Dopo il sabato, la domenica
L'islam conquisterà Roma, Gesù è lo schiavo di Allah
Cari amici,
quando a confondere le cause con gli effetti, o per meglio dire gli assassini con le vittime, è la propaganda degli assassini, non bisogna meravigliarsi. confondono le acque per negare la propria responsabilità, per pretendere una ragione che non hanno, per danneggiare anche in questa maniera i loro nemici. Ma quando lo fanno le vittime, o almeno una parte delle vittime, allora c'è qualcosa di sbagliato e di perverso che va denunciato. Perché facendo così essi non solo non fanno del bene a se stessi, come spesso si illudono, ma pervertono la giustizia, danneggiano anche le altre vittime, si rendono complici dei loro persecutori e dei persecutori degli altri. E' il caso dei pochi ma rumorosissimi ebrei affetti di "odio di sé" che non mi stanco di denunciare, quelli che, magari dal calduccio di casa loro, danno ragione a flottiglie e terroristi vari.
Ed è il caso purtroppo di buona parte delle gerarchie cattoliche e in genere cristiane in Medio Oriente. Non c'è dubbio che sono vittime dell'islamismo, oggetto di una paziente ma spesso furiosa caccia all'uomo che mira a eliminarli di lì, come sono stati eliminati i cristiani una volta maggioritari nel territorio occupato cinque secoli fa dai turchi, in Anatolia, Mesopotamia, Siria, nell'Africa del Nord. A suo tempo vi ho parlato delle dichiarazioni davvero scandalose uscite dal sinodo dei vescovi della regione, ora voglio farvi leggere qualche riga della "Lettera pastorale per l'anno della fede sottoscritta dai vescovi di tutta la regione; dal patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, dal nunzio in Giordania Giorgio Lingua, da monsignor Waldemar Sommerta Incaricato d'Affari della Delegazione Apostolica Gerusalemme/Palestina, dal Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa e da diversi altri" (così l'Ansa del 10 ottobre). Non si tratta di ragazzini alle prime armi né di persone isolate; essi impegnano evidentemente le posizioni del Vaticano, esprimono una politica determinata e decisa. Leggiamo qualche riga:
«I cristiani - si legge ancora - sono un piccolo
gregge nelle nostre società che sono dominate da altre tradizioni
religiose, l'islam e il giudaismo, e sono sempre più emarginati.
Intorno a noi si sta come sgretolando un mondo conosciuto e dittatori
potenti vengono destituiti, il futuro appare incerto quando correnti
sotterranee, in passato trattenute, si scatenano». L'analisi fin qui è ragionevole, anche se non particolarmente approfondita, in quanto non spiega perché le società del Medio Oriente siano "dominate da altre tradizione religiose" e non distingue fra un Islam che si impone con la forza e un ebraismo che da sempre non mira alle conversioni e rispetta le religioni altrui. La conseguenza immediata di questo discorso è ancora ragionevole, sempre secondo il testo dell'Ansa: «Molti dei nostri fratelli e sorelle nella fede - affermano gli ordinari di Terra Santa - hanno scelto di emigrare lasciando le nostre comunità ancora più povere e fragili. Il mondo intorno a noi a volte appare molto minaccioso. Per quanto riguarda la fede, cerchiamo di coltivarla, la nostra sfida più grande è la disperazione [...] Dobbiamo ricercare la grazia di Dio in tutti questi eventi, anche dove c'è la morte, il sangue, l'emigrazione forzata e la persecuzione. Dobbiamo cercare la volontà di Dio in tutti questi eventi, quale sia la volontà di Dio per noi e per tutti i nostri paesi, e quale sia il nostro ruolo in questa tempesta che infuria intorno a noi».
Già, ma qual è la causa della "tempesta"? Il terrorismo? L'islamismo con la sua politica di persecuzioni e conversioni forzate? Il rifiuto alla convivenza pacifica con la modernità che caratterizza tutte le forma di islamismo? L'esaltazione della morte e del potere assoluto dell'Islam di Hamas e compagnia? No, per i vescovi cattolici la questione non è questa: "«La nostra terra continua ad essere lacerata dalla violenza, dall'ingiustizia, dall'occupazione e dall'insicurezza. Molti sono rinchiusi dietro muri e check points, altri languono nelle carceri, soffrono discriminazione, piangono i loro cari, anelano ai propri familiari ai quali non possono essere riuniti, vivono nella paura e nell'ansia»
Tradotto in italiano, la colpa di tutto è di Israele che si difende, cerca di controllare le possibilità di accesso dei terroristi con check points (ormai molto pochi) e con la barriera di sicurezza, mette in carcere i terroristi, processandoli regolarmente eccetera eccetera. Insomma, la colpa è delle vittime, che non si lasciano ammazzare in pace, non degli assassini che cercano di far stragi di massa in bar, ristoranti, autobus, aerei di linea. E che queste vittime a casa loro difendano la libertà religiosa di tutti, anche della Chiesa cattolica (il che non è certo cancellato da qualche episodio deplorevole e individuale, prontamente condannato da tutte le istituzioni dello Stato, di scritte insultanti, senza che mai minacce alla vita e alla libertà), tant'è vero che da Israele non c'è emigrazione cristiana e le comunità crescono. Mentre a Gaza e nei territori amministrati dall'Autorità Palestinese, come in tutto il mondo arabo, essere cristiani è davvero a rischio della vita e da lì sì i cristiani scappano come sono scappati gli ebrei.
E allora perché i prelati di quelle terre fanno sempre queste diagnosi peggio che sbagliate, complici? Pensano davvero che falsificare la realtà li renderà immuni dall'islamismo? Se credono questo, si sbagliano. E' stata spiantata dalla Turchia la chiesa ortodossa, sono sotto grave minaccia i copti egiziani, istituzioni per tradizione fortemente antigiudaiche; la simpatia per Arafat non ha impedito che i cattolici di Betlemme passassero dal sessanta al dieci per cento nei pochi anni da quando nel luogo natale di Gesù comandano gli arabi. E lo dicono gli stessi islamisti, nelle loro minacce: "dopo il sabato, la domenica", "presto l'Islam governerà su Roma". Ci pensino, invece di allearsi coi loro stessi persecutori.
Ugo Volli