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Il Foglio Rassegna Stampa
18.10.2012 Gaza: Israele elimina salafita che preparava attentati
Era anche uno degli assassini di Arrigoni. Cronaca di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 18 ottobre 2012
Pagina: 3
Autore: Pio Pompa
Titolo: «Israele elimina il terrorista qaidista che voleva morta Malala»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 18/10/2012, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Israele elimina il terrorista qaidista che voleva morta Malala".


Pio Pompa,        Malala Yousafzai


Abu al Walid al Maqdisi

Quasi dieci milioni di studenti pachistani hanno pregato sabato, nelle loro scuole, per Malala Yousafzai, la ragazzina di quattordici anni che i talebani hanno tentato di uccidere, lo scorso 9 ottobre, nel distretto pachistano di Swat Valley da loro interamente controllato. Malala è un’attivista per i diritti umani, a cominciare da quello di poter frequentare la scuola. Domenica, proveniente dagli Emirati arabi uniti, è atterrata all’aeroporto di Islamabad un’aeroambulanza che dovrà trasportare la ragazza – ancora in gravi condizioni – all’estero, dove sarà curata in un centro medico specializzato. Con il trasferimento all’estero sarà sottratta definitivamente al rischio di essere nuovamente colpita, come promesso in un comunicato di rivendicazione dell’attentato dai talebani pachistani.
Nel frattempo, il giorno prima, nella Striscia di Gaza veniva ucciso – dopo un raid aereo israeliano – il leader indiscusso della principale organizzazione terroristica salafita attiva nel Sinai e a Gaza: l’egiziano filoqaidista Hisham Saidni (alias Abu al Walid al Maqdisi), già fondatore del gruppo al Tawid wal Jihad e ritenuto uno dei responsabili del sequestro e dell’assassinio dell’attivista italiano Vittorio Arrigoni avvenuto a Gaza il 15 aprile 2011. Saidni è “lo stesso che – riferisce al Foglio una fonte araba d’intelligence – pochi giorni prima della sua morte ha espresso con i più stretti collaboratori tutto il suo rammarico per la mancata uccisione di Malala Yousafzai. Il fondatore di al Tawid wal Jihad temeva che da ‘simbolo degli infedeli e dell’oscenità’ – come l’attivista quattordicenne è stata definita da Ihsanullah Ihsan, il portavoce del gruppo talebano che l’ha colpita – Malala potesse trasformarsi in una icona del riscatto delle giovanissime generazioni (specie femminili) nell’intero mondo islamico”. Per evitare ciò, Saidni avrebbe contattato personalmente Ihsanullah Ihsan mettendolo al corrente dei propri timori e invitandolo a mantenere fede alla pubblica promessa di “attaccare nuovamente” la ragazza “qualora fosse riuscita a sopravvivere”.
“La realtà è che l’occidente – continua la nostra fonte – sta sottovalutando colpevolmente la minaccia islamista, insistendo (al di là delle esecrazioni e condanne di rito) in un atteggiamento incomprensibile di appeasement. Nonostante l’evidenza dei fatti e l’indubbio vantaggio, specie dopo la primavera araba, accumulato dal fronte jihadista e fondamentalista. Un fronte che rifiuta non solo la nozione stessa dell’autorità del canone islamico ma anche della conoscenza trasmessa, il Naql, cioè la somma complessiva di quello che i musulmani hanno pensato, detto e accettato nel corso della storia, nonché l’esperienza accumulata nei vari secoli. La negazione dei diritti delle donne è la conseguenza di tutto ciò”. Dunque, infine: “E’ dalla questione dei diritti delle donne che bisognerebbe partire quando si parla di dialogo e diplomazia con coloro che alle donne vogliono negare perfino l’istruzione”, come il terrorista Hisham Saidni.

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