domenica 20 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.10.2012 Ikea cancella le donne dal suo catalogo per compiacere i misogini sauditi
Solo dopo le proteste arrivano le scuse e la promessa di modificare il catalogo

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 ottobre 2012
Pagina: 26
Autore: Maria Luisa Agnese
Titolo: «In Arabia Saudita anche Ikea cancella le donne»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/10/2012, a pag. 26, l'articolo di Maria Luisa Agnese dal titolo "In Arabia Saudita anche Ikea cancella le donne".

Donne discriminate in Arabia Saudita, il Paese più misogino del pianeta.
Invece di combattere la discriminazione delle donne, Ikea  si è adeguata, ha adattato il  catalogo al pubblico maschilista saudita togliendo le donne dalle pagine. Solo dopo le numerose proteste Ikea ha promesso di fare marcia indietro.
Ecco una delle pagine incriminate :

Nel catalogo per l'Arabia Saudita la donna è sparita dalla scena.
Ha ragione Maria Luisa Agnese quando si chiede se l'interesse per i diritti umani e l'uguaglianza vada a corrente alternata all'Ikea. Per l'Occidente la pubblicità con la coppia omosessuale che si tiene per mano e la scritta 'Siamo aperti a tutte le famiglie', per l'Arabia Saudita le donne eliminate dai manifesti. Per ora sono arrivate le scuse di Ikea, ora aspettiamo di vedere il prossimo catalogo.
Ecco il pezzo:

La scenetta è quasi da Mulino Bianco, una famigliola che di prima mattina si muove in un bagnetto superattrezzato, con mamma e figlio grande che si lavano i denti e il papà che asciuga il piccolino.
Immagine innocente se non edificante da catalogo Ikea che però non è piaciuta al mercato dell'Arabia Saudita che ha preteso che la mammina in pigiama fosse cancellata dalla fotografia, e solo così ha dato via libera al catalogo locale. Le donne là non devono lavorare, viaggiare o studiare senza il permesso dei padri o dei mariti, e di guidare l'automobile non se ne parla: meglio dunque addirittura non farle vedere proprio per non accendere spiriti e idee di destabilizzante indipendenza.
Eliminata dunque con la gommina del Photoshop la mamma troppo occidentale, sbianchettata come si diceva un tempo a proposito delle fotografie staliniane, dove si voleva riscrivere la storia nel modo più gradito al potere di turno. Qui più che di riscrivere la storia, si spera proprio di riuscire a tenerla fuori dai confini, impedendo che il vento del cambiamento arrivi anche attraverso un innocente quadretto di famiglia.
Pecunia non olet, ma colpisce che l'Ikea, colosso del gusto medio occidentale in fatto di arredamento, abbia aderito alle richieste saudite (per quanto profondendosi in scuse ufficiali e promettendo di cambiare la sua politica aziendale verso i nuovi mercati), accettando di modificare il suo catalogo da 200 milioni di copie nel mondo, stampato in 62 versioni perlopiù identiche, salvo piccole modifiche estetiche e di colore, a seconda dei gusti dei vari Paesi.
Tanto più che proprio l'azienda svedese con le sue pubblicità degli ultimi tempi si era messa su una linea almeno apparentemente provocatorio-progressista, un po' alla Benetton. «Siamo aperti a tutte le famiglie» recitava un manifesto in cui si vedevano due uomini di spalle che si tenevano per mano mentre con l'altra reggevano il classico borsone di plastica gialla con manici in tela bluette: ed era la campagna Ikea con cui a marzo 2011 l'azienda lanciava il nuovo negozio di Catania.
Carlo Giovanardi aveva definito l'operazione «offensiva e contro la Costituzione», e se giustamente in quel caso l'Ikea aveva badato poco alle rimostranze del sottosegretario, ribadendo di essere contro «ogni discriminazione di razza, genere, religione, età o orientamento sessuale», come mai adesso si piega alla politica dei due pesi e due misure, facendo marcia indietro appena l'Arabia Saudita fa muro con i suoi pregiudizi? Perché procede a corrente alternata? Rigida a buon mercato con i Paesi tolleranti dell'Occidente, fulmineamente prona di fronte agli urticanti oscurantismi che provengono dall'Altro Mondo?
È di dieci giorni fa un altro incidente di percorso, questa volta nella Russia di Putin, dove l'Ikea ha ritirato dal suo sito Web la foto di quattro ragazzi in passamontagna seduti sul sofà, perché l'immagine che poteva essere considerata un messaggio di sostegno alle tre ragazze imprigionate del gruppo punk Pussy Riot.
Speriamo che adesso non venga il turno della Cina, e che i ritocchi ai cataloghi non diventino sempre meno estetici.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT