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Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.10.2012 I documentari come mezzo per raccontare l’antisemitismo e l’odio contro Israele
Manfred Gerstenfeld intervista Gloria Greenfield

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 ottobre 2012
Pagina: 1
Autore: Manfred Gerstenfeld
Titolo: «I documentari come mezzo per raccontare l’antisemitismo e l’odio contro Israele»

I documentari come mezzo per raccontare l’antisemitismo e l’odio contro Israele
Manfred Gerstenfeld intervista Gloria Greenfield

(Traduzione a cura di David Braha)

                                                                                              Manfred Gerstenfeld

 “ Nel 2006, noi di “Doc Emet Productions” abbiamo voluto creare un documentario basato sul best-seller di Alan Dershowitz ‘The Case for Israel’, un libro pubblicato nel 2003. All’epoca la popolazione civile israeliana era ancora oggetto di una campagna terroristica senza precedenti, mentre Israele doveva combattere una vera e propria guerra mediatica che mirava a demonizzare a delegittimare lo Stato Ebraico.”

 “Il documentario sostiene con forza le ragioni di Israele, il suo diritto all’esistenza come patria del popolo ebraico, il diritto di proteggere i propri cittadini dal terrorismo, e difendere i propri confini dai nemici vicini. Credevamo fermamente che una pellicola del genere avrebbe portato questo tipo di analisi del conflitto all’attenzione di un pubblico più vasto.”

 Elie Wiesel                                              Gloria Greenfield

Gloria Greenfield,presidente e fondatrice di Doc Emet Productions, ha incentrato il proprio lavoro sull’identità del popolo ebraico, ed i valori di libertà e della democrazia.

“Dopo il lancio del documentario nel 2008 ho iniziato a viaggiare per tutto il Nord America, incontrando un pubblico sempre diverso (che includeva sia ebrei che non ebrei) per discutere il film dopo la proiezione. Questo contatto con gli spettatori mi ha portato a constatare un fatto a dir poco allarmante:  la maggior parte della gente crede che l’odio nei confronti d’Israele sia dovuto unicamente alle politiche messe in atto dallo stesso Israele.
In altre parole, il pubblico è convingto che è Israele ad attirare l’odio su di se, e che, se solo lo Stato ebraico accettasse di diventare più piccolo e debole, l’odio scomparirebbe.”

“Molte persone poi non si rendono conto della rinascita dell’antisemitismo in molte regioni del mondo. Di conseguenza, sono incapaci di comprendere il contesto nel quale si sviluppa l’odio verso Israele. Molti altri sono completamente ignari della storia della collaborazione tra i movimenti islamici ed il regime nazista durante la Shoà; così come ignorano l’obiettivo degli islamisti che consiste nel proseguire il lavoro di Hitler.”

 “Il documentario ‘The Case for Israel – Democracy’s Outpost’ è stato tradotto in Arabo, Francese, Tedesco, Ebraico, Giapponese, Russo e Spagnolo. Ancora oggi viene proiettato nelle sale cinematografiche, nelle università, nei parlamenti, nei centri comunitari, nelle chiese, e nelle sinagoghe in giro per il mondo.
È stato trasmesso dalla Israel Broadcasting Authority in tutto il Medio Oriente, da Telemadrid in Spagna, e da emittenti locali in Sud America e negli Stati Uniti.”

 “Dalle reazioni al nostro documentario ho capito che bisogna abbandonare una volta per tutte l’impostazione difensiva secondo la quale giustifichiamo il diritto di Israele all’esistenza. È arrivato il momento di assumere un’impostazione più propositiva. Bisogna condurre un’analisi sull’odio antiebraico che si nasconde dietro gli attacchi ad Israele, ed farla conoscere al mondo.”

“È stato a quel punto che ho iniziato a lavorare su un secondo documentario, chiamato ‘Unmasked Judeophobia’ (giudeofobia smascherata). La pellicola si apre con una citazione di Elie Wiesel: “Dal 1945 non ho mai avuto paura come ne ho adesso. Ho paura perché l’antisemitismo, che pensavo appartenesse al passato, in qualche modo è sopravvissuto. Nel 1945 ero convinto che l’antisemitismo fosse morto assieme alle vittime di Auschwitz e Treblinka. Ma a quanto pare non è così: gli ebrei sono morti, ma l’antisemitismo sta rifiorendo in molte parti del mondo”. Credo che queste parole siano la migliore introduzione possibile al tema di questo documentario. L’odio antiebraico è una piaga dell’umanità, un cancro che ha il potenziale non solo di uccidere gli ebrei, ma anche di distruggere la società civile.”

 “La prima proiezione di ‘Unmasked Judeophobia’ si è tenuta il 24 Ottobre 2011 al Paris Theater di New York. Da allora, è stato proiettato in numerose città dal Nord America, al Sud Africa, a Israele. Di recente è uscito anche nel Regno Unito ed in Australia. Proprio ora stiamo lavorando sulla traduzione della pellicola in Arabo, Francese, Tedesco, Ebraico, Italiano, Portoghese, Russo, Spagnolo. E a breve inizierà il tour che porterà ‘Unmasked Judeophobia’ nelle sale del Sud America e dell’Europa a partire dall’inverno 2012-2013.”

“Il film è estremamente profondo. Non è difficile osservare che, il più delle volte, alla fine della proiezione il pubblico si senta più cosciente della realtà, e soddisfatto per aver acquisito delle nuove informazioni. Sono in molti quelli che chiedono un piano d’azione. “Doc Emet Production” sta lavorando proprio ora su ‘With Clarity and Courage: The Companion Activist Guide to Unmasked Judeophobia’. L’auttice è Anna Kolodner, e sarà possibile scaricarlo gratuitamente da internet tramite il sito
www.unmaskedthemovie.com  "

 “Il pubblico Israeliano tende ad esprimere frustrazione nei confronti della sua leadership politica. In molti credono e giudicano insufficienti le azioni e le strategie intraprese dal governo in risposta al risorgere dell’odio antisemita. Israele è diventato  l'  ‘ebreo tra le nazioni’.”

 “Il mio prossimo progetto intende esaminare la centralità della Terra d’Israele nell’identità ebraica, assieme alla genesi del Sionismo, il movimento di liberazione nazionale del popolo ebraico. Le radici del Sionismo infatti si trovano in Lech Lechah, ovvero le parole con le quali Dio dice ad Abramo di abbandonare la propria terra natia, la casa di suo padre, e di recarsi nella terra promessa che gli avrebbe indicato.

” Manfred Gerstenfeld fa parte del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni. Collabora con Informazione Corretta.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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