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La Stampa Rassegna Stampa
19.10.2012 Ehud Olmert si candiderà alle prossime elezioni ?
intervista di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 19 ottobre 2012
Pagina: 14
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Olmert: potrei battere Netanyahu al voto di gennaio»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 19/10/2012, a pag. 14, l'intervista di Francesca Paci a Ehud Olmert dal titolo "Olmert: potrei battere Netanyahu al voto di gennaio".

Nel corso dell'intervista, Olmert sostiene che, qualora si candidasse alle elezioni di gennaio, sarebbe in grado di sconfiggere Netanyahu. Nessuno può fare previsioni sicure sul futuro, la sicurezza di Olmert deriva dal fatto che, sei anni fa, "nel 2006, l’unica volta in cui ci siamo confrontati, ho vinto per 28 seggi a 12. Netanyahu è battibile e andrebbe sostituito perché non è adatto a guidare il Paese: è abbastanza probabile che dopo le prossime elezioni il premier non sia più lui". In sei anni sono cambiate molte cose, difficile prevedere un risultato elettorale basandosi su quello di elezioni vecchie di sei anni.
In ogni caso notiamo una cosa che non piacerà ai sostenitori dei governi-colomba israeliani. La posizione di Olmert sul nucleare iraniano è : "
Teheran sta davvero tentando di avere il nucleare: se riuscisse, la minaccia sarebbe intollerabile per Israele. Dobbiamo fare quanto possibile per fermarlo e se l’ultima chance fosse un’azione militare bisognerebbe prenderla in considerazione, anche a costo di farlo da soli.". Paci non accusa Olmert di essere un falco, anche se è favorevole a un attacco preventivo all'Iran pur di bloccare il nucleare. Come mai ?
Ecco l'intervista: 


Ehud Olmert                       Francesca Paci

Sostengono gli analisti israeliani che l’unico incubo dell’ardito Netanyahu si chiami Ehud Olmert. Ora che i giudici hanno sospeso la pena all’ex premier accusato di corruzione sgombrando la strada al suo ritorno in politica, King Bibi deve fare i conti con il solo che, secondo i sondaggi, potrebbe spodestarlo. Per questo, si mormora, il leader del Likud avrebbe fissato il voto anticipato il 22 gennaio 2013, troppo presto perché l’avversario si organizzi. Olmert è tentato, prova ne siano gli intensi colloqui con i compagni del partito Kadima tra cui Tzipi Livni. Ma, seduto nel giardino della sua villa a Motza Illit, sui colli di Gerusalemme, giura di non avere deciso.

Quando scioglierà le riserve?

«Varie forze politiche mi chiedono di tornare subito, ma in tanti anni d’esperienza ho imparato che dopo la battaglia la scena è piena di fumo: deve dissolversi perché il quadro sia nitido. Parlerò presto».

Com’è il Paese a 4 anni dalle sue dimissioni da premier?

«La situazione economica è peggiorata ma quella politica è drammatica. Quando ero premier i maggiori leader politici mondiali venivano in Israele per sostenerci contro il terrorismo. Dubito che oggi sarebbe possibile perché, con una politica inaccettabile, questo governo ci ha alienato la comunità internazionale. L’uomo che rappresenta la nostra legittima battaglia contro l’Iran nucleare si è mosso in modo aggressivo e provocatorio. Israele ha diritto alle sue preoccupazioni ma colui che le esprime è inappropriato».

Lei è preoccupato dall’Iran?

«Teheran sta davvero tentando di avere il nucleare: se riuscisse, la minaccia sarebbe intollerabile per Israele. Dobbiamo fare quanto possibile per fermarlo e se l’ultima chance fosse un’azione militare bisognerebbe prenderla in considerazione, anche a costo di farlo da soli. Ma siamo lontani da uno scenario simile e possiamo ancora lavorare con la comunità internazionale».

Quando era premier un raid attribuito a Israele distrusse in un lampo il reattore siriano al Kibar. Cosa farebbe oggi?

«Il reattore siriano non è paragonabile a quello iraniano. Perciò il gioco che spetta a Israele e i metodi da usare sono diversi».

Pare che Bibi la tema. È così?

«Non lo so, ma non ho accantonato l’interesse per Israele. Posso sconfiggere Netanyahu? Ci sono buone chances, è già successo nel 2006, l’unica volta in cui ci siamo confrontati e ho vinto per 28 seggi a 12. Netanyahu è battibile e andrebbe sostituito perché non è adatto a guidare il Paese: è abbastanza probabile che dopo le prossime elezioni il premier non sia più lui».

L’impasse di Netanyahu dipende dai suoi alleati estremisti?

«La sua incapacità a governare e controllare il Paese dipende solo dalla sua debolezza».

Anche rispetto ai palestinesi?

«Abu Mazen vuole la pace, è contro il terrorismo e può essere un partner: Israele non fa abbastanza per riportarlo al negoziato. Per quanto si accusino i palestinesi non si può dire che Israele si sia impegnato in un dialogo credibile. Conosco gli errori palestinesi: non è una buona ragione per rompere. Dobbiamo ripartire il prima possibile, il tema iraniano è serio ma quello palestinese è il più importante e il più pericoloso per Israele».

Di cosa ha bisogno il Paese?

«Quando ero premier Israele cresceva del 5,3% l’anno. Poi le spese fuori controllo per la sicurezza hanno aumentato il deficit e ridotto gli investimenti nel sociale. Qualsiasi governo dovrebbe tagliare il budget sicurezza di miliardi di euro e redistribuirli».

Teme l’Egitto post Mubarak?

«Al Cairo c’è un governo democraticamente eletto, dobbiamo rispettarlo. Non credo che l’Egitto sconfesserà Camp David, io comunque ho continui contatti telefonici con illustri membri del nuovo governo».

Obama o Romney?

«Non tocca a me dirlo. Nel ricevere Romney Netanyahu ha dato l’impressione che Israele fosse interamente con lui: è sbagliato e non è così. Spero che quando Obama sarà rieletto Israele abbia un altro premier».

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