Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/10/2012, a pag. 46, l'articolo di Stefano Landi dal titolo "Nuovo pop israeliano: il caso «One day» successo dopo 4 anni".
Per ascoltare la canzone di Asaf Avidan, remixata dal dj Wankelmut, cliccare sul link sottostante
http://www.youtube.com/watch?v=6FVOiPMUfpk

Asaf Avidan
Non un personaggio in cerca d'autore, ma un autore che, fosse per lui, personaggio non lo sarebbe mai diventato. Invece da un paio di settimane viaggia in testa alla classifica di iTunes. «Colpa» di un dj berlinese che quest'estate ha riscoperto «The reckoning song», una canzone di quattro anni fa e ha deciso di remixarla. Il risultato? Un elegante tormentone fuori stagione: «One Day», come l'ha ribattezzata il dj berlinese, viaggia a 26 milioni di visualizzazioni su YouTube ed è il singolo più venduto in mezza Europa, Italia compresa.
Da una parte del disco c'è Asaf Avidan, 32 anni, voce nostalgica, vibrante come Janis Joplin ma con uno spirito da John Lee Hooker. Nato a Gerusalemme, cresciuto in Giamaica, ha passato la sua carriera schivando la popolarità, facendo musica in patria, quintessenza dell'amore degli israeliani per il revival. Anche se è tra i pochi artisti a non cantare in ebraico. «Sono figlio di diplomatici, per me non esiste una lingua: sono cresciuto ascoltando i dischi dei Led Zeppelin e di Billie Holiday dei miei genitori», ricorda Avidan. Dall'altra parte del disco c'è Jacob Dilßner, per tutti Wankelmut, studente di filosofia che a 24 anni come tanti a Berlino si diverte a mettere dischi. I due non si sono ancora incontrati, ma sono la dimostrazione che le storie (musicali) a distanza funzionano. «Sarebbe bellissimo stringersi la mano e raccontarci quanto di pazzesco ci è successo dopo il boom di questa canzone», racconta Wankelmut. «Un mio coinquilino mi faceva sentire i dischi di Avidan da anni, mi ha colpito la voce e ho deciso per gioco di remixarla: i primi a sentirla sono stati mamma e il mio fratellino», racconta. Due mondi opposti che si uniscono. «La buona musica non ha confini, trovare una connessione fra diversi generi può produrre grandi cose», aggiunge Wankelmut.
Fino a qualche mese fa, chiedere fuori da Israele chi era Asaf Avidan era una domanda spesso senza risposta. Asaf ha sempre suonato il suo folk con discrezione diventando un fenomeno nazionale senza l'aiuto di case discografiche e dividendo il palco in qualche rara botta di vita con Robert Plant e Lou Reed. Un passato segnato da tre album insieme alla band The Mojos, un presente da solista avviato con due album, «Avidan in a box» e «Different pulses», che da noi arriverà col nuovo anno. Ballate rock libere di sconfinare nel blues. Da qualche settimana Avidan è partito da Tel Aviv per una tournée acustica in solitaria che passerà anche dall'Italia con cinque date, la prima a Bari il primo dicembre. «Ho iniziato a fare musica come passatempo terapeutico, il successo non è mai stato il mio obiettivo, è solo uno strumento che mi aiuta a fare quello che mi piace fare. Anche oggi che le cose funzionano resto sicuro del fatto che la musica è l'unica cosa in grado di far cambiare l'umore di una persona in pochi secondi».
Se poi si è in testa alle classifiche è facile che possa entrare nella vita di tanta gente? «Questa esperienza mi ha insegnato che quando un tuo pezzo viene pubblicato smette di essere completamente tuo: sono felice del successo del remix, ma mi sembra incredibile che una canzona intima, scritta chitarra e voce su tonalità molto tristi, oggi faccia ballare la gente nei club più cool del momento».
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