Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Obama e i colloqui con l'Iran, una notizia vecchia commento di Pio Pompa
Testata: Il Foglio Data: 23 ottobre 2012 Pagina: 4 Autore: Pio Pompa Titolo: «Trattative tra Washington e Teheran? Solo un assist del Nyt a Obama»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 23/10/2012, a pag. 4, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Trattative tra Washington e Teheran? Solo un assist del Nyt a Obama".
Pio Pompa
Barack Obama
Nonostante la secca smentita del portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, sembra proprio che gli Stati Uniti – come riferisce il New York Times sul suo sito web – abbiano raggiunto un accordo per l’avvio di negoziati bilaterali diretti, uno a uno, sul dossier riguardante il programma nucleare iraniano. A confermarlo al Foglio è una fonte d’intelligence mediorientale, altamente qualificata, che giudica lo scoop del principale quotidiano americano “la scoperta tardiva dell’acqua calda, giacché l’Amministrazione Obama, sin dall’inizio del suo mandato, aveva perseguito l’obiettivo di aprire canali segreti di contatto con il regime degli ayatollah. Contatti che, nel corso del tempo, hanno avuto modo – nella loro sistematicità – di consolidarsi e assumere un carattere dirimente nei rapporti tra i due paesi con ripercussioni sugli equilibri mediorientali”. Lo stesso regime di Bashar el Assad avrebbe finito con il trarne – dietro l’astuta regia iraniana – il massimo giovamento, riuscendo a scrollarsi di dosso l’etichetta di “stato canaglia” e a riproporsi, prima che la primavera araba ne sconvolgesse drammaticamente gli assetti interni, davanti alla comunità internazionale addirittura come un elemento di stabilità e dialogo. “Fino all’avvento di Barack Obama – continua la nostra fonte – Assad appariva in grande difficoltà in seguito all’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri e all’esito dell’inchiesta Onu condotta dal magistrato tedesco Detlev Mehlis che coincideva quasi perfettamente, nell’indicazione dei mandanti e degli esecutori, con il passaparola che attraversava la pancia profonda dell’intera società libanese e siriana. I loro nomi, a iniziare dal rais di Damasco, sono noti ed è inutile ripeterli. E’invece importante sottolineare il fatto che, in quegli anni (dal 2005 al 2008), Bashar si aggirasse, inascoltato, senza sosta presso le cancellerie dei principali paesi occidentali per ottenerne una qualche forma di sostegno in cambio di informazioni – molte risultate totalmente fasulle – sul terrorismo qaidista e sui progressi del nucleare iraniano. La sua parabola politica, giunta ai minimi storici, inizia invece a risalire proprio in coincidenza del consolidamento dei rapporti bilaterali segreti tra Washington e Teheran fino a incassare, nel marzo 2011, l’apprezzamento del segretario di stato americano, Hillary Clinton, che lo definisce (insieme ad altri membri del Congresso recatisi precedentemente in Siria) leader riformatore. L’Iran era riuscito a convincere in un solo colpo l’Amministrazione statunitense a fidarsi del regime di Damasco e a contenere le intenzioni bellicose d’Israele, preoccupato della mortale minaccia rappresentata dall’atomica di Teheran. L’accordo bilaterale rivelato dal New York Times sembra nient’altro che un assist elettorale fornito al candidato democratico per battere Mitt Romney, convinto assertore della inutilità delle sanzioni e strenuo sostenitore delle ragioni israeliane contro le ambizioni nucleari iraniane”.
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