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La Stampa Rassegna Stampa
21.09.2012 Caso Abu Omar, la cassazione condanna al carcere 23 agenti CIA
nessuna garanzia per chi combatte il terrorismo islamico ? Cronaca e intervista a Sabrina De Sousa di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 21 settembre 2012
Pagina: 16
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Abu Omar, sessanta giorni per evitare la crisi Italia-Usa - Traditi da Bush e Obama. Le leggi italiane violate dai presidenti»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 21/09/2012, a pag. 16, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Abu Omar, sessanta giorni per evitare la crisi Italia-Usa ", la sua intervista alla funzionaria CIA Sabrina De Sousa dal titolo " Traditi da Bush e Obama. Le leggi italiane violate dai presidenti ".
Ecco i pezzi:

" Abu Omar, sessanta giorni per evitare la crisi Italia-Usa "


Maurizio Molinari, Abu Omar

Italia e Stati Uniti hanno 60 giorni di tempo per disinnescare la potenziale crisi bilaterale dovuta dalla sentenza della Cassazione che ha convalidato la condanna alla prigione di 23 agenti della Cia per il sequestro di Abu Omar, avvenuto a Milano nel 2003. Questo emerge dai contatti diplomatici avvenuti nelle ultime 36 ore fra le due capitali. Roma ha fatto sapere a Washington che serviranno 60 giorni per conoscere il dispositivo della sentenza e dunque fino ad allora nessuna decisione sulla richiesta di estradizione verrà presa e l’amministrazione Obama si aspetta che in questo periodo avvengano dei contatti bilaterali tesi ad evitare un corto circuito che sarebbe in contraddizione con l’ottimo stato delle relazioni bilaterali. Fonti dell’amministrazione Obama a Washington parlano di «disappunto» per il verdetto della Cassazione ed esprimono «sorpresa» in ragione del fatto che «avrebbero dovuto essere applicati gli accordi bilaterali sull’immunità diplomatica e sulla tutela delle nostre truppe in Italia» nei confronti dei 23 cittadini americani processati.

Washington tuttavia non vuole «reagire in anticipo» e pronunciare «critiche palesi» nei confronti della sentenza della Cassazione, esprimendo in questa maniera rispetto per la sovranità dell’Italia ed anche auspicio che il governo Monti riesca a scongiurare una crisi dalle conseguenze imprevedibili per il semplice fatto che, precisano a Washington, «non ci sono precedenti di un Paese alleato che chiede l’estradizione di nostri agenti al fine di imprigionarli». Saranno dunque le «conversazioni bilaterali» a tentare di trovare una via d’uscita ad una situazione complessa perché il governo italiano non può intervenire sulla sentenza della Corte di Cassazione.

Ciò che colpisce, ascoltando i funzionari dell’amministrazione Obama al corrente del caso-Abu Omar, è il loro desiderio di sottolineare il contrasto fra tale vicenda e il rapporto «estremamente positivo» fra il premier Mario Monti e il presidente Barack Obama: non solo per «esperienza e competenza» del presidente del Consiglio sui temi della crisi del debito europeo ma anche per la crescente cooperazione fra i due governi su «temi globali» come il sostegno alle transizioni democratiche nel mondo arabo, dalla Libia alla Tunisia fino alla Siria.

Riguardo in particolare alla Siria, l’amministrazione Obama vede nell’Italia un parter di primaria importanza su tre fronti: l’emergenza rifugiati, la definizione di piani per fronteggiare il rischio dell’uso di armi chimiche da parte di Bashar Assad e la pianificazione della ricostruzione civile quando il regime sarà caduto. Il premier italiano sarà fra i leader stranieri invitati da Obama ad un evento in programma lunedì a New York, a margine dell’apertura della nuova Assemblea Generale dell’Onu. E non si può escludere che l’occasione consentirà anche uno scambio di opinioni sulla sorte degli agenti Cia, sui quali pende adesso la minaccia di un mandato di cattura europeo.

" Traditi da Bush e Obama. Le leggi italiane violate dai presidenti "


Sabrina De Sousa

I responsabili della rendition di Abu Omar hanno avuto l’immunità diplomatica o non vengono perseguiti mentre ad essere condannata è una come me che non ebbe alcun ruolo». L’agente Sabrina De Sousa è uno dei 23 funzionari della Cia nei cui confronti la Corte di Cassazione ha confermato la condanna del Tribunale di Milano. Ha scelto di parlare ora per far conoscere la propria versione.

Iniziamo da quanto avvenne a Milano il 17 febbraio 2003. Lei è stata condannata, assieme ad altri 22 agenti, per essere stata coinvolta in un’operazione illegale in Italia. Cosa risponde?

«Dal fine settimana precedente al 17 febbraio ero a Madonna di Campiglio in settimana bianca. Non ho avuto ruoli nella presunta operazione illegale. Dico presunta perché questa è la posizione del governo Usa che non conferma nè smentisce la “rendition”. Per il tribunale italiano è un caso di sequestro e i sequestri sono illegali. Le “rendition” invece sono legali negli Usa. Una “rendition straordinaria” è la cattura e il trasferimento extragiudiziale di una persona da una nazione all’altra e, per renderlo legale deve essere il presidente Usa ad approvarlo».

Perché alla AbcNews ha detto che gli Usa «hanno violato la legge»?

«Sono stati individui sotto la direzione del presidente Usa a violare la legge italiana. Alti funzionari di Cia, Dipartimento di Stato e consiglio per la sicurezza sono responsabili di averla violata approvando e finanziando le rendition. Purtroppo i governi europei hanno difficoltà a indagare su funzionari dell’amministrazione Bush perché facendolo vengono sottoposti a pressioni dall’amministrazione Obama. Ogni azione politica di diplomatici Usa sul suolo straniero è approvata da Washington».

Quale è il stato suo ruolo in questa vicenda?

«Non ero presente sulla scena nè avevo un’anzianità di servizio tale per essere responsabile di decisioni su rendition o sequestro. Il mio ruolo è stato di porre l’interrogativo sul perché alti funzionari a Washington avevano concordato con i funzionari Usa a Roma che Abu Omar avrebbe dovuto essere rapito e mandato in Egitto. Aspetto ancora la risposta».

Si trattò di un’operazione Usa o fu condotta con gli italiani?

«Questa è una domanda a cui devono rispondere le autorità italiane e il presunto regista della rendition, Jeff Castelli (capostazione della Cia, ndt), che era a Roma in contatto gli italiani».

Cosa pensa del verdetto di colpevolezza del tribunale di Milano?

«Non ha preso in considerazione i fatti. Basta leggere i verbali. Ad esempio vi è scritto che “il procuratore generale ha chiesto l’annullamento per l’agente De Sousa”. La procura mi considera centrale nel rapimento perché sarei stata trasferita dall’ambasciata a Roma al consolato di Milano per eseguirlo. Ma fui trasferita a Milano prima dell’11 settembre 2001 ovvero assai prima che iniziassero le rendition straordinarie».

La Corte di Cassazione ha convalidato la sua colpevolezza e l’Italia potrebbe chiedere la sua estradizione. Cosa farà?

«Da un punto di vista legale non c’è molto che possa fare negli Usa o in Italia in merito a tale verdetto. E non so con certezza quali passi adotterà l’Italia sull’estradizione».

Come giudica la difesa che le ha garantito il governo Usa?

«Il governo Usa sotto le amministrazioni Bush e Obama ha abbandonato i diplomatici e militari. Se l’Italia avesse processato alti funzionari del governo, gli Usa avrebbero fatto di più per difenderli. L’unica ragione per cui sono riuscita ad avere un avvocato difensore in Italia è perché ho fatto causa al Dipartimento di Stato. Le credenziali diplomatiche e gli accordi “Sofa” sullo status delle truppe all’estero non valgono la carta sui quali sono scritti. Senza contare che il presunto regista della rendition di Abu Omar si è visto riconoscere l’immunità diplomatica dall’Italia. Inoltre i leader della Cia e del Dipartimento di Stato che hanno approvato e finanziato le rendition restano immuni da ogni tipo di azione legale».

Si aspettava una decisione differente della Cassazione?

«Ero ottimista, sulla base delle affermazioni del procuratore».

Cosa prova verso l’Italia e gli italiani?

«I miei sentimenti positivi non cambiano a causa dei tribunali».

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