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La Repubblica Rassegna Stampa
04.10.2012 Romney batte Obama nel primo dibattito TV
Lo scive Federico Rampini sul quotidiano filo-Obama

Testata: La Repubblica
Data: 04 ottobre 2012
Pagina: 1
Autore: Federico Rampini
Titolo: «Romney batte Obama nel primo dibattito TV»

Riprendiamo dal sito internet de LA REPBBLICA, il giornale italiano schierato in favore di Barack Obama, il commento di Federico Rampini, non sospettabile di simpatie verso Mitt Romney, il faccia a faccia di questa notte.
I commenti sui quotidiani di domani.
Il titolo è: " Romney batte Obama nel primo dibattito TV"
Se lo scrive REPUBBLICA..

 

DENVER -  La campagna presidenziale si è riaperta. Il primo duello tv si è concluso con un Mitt Romney in rimonta su Barack Obama. Più sicuro, più aggressivo, lo sfidante repubblicano ha anche sorpreso il presidente democratico con una "sterzata moderata", studiata apposta per cercare di attirare gli elettori indecisi di centro.

I sondaggi diranno se la prestazione di Romney è risultata davvero convincente, ma il principale consigliere di Obama, David Axelrod, ha ammesso implicitamente che il bilancio della serata non è stato favorevole: "Sono sempre gli sfidanti a vincere il primo duello tv, e Romney è un candidato bene allenato".

La serata dentro l'università di Denver, Colorado, si era aperta su una nota leggera: Obama ha iniziato il suo intervento celebrando il ventesimo anniversario di matrimonio con Michelle. "Il presidente è costretto a passarlo con me", ha scherzato Romney.

Obama ha ricordato di avere assunto la guida del paese "nella più grave crisi degli ultimi 70 anni, dall'inizio del mio mandato però sono stati creati 4 milioni di posti di lavoro". C'è ancora tanto da fare, ha detto il presidente, e la scelta che gli americani devono fare è "dove vogliamo andare, in che tipo di nazione vogliamo vivere: il governatore Romney vuole ridurre le tasse sui ricchi, io voglio investire nell'istruzione, sto concludendo due guerre che ho ereditato, per orientare le nostre risorse verso

Romney però lo ha preso subito in contropiede, accusando il presidente di "travisare tutte le mie proposte". Ha negato di voler ripetere gli sgravi fiscali "stile Bush" in favore dei più ricchi, ha detto anzi che il suo piano consiste nel "ridurre le deduzioni sui privilegiati per poter abbassare il prelievo sul ceto medio". E' una delle varie occasioni in cui Romney ha presentato il suo volto "centrista", ben diverso dalla linea che aveva adottato per corteggiare la destra estrema e vincere le primarie del suo partito. Molto avanti nel dibattito, e timidamente, Obama si è chiesto quale dei tanti piani è quello giusto: ma non ha infierito più di tanto sulle giravolte continue dell'avversario.

Romney ha usato al meglio la prima occasione di presentarsi alla più vasta platea di elettori, ben oltre 50 milioni di telespettatori in diretta: ha esibito un tono energico e competente, ha parlato di "un'America che rinascerà contando sulle proprie forze, sullo spirito d'intrapresa, liberando queste energie da uno Stato opprimente".

Ha attaccato Obama perché "dopo quattro anni di presidenza ci lascia 23 milioni di disoccupati e una middle class impoverita". Ha detto: "Se è questo che volete, rieleggetelo, io vi indico una strada diversa perché amo il mio paese e conosco la ricetta per far ripartire l'occupazione, sono stato io stesso un creatore d'imprese".

Chief executive, sì, ma populista: ha avuto la prontezza di dipingere Obama come amico delle grandi banche "perché la sua legge di riforma dei mercati rende impossibile il fallimento dei colossi di Wall Street, li aiuta a spese del contribuente e a scapito delle piccole imprese". Un argomento caro al Tea Party che condannò il salvataggio delle banche operato nel 2008 sotto George Bush e portato al termine da Obama. Il presidente si è difeso ricordando che Romney vuole abrogare quella legge Dodd-Frank che aumenta i controlli sui mercati, tornando alla deregulation che fu all'origine della crisi.

"I conti di Romney non tornano  -  ha detto Obama  -  perché il suo piano taglia-deficit (che al tempo stesso vuole abbassare le tasse e aumentare le spese militari) finirete per pagarlo tutti voi, la maggioranza dei lavoratori, coi tagli alla scuola e la privatizzazione della sanità".

Perfino sulla riforma sanitaria Romney ha fatto una piroetta significativa. Lui che promette di abrogare l'assistenza estesa da Obama a tutti i cittadini varò una riforma molto simile quando era governatore del Massachusetts. Ma ha rovesciato quel precedente in suo favore: "Io fui capace di raccogliere il consenso di democratici e repubblicani, quell'accordo bipartisan che Obama non è riuscito a costruire a Washington".

Obama lo ha incalzato sulla proposta di trasformare il Medicare (assistenza sanitaria pubblica per gli anziani over-65) in un sistema di voucher alla mercè delle assicurazioni private: un tema che rischia di far perdere consensi a Romney in uno Stato chiave come la Florida. Sempre pensando agli Stati in bilico, Obama ha ricordato di avere salvato dalla bancarotta l'industria automobilistica che Romney avrebbe voluto lasciar fallire: cosa che gli può costare l'Ohio.

Il presidente ha concluso sulla "scelta di modello" che gli americani hanno di fronte il 6 novembre: "Io credo in un'America che è la terra della libertà, ma dove il successo vero lo misuriamo quando riusciamo a farcela tutti assieme". Romney ha contrapposto la sua visione in cui "gli individui hanno il diritto di realizzare i loro sogni, senza che sia lo Stato a dirigerli".

Sono mancati gli attacchi personali, e questo è stato un elemento di civiltà del dibattito. Ma Obama ha seguito fin troppo il galateo "presidenziale", fino al punto da guardare raramente l'avversario in faccia. Non ha voluto neppure ricordare la frase infelice che Romney pronunciò sul "47% di americani che si sentono delle vittime, non pagano le tasse, si aspettano l'aiuto dallo Stato".

Il responso finale lo daranno i sondaggi, ma al termine del duello televisivo per 20 lunghissimi minuti i consiglieri del presidente non si sono visti nella sala stampa qui a Denver, dove spadroneggiavano quelli di Romney: una conferma che il campo democratico non sente di poter cantare vittoria. Obama era arrivato a questo appuntamento di Denver con i sondaggi che si muovevano da settimane nella sua direzione, ora vedremo se l'exploit brillante di Romney al primo faccia a faccia riuscirà a invertire la tendenza.  

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