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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.09.2012 Grass & Vanunu, una forte affinità tra un (ex) nazista e un traditore
Il commento di Paolo Lepri

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 settembre 2012
Pagina: 38
Autore: Paolo Lepri
Titolo: «Grass celebra il 'traditore' Vanunu, niente tregua tra il poeta e Israele»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 30/09/2012, a pag. 38, con il titolo " Grass celebra il 'traditore' Vanunu, niente tregua tra il poeta e Israele" Paolo Lepri racconta come il Premio Nobel Guenther Grass - odiatore di ebrei e quindi di Israele - sia sceso in campo in difesa di un personaggio che non merita le virgolette del titolo, perchè è proprio uno che, per denaro, ha venduto segreti militari a un giornale inglese, per questo ha scontato la pena in carcere. Dal quale, a pena finita, è poi uscito. Oggi vive sempre in Israele, non può espatriare e deve seguire alcune regole di 'buona condotta', eufemismo per dire che deve guardarsi dal proseguire qualla condotta che già una volta l'aveva portato in carcere.
Chi volesse saperne di più, scriva 'vanunu' nella finestra del nostro archivio (in home page, in alto a sinistra), troverà molti articoli che lo  riguardano.
Guenther Grass si riconferma quel che è sempre stato, un ex (mica poi tanto ex) nazista.
Ecco l'articolo

in alto, Mordechai Vanunu, sotto una caricatura di Guenther Grass

Günther Grass torna all' attacco. Nella sua ultima raccolta di testi, versi e acquerelli, intitolata Eintagsfliegen, elogia come un «eroe del nostro tempo» l'ex tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu, condannato a diciotto anni di reclusione nel suo Paese, e sottoposto dopo la scarcerazione a rigide misure di isolamento, per aver rivelato nel 1986 informazioni sui piani di armamenti atomici dello Stato ebraico. Il governo di Gerusalemme lo ha sempre ritenuto una minaccia pericolosa per la propria sicurezza, mentre il premio Nobel per la Letteratura 1999 lo definisce «un esempio». «Si chiama eroe — scrive — chi sperava di servire il proprio Paese portando alla luce la verità».
Sembra abbastanza, tutto questo, per riaprire le ferite provocate dalla poesia Quello che deve essere detto pubblicata in aprile dalla Süddeutsche Zeitung in cui Grass attaccava duramente Israele e lo definiva la principale minaccia alla pace mondiale. I versi scatenarono furibonde polemiche, sia in Germania che nel mondo, e lo scrittore di Danzica fu dichiarato persona non gradita nello Stato ebraico. Uno scontro frontale, che il tempo non ha fatto dimenticare. Il filosofo francese Bernard-Henri Lévy parlò di «un antisemitismo nuovo, che ha la possibilità di ridiventare udibile e, prima di essere udibile, dicibile, solo se riesce a identificare "l'essere ebreo" con l'identità cosiddetta criminale dello Stato di Israele, pronto a lanciare le sue saette sull'innocente Stato iraniano».
Nel suo nuovo libro, il cui titolo è dedicato agli effimeri, gli insetti che volano un giorno solo, lo scrittore ha inserito anche la poesia contro Israele che provocò quel terremoto. Ma in una versione leggermente modificata. L'oggetto della sua ira non è «Israele potenza nucleare», ma «l'attuale governo di Israele potenza nucleare». Una precisazione, questa, che Grass aveva già fatto nei giorni successivi alla sua «provocazione» ma che non sembra destinata a cambiare di molto i giudizi di allora. Sempre in Eintagsfliegen c'è una «dichiarazione di amore» per la Germania che si chiama Nonostante tutto. Ci si attenderebbe da lui, forse, qualche «nonostante» anche su Israele.

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