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Informazione Corretta Rassegna Stampa
24.09.2012 IC7 - Il commento di Costantino Pistilli
Dal 16/09/2012 al 22/09/2012

Testata: Informazione Corretta
Data: 24 settembre 2012
Pagina: 1
Autore: Costantino Pistilli
Titolo: «Il commento di Costantino Pistilli»

Il commento di Costantino Pistilli a IC7

È stato scritto tanto sugli scontri che in questi giorni hanno infiammato le piazze arabe, quelle del sud est asiatico e quelle europee, come ha riportato puntualmente IC e dunque non c’è da aggiungere molto. Un solo commento: abbiamo assistito alla forza muscolare dell’Islam radicale che trionfa su un Occidente sempre più fioco e ambiguo.

Di Europa nemmeno a parlarne; la Ashton, che rappresenta la diplomazia di un Continente dove in un anno sono cambiati i governi di dodici nazioni a favore della tecnocrazia bancaria e dell’estremismo di destra e di sinistra, si limita ad una dichiarazione congiunta con Lega Araba, la Conferenza islamica e Unione Africana per “condannare i recenti atti di violenza e ribadire l’impegno per misure internazionali anti-blasfemia” e tutto questo subito dopo che la rivista Charlie Hebdò ha pubblicato le vignette satiriche per commentare l’affaire del film su Maometto. Ma nemmeno un cenno sull’ambasciatore USA ucciso a Benghazi e del lancio di bombe molotov contro un negozio alimentare kosher a Sarcelles (un sobborgo parigino) e proprio nell’ora di pranzo. L’Islam fa più paura. La stessa paura che condiziona Obama e Hillary Clinton  che indignata ha dichiarato: “il film anti-islam, è disgustoso e riprovevole, il governo Usa non ha niente a che fare con questo video. L'impegno dell'America alla tolleranza religiosa nasce con le origini della nostra nazione”. Una tolleranza rasente debolezza e che rende l’America sempre più un viewer che un player nel panorama internazionale.

L’America di un Obama che vede ucciso un ambasciatore e il corpo lasciato alla violenza di una piazza Loreto, l’America di un Obama che corre a chiedere scusa al mondo islamico per un film di un anno fa mentre dovrebbe ricordare al mondo musulmano che la nazione che rappresenta custodisce Ayaan Hirsi Ali, dissidenti iraniani, siriani e sovietici, e ricordare al mondo libero che durante la settimana in cui è stato fatto circolare da un’emittente salafita “Innocence of Muslims”, durante quegli stessi giorni, una fondazione iraniana ha aumentato di 500mila dollari la taglia su Salman Rushdie, l’autore dei Versetti satanici, portandola a 3.3 milioni di dollari. Eppure, l’America di Obama che non sente più la puzza di morte delle torri gemelle è minacciata realmente dal fondamentalismo islamico e all’estero, come hanno dimostrato le manifestazioni anti amerikane in venti nazioni di vari continenti, e in casa propria. Durante un’audizione al Senato in occasione del Homeland Security and Governmental Affairs Committee, Matthew G. Olsen, come direttore del Centro nazionale antiterrorismo, ha dichiarato: "Nell’ultimo anno abbiamo assistito a un incremento dell'attività operative da parte della sezione speciale dei Pasdaran responsabile per le azioni all'esterno sono "una significativa fonte di preoccupazione per noi, una seria minaccia”. Una dichiarazione rilasciata dopo che in Belize e in Nicaragua del Nord sono stati scoperti campi di addestramento per Hezbollah, la longa manus degli ayatollah iraniani, e dopo che sono stati sventati diversi piani per compiere attacchi terroristi in suolo americano.

Quello stesso suolo che la prossima settimana ospiterà la 67esima sessione dell'Assemblea Generale dell'Onu dove troveremo un Abu Mazen che provocherà di rinegoziare il Protocollo di Parigi, siglato sotto la luce degli accordi di Oslo che il rais palestinese minaccia addirittura di annullare accusando Gerusalemme di impedire lo sviluppo economico dei ‘ Terrirtoti’ nonostante il COGAT, Coordinator of Government Activities in the Territories, testimoni il contrario come possiamo leggere cliccando su questo link  http://www.cogat.idf.il/894-en/Matpash.aspx .

Quello a cui punta Abu Mazen è di dare un ultimo colpo di coda vista la condizione pessima vissuta dall’ANP: troppo debole rispetto ad un Hamas, che da poco ha ottenuto il controllo sul sindacato che rappresenta i circa 10.000 palestinesi che lavorano alle dipendenza dell'agenzia delle Nazioni Unite UNRWA  e rispetto ad un Hamas i cui rappresentati sono accolti come un capi di stato nelle nazioni dove la primavera araba ha fatto germogliare i governi dei fratelli musulmani e le redazioni della tv qatarina AL Jazeera. L’ANP, inoltre, sta vivendo un momento di forte crisi economica che non ha permesso al governo di Abu Mazen di pagare in tempo gli stipendi ai suoi 153.000 dipendenti pubblici e in diverse occasioni quest'anno.

Ma la prossima settimana assisteremo anche al solito discorso di Ahmanidejad che sicuramente sarà infarcito di antisemitismo e anti sionismo mentre continua la corsa al nucleare per scopi militari. Questa settimana la Ashton, in rappresentanza dei 5+1, ha di nuovo incontrato il capo negoziatore iraniano, Saeed Jalili, a Istanbul per i colloqui sulla ripresa dei negoziati sul programma nucleare di Teheran. I due si sono detti “soddisfatti” ma intanto il tempo scorre e Netanyahu dichiara a un’emittente statunitense che all’Iran basteranno solo sei mesi per arrivare alla bomba atomica mentre il ministro della Difesa Barak ha dichiarato che più passa il tempo e più l’Iran costruisce bunker così profondi da rendere minima la capacità delle bunker buster (bombe in grado di perforare 18 metri di cemento armato) in caso di attacco contro Israele.

Sicché, mentre l’Occidente e gli Usa cercano dialogo tolleranza e rispetto, l’Iran para bellum bramando di riuscire nel conquistare l’Iraq, ottimo trampolino per comunicare con la Siria e di ciò ne avremo la conferma se Nouri al-Maliki permetterà ancora ad aerei iraniani di volare nello spazio aereo iracheno per rifornire il regime damasceno, come già è accaduto, così da mantenere e accrescere l’egemonia del potere sciita nell’Area con il quale, una volta arricchitosi di potenza nucleare, sarà arduo favorire e sostenere il regime change di una nazione, l’Iran, dove gran parte della popolazione, vestita di verde, chiese la libertà e dove ancora adesso ci arrivano notizie di impiccagioni, censura, violazione dei diritti umani e di qualche fatwa che costringe gli uomini liberi a vivere rintanati anche in quello che era il tempio della Libertà: l’Occidente.

Costantino Pistilli, collabora con la Fondazione 'Magna Charta', scrive su L'Occidentale


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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