The King Has No Clothes, il re e’ nudo
Commento di Piera Prister
Piera Prister
Se ci fossero state le votazioni all’indomani del primo dibattito presidenziale Obama-Romney -sul tema di Politica Interna, DOMESTIC POLICY a Denver Colorado il 3 ottobre 2012- sicuramente avrebbe vinto Mitt Romney, il trionfatore della serata che ha dimostrato di fronte a 67 milioni di telespettatori d’essere l’elemento unificante, capace di superare le divisioni esistenti nel paese, in un momento di sbando, di risentimento, di odio di classe, di rimarcate differenziazioni razziali e sessuali, dovute all’amministrazione Obama che non unisce ma divide, alla crisi economica sempre piu’ devastante e al ritorno del terrorismo che non e’ morto, con la morte di Bin Laden.
I sondaggi di oggi 5 ottobre danno come vincitore Romney in quasi tutti gli stati. Gli indecisi che nella precedenti votazioni quattro anni fa avevano votato Obama, avrebbero sicuramente votato per Romney, dopo il dibattito, come e’ risultato poi dai sondaggi, facendo spostare la lancetta dei voti a favore del candidato repubblicano, perche’ i due contendenti sono quasi fianco a fianco con il vantaggio ora dell’uno, ora dell’altro, talmente e’ serrata e combattuta la campagna presidenziale che si sta svolgendo negli Stati Uniti.
Mitt Romney ha chiamato il paese all’unita’, come quando era governatore repubblicano nel democratico Massachusetts, quando aveva lavorato fianco a fianco con i rappresentanti del partito avversario per la riforma sanitaria, come anche ora sarebbe il caso di lavorare tutti insieme per sanare un paese ferito.
Per noi che lo seguiamo da nove anni, Mitt Romney non e’ stato una sorpresa, ma lo e’ stato per la maggior parte dei telespettatori, amici e conoscenti che lo avevano sempre snobbato e dismesso come GRAND GAFFEUR. Una calunnia, amplificata dai media che la sinistra, i cosiddetti “liberals” avevano messo in giro per etichettarlo e che, a leggere le pagine del Foglio, sembra che in un baleno, abbia raggiunto come “un’auretta assai gentile” persino le sponde d’Italia.
No, Romney non fa gaffe, e in questo primo dibattito e’ sembrato molto serio, ha incantato tutti per la franchezza e la profonda conoscenza in materia, quando ha spiattellato i numeri del deficit dello stato federale, i numeri della disoccupazione e del crescente debito con la Cina. Numeri evidenti di fronte ai quali Obama e’ sembrato disarmato, a testa china sul podio, incapace di difendersi e di difendere la sua politica che e’ un disastro, per non dire un fiasco.
Ancora una volta dobbiamo chiederci dove fosse il presidente Obama la sera di questo primo dibattito presidenziale, un presidente fantasma, impreparato e insicuro, incapace di controbattere. Si’ quella sedia presidenziale, ancora una volta, risultava vuota, come aveva indicato Clint Eastwood, con ironia, alla maniera di Socrate, la sera della Republican Convention a Charlotte North Carolina. Romney invece e’ sembrato chiaro e deciso nel suo programma di risanamento dell’economia.
Rivolgendosi ad Obama e guardandolo fisso negli occhi gli ha detto: ”You hurt people…people are suffering”. Lei, presidente con la sua politica di aumentare le tasse, di disincentivare la piccola imprenditoria, di sdoganare quattro grandissime banche bancarottiere con i dollari dei cittadini che pagano le tasse, ha bloccato la crescita economica del paese, ha danneggiato la nazione e la popolazione sta soffrendo.
E’ necessario ed improrogabile un cambiamento di rotta, Romney vuole riprendersi indietro l’America dicendo no ad un governo forte e burocratizzato che ostacola la libera imprenditoria, e dicendo si’ al liberismo economico, alla FREE ENTERPRISE e allo sgravio fiscale, che sono i principi economici che hanno fatto grande l’America e che Obama critica perche’ promuoverebbero il capitalismo come sfruttamento, in una visione vetero-marxista.
Il suo programma e’ quello di rendere l’America indipendente dal petrolio arabo e di CREARE POSTI DI LAVORO, JOBS JOBS JOBS, per i milioni di disoccupati che sono molto di piu’ dei 25 milioni di cui parlano i dati truccati della burocrazia federale e della propagaganda dell’amministrazione attuale, come evidenziato questa sera persino da PBS Public Broadcasting System, "organo" del Partito Democratico. Il suo obiettivo e’ di sottrarre la massa crescente di quanti sono al di sotto della soglia di poverta’, all’elemosina concessa loro dallo stato assistenziale attraverso food-stamps, o tessere annonarie, per riabilitarli e per restituire loro la dignita’ del lavoro insieme alla dignita’ della vita, cosi’ come e’ scritto nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti.
Cosi’ i 67 milioni di spettatori si sono ricreduti sulle presunte ed immaginarie gaffe di Romney. Molte gaffe invece le stava facendo proprio Obama come un re nudo, nudo senza i filtri del "teleprompter" (il 'gobbo' televisivo con le frasi fatte solo da leggere) e dei media che gli hanno creato attorno l’alone di infallibilita’ e di soprannaturalita’… proprio lui sembrava vacillare confuso e per ben due volte e’ stato metaforicamente steso a tappeto dall’avversario Romney, cosi’ come ha dichiarato subito dopo il dibattito, l’autorevole opinionista del Washington Post, Charles Krauthammer, che aggiudicava la vittoria al candidato repubblicano. Mentre Al Gore, sostenitore di Obama dava la colpa, all’altitudine di Denver, forse aggiungiamo noi, al cambiamento di fusi orari, alla stanchezza o chissa’ forse ad un bicchiere di troppo, visto che in quel giorno il presidente festeggiava i 20 anni di matrimonio. Sembrava perso, senza nemmeno la consolazione di Lady Gaga, Whoopi Goldberg o della cantante Madonna che in un momento di follia ha appena dichiarato che fara’ uno strepitoso strip-tease in onore della vittoria di Obama, del “nostro nero ed islamico presidente” (sic!). Mentre il sempre divertentissimo comico Jon Stewart di sinistra che fa un’ottima satira politica, cercava di sottolineare ridendo, la gag di Clint Eastwood chinandosi a gattoni a cercare Obama sotto una sedia vuota con una serie di battute che in verita’ denunciavano non solo la nota dolente di una sconfitta del Partito Democratico ma anche la sua malcelata ammissione.
Da parte nostra c’e da prendere atto che, scoperti gli altarini la sinistra e’ ormai sulla difensiva, e che si affaccia finalmente all’orizzonte la possibilita’ di una vittoria di Mitt Romney, anche se proprio ora stiamo ascoltando alla radio che il film sull’uccisione di Bin Laden, interpretato da popolarissimi attori come Angelina Jolie e Brad Pitt sara’ proiettato prossimamente nelle sale e che segnera’ la glorificazione di Obama su una base fortemente emotiva e patriottica. Mentre dal diario dell’ambasciatore Chris Stevens, brutalizzato e trucidato dagli islamisti a Benghazi, in Libia veniamo a sapere dalle News trasmesse ora alla radio, che lo stesso non si sentiva al sicuro, che temeva per la sua vita e che aveva chiesto rinforzi. Rinforzi che non sono mai stati accordati e che mai sono arrivati, nemmeno in extremis, quando si grida, aiuto aiuto, e si spera che qualcuno venga a salvarti.
Ma questo sara’ il tema del prossimo dibattito presidenziale.
Piera Prister Bracaglia Morante