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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Israele-Usa, una relazione difficile 25/10/2012
 

Riportiamo da SHALOM di ottobre, a pag. 10, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Israele-Usa, una relazione difficile ".


Angelo Pezzana

Questo articolo, scritto verso la fine di settembre, verrà letto a ridosso delle elezioni americane. Non possedendo capacità profetiche, tento ugualmente di capire, e comunicare ai lettori, perché la scelta di Romney/Ryan è ‘comunque’ migliore di Obama/Biden. Ho voluto dirlo subito, per sgombrare il campo da qualsiasi ambiguità. Sia chiaro, gli Sati Uniti hanno una storia troppo simile, per molti versi, con quella di Israele, per rinnegare la tradizionale alleanza; anche nel caso di una vittoria dell’attuale presidente, il sentimento di amicizia della maggioranza del popolo americano verso Israele non muterà, così come le dichiarazioni solidali con Israele di Obama/Biden continueranno identiche come lo sono state fino ad oggi. Sono però gli atti, nei quattro anni di amministrazione democratica, a non essere più stati all’altezza delle parole. La politica della Casa Bianca, con l’arrivo di Barack Obama, e,diciamolo pure, di Hillary Clinton a Segretario di Stato, hanno aperto una strada nei rapporti con il mondo arabo-musulmano tale da mettere in pericolo non solo la sicurezza di Israele, ma quella del mondo intero.
L’America, con la svolta di Obama, ha dato le dimissioni dal ruolo di ‘Impero del Bene’, che aveva garantito sicurezza e libertà ai paesi occidentali dal secondo dopoguerra ad oggi. Gli Usa con Obama si sono presentati alle dittature arabo-musulmane con il cappello in mano, di fatto cancellando il ruolo di potenza mondiale da sempre avuto. Va detto, per onestà, che l’America non è stata sola in questa scelta, gran parte delle democrazie occidentali hanno tenuto lo stesso comportamento nei confronti di problemi legati alla globalizzazione, in modo particolare di fronte alle migrazioni musulmane nei paesi democratici, nessun governo è stato capace di valutare i rischi che ne stavano derivando, non solo per la sicurezza, ma addirittura per sopravvivenza dei sistemi democratici. L’idea che l’islam sia una religione come le altre è talmente radicata nell’ignoranza occidentale, da rendere – con rare eccezioni, subito marchiate con il timbro infamante dell’islamofobia- impossibile qualunque analisi che si proponga di esaminare con equilibrio l’indissolubilità tra religione islamica e stato dittatoriale.
Al fondamentalismo islamico non è giunta soltanto la mano aperta di Obama, le chiese cristiane hanno fatto di tutto per impedire che si aprisse un dibattito sui contenuti della Shari’a, l’islam- è stato detto- è una religione come le altre, merita rispetto, e chi osa svelarne i contenuti repressivi è un islamofobo, e come tale privo di ogni diritto di intervento. Sotto la maschera del dialogo, dei richiami alla pace universale, stiamo ascoltando invocazioni prive di qualunque legame con la realtà. Vengono massacrati cristiani nei paesi musulmani ? viene invocata la pace nei messaggi urbi et orbis, come se questo appello potesse far resuscitare le vittime. L’Iran minaccia Israele di cancellarla dalle carte geografiche ? Obama, attraverso i suoi portavoce militari, dichiara di non voler essere ‘complice’ – avete letto bene, complice – di Israele in un attacco preventivo di difesa. Se ne stiano tranquilli gli israeliani, ci pensa Obama a tenere a bada Ahmadinejad, e pretende pure che gli si creda, dopo che oggi, ad essere americani in giro per il mondo è quasi più pericoloso che essere israeliani.
La politica di Obama questo ha regalato al mondo democratico. A quello arabo-musulmano invece, nuove dittature peggiori di quelle precedenti, dopo essere stati abbindolati della menzogna – plateale, che nessuna mente ragionevole avrebbe mai accettato per vera- della bontà delle ‘primavere arabe’.
La campagna elettorale ha registrato – come prevedibile – l’unità del fronte anti-repubblicano. Come al tempo di Reagan, il tentativo di delegittimarlo era passato attraverso l’etichetta di ‘attore di serie B’, per la Thatcher l’epiteto era invece agli inizi della carriera ‘figlia di un droghiere’, per fortuna non andati a buon fine, adesso la storia si ripete con il duo Romney/Ryan. Il primo dicesse anche buon giorno la mattina, verrebbe immediatamente accusato di aver fatto una gaffe, il secondo, non avendo ancora la possibilità di essere conosciuto per le sue qualità di economista, lo si delegittima, accusandolo di dedicare troppo tempo alla palestra, oppure a causa della età poco matura (pur essendo quasi coetaneo di Obama). Tutti i giornaloni del mondo, avendo la medesima linea ideologica, sparano a zero contro di loro. Certo, è difficile dire oggi se faranno bene domani, nel caso arrivassero alla Casa Bianca. Una cosa però è sicura, sarà estremamente difficile fare peggio di Obama, almeno per quanto attiene alla politica estera. Noi siamo in Italia, in Europa, Israele è nel Medio Oriente, il fondamentalismo islamico sta prendendo forza in tutto il mondo, siamo tutti coinvolti. Obama l’abbiamo provato, ed è stato un disastro. Ecco l’unico valido motivo per votare Romney/Ryan. Quando l’ayatollah Khomeini tenne in ostaggio l’ambasciata americana a Teheran, sbeffeggiando il pavido Carter, appena gli americani elessero Reagan, si affrettò a liberarli tutti, e subito. Ecco, Carter era stato sconfitto alle presidenziali, era bastato l’arrivo di Ronald Reagan per riportare Khomeini alla ragione. L’equazione si ripresenta il 6 novembre: Obama/Carter, Reagan/Romney. Tutto qui. Change, yes we can !


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