Francia, a rischio terrorismo islamico Merah visto come martire da imitare. Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 17 ottobre 2012 Pagina: 3 Autore: Giulio Meotti Titolo: «La Francia di Merah, 'eroe' e 'martire'. Epigoni crescono»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 17/10/2012, a pag. 3, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "La Francia di Merah, “eroe” e “martire”. Epigoni crescono".
Giulio Meotti, Mohamed Merah
Roma. Latifa ibn Ziaten è una donna musulmana pia e orgogliosa. Da mesi si batte perché la memoria del figlio, il soldato Imad che oggi riposa in un cimitero marocchino, entri a far parte del sacrario francese delle vittime di guerra. Le autorità parigine si oppongono, perché Imad è stato ucciso fuori dal servizio militare. Il soldato è una delle vittime di Mohammed Merah, l’islamista che a Tolosa e Montauban lo scorso marzo ha ucciso a sangue freddo quattro ebrei e tre soldati francesi (gli altri sono il caporale Abel Chennouf e il commilitone Mohamed Legouade). Latifa dice che suo figlio è morto “servendo la Repubblica francese” ed è stato assassinato “perché musulmano e soldato”. La donna ha poi denunciato che Merah è già un “eroe” per molti musulmani delle banlieue. Un giorno la donna ha fatto visita al quartiere dove è cresciuto il terrorista. Alla domande se i giovani del posto conoscevano Merah, Latifa si è sentita rispondere: “E’ uno shahid”, un martire islamico. “Ho parlato con loro per quarantacinque minuti e ho paura, qualcosa deve essere fatto o ci saranno altri Merah”. La donna ha creato una fondazione a nome del figlio. Come riportava ieri il Monde, il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian ha annullato gli incontri con i famigliari dei soldati uccisi. I parenti chiedono delle medaglie da poter appendere al muro. Intanto la stampa francese ha denunciato che in molte regioni del paese sono apparsi graffiti e murales inneggianti a Merah. Come a Tarbes: “Sei un cavaliere dell’islam, hai combattuto i sionisti e i falsi musulmani. Sei morto con le armi in mano”. Contrariamente a quello che ritenevano i bien-pensant, l’azione di Merah ha portato a cicli di emulazione. La cellula di undici salafiti arrestata nei giorni scorsi fra Strasburgo, Cannes e le periferie della capitale si dichiarava “ammiratrice di Merah” e alcuni islamisti negli interrogatori hanno detto che volevano ripetere “la battaglia di Tolosa”. Cellule qaidiste in Francia hanno diffuso sul Web un documento intitolato “Considérations sur la bataille de Toulouse”. Su Facebook è nata persino una pagina in “Hommage a Mohammed Merah”, chiusa dal ministero dell’Interno. Alcuni giorni fa è arrivata la denuncia choc di Jacques Bérès, il medico cofondatore di Medecins Sans Frontieres, di ritorno dalla Siria dove ha curato le vittime della guerra civile. Parlando con alcuni guerriglieri accorsi nel paese per combattere il regime di Assad, Bérès ha detto che molti si definiscono “ammiratori di Merah”. Al Monde invece il professor Mathieu Guidère, autore di “Les Nouveaux Terroristes”, ha detto che “per molti Merah è un eroe”. Due giorni fa il ministro dell’Interno, Manuel Valls, ha detto che “la minaccia terroristica è ormai fatta di francesi nati sul nostro territorio a volte convertiti all’islam”. Uno di questi, che si era detto “affascinato da Merah”, è stato ucciso dalla polizia a Torcy, Jérémie Louis-Sidney, rapper “folgorato” dall’islam al punto da volersi immolare come “martire” (si era rasato la barba, pronto al gesto finale). In un video rap lo si sente scandire che “l’11 settembre è solo la punta dell’iceberg”. Sue impronte sono state trovate sull’ordigno lanciato nella drogheria ebraica di Sarcelles. La stampa li chiama “i bianchi di al Qaida”. Come l’“emiro dagli occhi blu”, Pierre Richard Robert, che sconta l’ergastolo per aver organizzato nel 2003 gli attentati di Casablanca che uccisero 45 persone. Robert diceva: “E’ lecito uccidere gli infedeli anche se l’azione dovesse condurre alla morte delle loro donne e dei loro figli”. A Tolosa l’hanno pagata cara gli ebrei.
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