Sulla STAMPA di oggi, 30/09/2012, a pag.16, con il titolo "Rifiuta le nozze in Pakistan: il padre la fa violentare", un'altra cronaca di ordinario fanatismo islamico nel nostro paese. Se non è scontro di civiltà, saremmo curiosi di sapere perchè.
Ecco l'articolo:
A19 anni non si ha voglia di dire sì per forza e non per amore. E a Safiya – il nome è di fantasia – arrivata a Brescia dal Pakistan nel 2008, di quel lontano cugino con cui avrebbe dovuto convolare a nozze non importava nulla. Sognava di scegliere l’uomo che sarebbe stato il padre dei suoi figli. Voleva vivere libera. Così si è presa di coraggio. Ha osato alzare la testa contro l’autorità paterna, e opporsi al progetto di vita pianificato da altri per lei. Risultato: mesi di segregazione in casa, botte, minacce di morte. Persino una violenza sessuale ad opera di un cugino suo coetaneo con la complicità del padre. Ora però Safiya è al sicuro. I carabinieri della compagnia di Salò l’hanno liberata dalla prigione in cui per 5-6 mesi è stata costretta a vivere, e l’hanno trasferita in una comunità protetta. E il genitore e il cugino, 43 e 19 anni, sono stati arrestati con l’accusa di violenza sessuale aggravata e sequestro in concorso. In attesa di ulteriori approfondimenti – le indagini continuano e il riserbo da parte degli inquirenti è massimo – il Gip, che pure ha convalidato le manette, ha scarcerato i due.
Safiya è promessa a un cugino che nemmeno conosce, se non alla lontana. Il matrimonio s’ha da fare secondo tradizione in Pakistan. Per tornare in patria i genitori hanno già comprato i biglietti aerei. Il volo è previsto il 26 settembre 2012, ma il piano sfuma. Da sei mesi a questa parte il clima a casa si è fatto invivibile. Botte, insulti, minacce, divieto di uscire, un pressing psicologico insostenibile. Da quando la ragazza ha espresso a chiare lettere il rifiuto alle nozze combinate, ha raccontato lei stessa ai carabinieri e ancora prima a una amica, confidenze difficili da tradurre in una denuncia formale perché poco lineari, è bersagliata da una raffica di vessazioni. Il culmine, confida, addirittura una violenza sessuale perpetrata dal cugino. In preda all’esasperazione Safiya riesce a contattare una amica, che corre dai carabinieri. Nel frattempo però in famiglia si è sparsa la voce della soffiata dell’amica, e alle minacce si affianca a un coltello (sequestrato con i biglietti aerei). Il 26 settembre si avvicina. Non c’è più tempo per aspettare. La mattina stessa pur si sfuggire alla partenza Safiya tenta la fuga. Va dai militari. E poche ore dopo scatta il blitz.
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