtà, Al Zawahiri non sa fare il capo. Non ha i soldi, né il prestigio di Bin Laden. È lì solo per gestire un fallimento».
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