Sul CORRIERE della SERA di oggi, 03/10/2012, a pag.34, con il titolo " La primavera delle idee auspicata ma non praticata da Tariq Ramadan" Roberto Tottoli, l'autore, dimostra come, nell'analisi dell'islam, abbia frainteso praticamente tutto. Dall'uso della parola 'primavera', alla stima verso Tariq Ramadan, un propagandista dei Fratelli Musulmani tra i più pericolosi, perchè si presenta come 'moderato', buono per gli allocchi che ci cascano, come Tottoli dimostra in questo suo breve pezzo.
Eccolo:

Tariq Ramadan, ospite in Norvegia, il paese più antisemita d'Europa
Non è frequente leggere un'analisi spietata e lucida di un intellettuale musulmano sulle problematiche del rapporto tra mondo islamico e Occidente. Ci ha pensato l'altro ieri Tariq Ramadan, dalle colonne dell'Herald Tribune, a lanciare una provocazione e a sparigliare le carte dei conflitti più recenti. La sua è un'analisi lucida e che non si può che sottoscrivere: la dicotomia Occidente-Islam semplifica e approfondisce lo scontro mentre il potere economico e il futuro già viaggiano altrove, tra Cina e Brasile. La contrapposizione islamisti-laici del dopo-primavera araba mostra invece, in modo drammatico, i limiti di azione politica degli uni e la scarsa rappresentatività degli altri. Credere che siano solo questi gli attori in gioco è limitante e banale, e Ramadan ha ragione: c'è bisogno di una rivoluzione del pensiero che superi le scorciatoie retoriche che compattano i musulmani dietro slogan sempre uguali. Mancano insomma intellettuali che scavalchino il vittimismo diffuso e che promuovano una «primavera araba delle idee».
La voce di Tariq Ramadan ha il sapore della boccata di aria fresca, attesa da giorni, tra tante, troppe notizie di contrapposizioni, proteste e levate di scudi per un caso o per l'altro. In un clima che né la maggioranza dei musulmani né quella di chi vive in Occidente può desiderare e augurarsi. Manca però il passo in avanti che tutti ci aspetteremmo. Ramadan invoca una primavera delle idee, ma chi meglio di lui, in Occidente, può lanciare qualche idea che non siano slogan generici o mezze verità che eludono i problemi? Chi meglio di lui, da una cattedra di Oxford, potrebbe forse abbandonare il vizio della lusinga per il pubblico occidentale e il circospetto glissare quando lo stesso discorso viene fatto ai correligionari musulmani? Ha ragione Ramadan, e dobbiamo essergli grati per averlo finalmente detto: ma tocca a lui e agli altri come lui cancellare stereotipi, archiviare il vittimismo e abbandonare le facili retoriche. Ne ha bisogno l'Occidente e ne hanno soprattutto bisogno i musulmani.
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