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La Repubblica Rassegna Stampa
27.10.2012 UE contro Iran, anche se solo sul piano culturale
Francesca Caferri intervista Shirin Ebadi

Testata: La Repubblica
Data: 27 ottobre 2012
Pagina: 19
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Schiaffo UE all'Iran: il premio Sakharov al regista Panahi-Intervista a Shirin Ebadi»

Una sorprendente buona azione dall'Unione Europea, quella di avere attribuito il 'Premio Sakharov' agli iraniani Jafar Panahi e Nasrin Sotudeh.
Da REPUBBLICA di oggi, 27/10/2012, due pezzi di Francesca Caferri, una cronaca a pag.19 e una intervista a Shirin Ebadi uscita sul sito online.

" Schiaffo UE all'Iran: il premio Sakharov al regista Panahi "

Nasrin Sotudeh                          Jafar Panahi

IL REGISTA costretto al silenzio perché voleva raccontare il suo paese e l’avvocatessa dei diritti umani finita in quello stesso carcere da dove, per anni, aveva cercato di tirare fuori i suoi assistiti. È andato agli iraniani Jafar Panahi e Nasrin Sotudeh il premio Sakharov che ogni anno il Parlamento europeo attribuisce a chi lotta per la libertà di pensiero.
Un premio che negli anni si è distinto per aver difeso posizioni “scomode” e che anche questa volta ha ribadito la sua reputazione:
la decisione di dare il premio ai due dissidenti è stata presa all'unanimità dai presidenti di tutti i gruppi politici, uniti come mai in quella che il presidente dell’assemblea,
Martin Schulz, ha definito «una chiarissima condanna del regime di Teheran». Condanna arrivata dieci giorni dopo che i 27 governi dell'Unione europea hanno deciso un'ulteriore stretta delle sanzioni contro l'Iran.
All'annuncio è scattata la standing ovation nell'emiciclo di Strasburgo. Un minuto d'applauso dell'intero parlamento in piedi. «Io spero che riconoscimento come questo possa attirare l’attenzione verso le violazioni dei diritti umani in Iran, una situazione in costante peggioramento», dice a
Repubblica Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace e amica di Nasrin Sotudeh, da settimane è in sciopero della fame per chiedere di poter incontrare di persona - e non dietro a un vetro - i suoi familiari.
(fr. caf.)

È felice, ma anche preoccupata. Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace, conosce da anni Nasrin Sotudeh, l'avvocatessa per i diritti umani a cui il Parlamento europeo ha conferito, insieme al regista Jafar Panahi, l'importante premio Sacharov per la libertà di opinione. Sotudeh non è solo una collega per Ebadi: è un'amica, una persona di famiglia, colei che ha preso il mano il suo lavoro quando per la Nobel è stato troppo pericoloso restare in patria. Lo ha fatto sapendo di rischiare, e ha pagato: da più di due anni Nasrin Sotudeh è in carcere, lontana dai suoi due bambini e da un marito costantemente minacciato.

IL REGISTA costretto al silenzio perché voleva raccontare il suo paese e l’avvocatessa dei diritti umani finita in quello stesso carcere da dove, per anni, aveva cercato di tirare fuori i suoi assistiti. È andato agli iraniani Jafar Panahi e Nasrin Sotudeh il premio Sakharov che ogni anno il Parlamento europeo attribuisce a chi lotta per la libertà di pensiero.
Un premio che negli anni si è distinto per aver difeso posizioni “scomode” e che anche questa volta ha ribadito la sua reputazione:
la decisione di dare il premio ai due dissidenti è stata presa all'unanimità dai presidenti di tutti i gruppi politici, uniti come mai in quella che il presidente dell’assemblea,
Martin Schulz, ha definito «una chiarissima condanna del regime di Teheran». Condanna arrivata dieci giorni dopo che i 27 governi dell'Unione europea hanno deciso un'ulteriore stretta delle sanzioni contro l'Iran.
All'annuncio è scattata la standing ovation nell'emiciclo di Strasburgo. Un minuto d'applauso dell'intero parlamento in piedi. «Io spero che riconoscimento come questo possa attirare l’attenzione verso le violazioni dei diritti umani in Iran, una situazione in costante peggioramento», dice a
Repubblica
Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace e amica di Nasrin Sotudeh, da settimane è in sciopero della fame per chiedere di poter incontrare di persona - e non dietro a un vetro - i suoi familiari.
(fr. caf.)

Francesca Caferri: "Premio Sakharov ai dissidenti iraniani. Intervista a Shirin Ebadi"

Shirin Ebadi

Signora Ebadi, cosa ha provato alla notizia del premio?

"Una grande gioia. Io stessa, insieme all'associazione che riunisce le donne che hanno vinto il Nobel, avevo candidato Nasrin per questo riconoscimento. Sono molto felice: vorrei fare a Nasrin e al regista Panahi le mie congratulazioni. E le estendo al Parlamento europeo, che ha fatto un'ottima scelta".

Qual è il senso di questa scelta?
"Nasrin è in carcere da mesi per aver difeso il diritto dei suoi clienti a parlare e ad avere giustizia. Panahi è stato condannato a non girare più film: in più è stato messo agli arresti domiciliari e presto dovrà tornare in prigione. Il riconoscimento a loro mette sotto i riflettori la situazione dei diritti umani in Iran, che è molto grave: ci dice che un regista e un avvocato non possono

esprimersi liberamente. Questo accade per due persone conosciute: per la gente normale è ancora peggio".

Non pensa che con questo premio l'Europa si stia pulendo la coscienza? Potrebbe o dovrebbe fare di più?
"La comunità internazionale dà più peso alla questione nucleare che a quella dei diritti umani in Iran. Io spero che questo premio attiri l'attenzione su questi temi".

Dove è finita l'opposizione in Iran? È stata piegata dall'ondata di arresti e repressione seguita alle elezioni contestate del 2009?
"La gente si è fermata perché la repressione è stata violenta. Ma l'insoddisfazione cresce di giorno in giorno: crescono povertà e disoccupazione, l'economia crolla, ogni giorno ci sono scioperi. Non si può dire che non ci sia un movimento contro il governo".

A giugno ci saranno nuove elezioni presidenziali: che si aspetta?
"Nulla. Non saranno libere, come non lo sono state quelle precedenti. Fino a quando non ci saranno libere elezioni non ci si possono aspettare risultati diversi".


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