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La Stampa Rassegna Stampa
29.09.2012 Siria: l'unica cosa certa, le stragi continuano
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 29 settembre 2012
Pagina: 17
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Siria, guerra totale ad Aleppo. I ribelli:partito l'assalto finale»

L'unica cosa certa nella guerra civile siriana sono i massacri, che continuano senza sosta, nella completa impotenza degli organismi internazionali. Ne riferisce Maurizio Molinari sulla STAMPA di oggi, 29/09/2012, a pag.17, con il titolo " Siria, guerra totale ad Aleppo. I ribelli:partito l'assalto finale".
Ecco il pezzo:

Aleppo, strage                                                 Maurizio Molinari

Le forze ribelli hanno lanciato un «assalto totale» per espugnare Aleppo innescando combattimenti intensi su più fronti con i reparti governativi e Hillary Clinton chiede alle fazioni dell’opposizione di «unirsi» per accelerare la fine del regime di Bashar Assad. A parlare di «assalto totale» sono i comandanti della Brigata Tawhid, la più agguerrita formazione ribelle ad Aleppo, che in alcune dichiarazioni ad agenzie di stampa via skype descrivono «combattimenti intensi» in corso in più zone urbane «a partire da giovedì».

Gli scontri più duri sono in atto nel quartiere Sheikh Maksoud, abitato in prevalenza da curdi dove, secondo i ribelli, i guerriglieri del Pkk - il Partito dei lavoratori curdi avrebbero deciso di schierarsi con Assad, formando unità civili paramilitari a fianco dei reparti regolari. In passato il Pkk ha goduto del sostegno di Damasco nel condurre operazioni militari contro la Turchia e ora teme di dover rinunciare a basi, armi e addestramento in caso di vittoria dei ribelli. La tv di Stato siriana parla di «dozzine di vittime fra i ribelli» ad Aleppo.

Se lo schieramento filo-regime del Pkk fosse confermato si tratterebbe di una frattura interna alle minoranza curda la più numerosa del Paese - che a partire da giugno, dopo molte esitazioni, aveva iniziato a schierarsi con i ribelli. Duri scontri si registrano anche in diversi quartieri di Damasco dove, secondo un funzionario del Dipartimento di Stato, «l’opposizione si è meglio organizzata, come avvenuto anche a Homs, Aleppo, Idlib e Deir alZour». Ciò non toglie che proprio le divisioni fra i ribelli, evidenziate dai combattimenti tra fazioni curde, restano l’elemento di maggiore preoccupazione del gruppo di Paesi «Friends of Syria», riunitosi ieri a New York sotto la presidenza del Segretario di Stato, Hillary Clinton.

«Il numero delle vittime aumenta, l’emergenza umanitaria incombe e a tutti noi spetta il compito di spingere i gruppi dell’opposizione ad avere un miglior coordinamento per accelerare la fine del regime di Assad», ha detto Clinton aprendo i lavori, prima di una seduta svoltasi a porte chiuse per tutelare l’identità dei leader ribelli che vi hanno preso parte.

Hillary ha accusato Iran e Hezbollah libanesi di «sostegno militare al regime», annunciando che Iraq e Turchia hanno deciso «controlli sugli aerei iraniani in transito verso la Siria». Assad sarebbe anche riuscito ad acquistare «quantità di esplosivi e bombe in Bielorussia» ha aggiunto il Segretario di Stato. Alla riunione ha partecipato anche il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, parlando di «Consiglio di Sicurezza bloccato», a causa dei veti di Russia e Cina, e di una «carneficina inaccettabile che deve finire», cui si aggiunge l’emergenza umanitaria «con già 700-800 mila profughi».

Infine, c’è l’allarme del capo del Pentagono, Leon Panetta, che da Washington parla di «movimenti di armi chimiche siriane», specificando però che si tratta di «movimenti limitati per metterle» al sicuro e che «i siti principali rimangono al loro posto e sono controllati dalle forze siriane»

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