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Ugo Volli
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Professori, ricercatori, firmaioli 20/09/2012

Professori, ricercatori, firmaioli

Cari amici, non consideratemi troppo impertinente se mi permetto di darvi un consiglio: quando leggete un contratto, guardate le clausole in caratteri piccoli, quando vi danno un biglietto da visita non date per scontato che i titoli più o meno pomposi che contiene corrispondano a qualcosa di reale. Questo vale nei rapporti commerciali, naturalmente, ma anche in politica. Bisogna guardare le clausole scritte in caratteri piccoli, ancora di più, capire che cosa non c'è scritto e perché foto e narrazioni sono ritagliate in un certo modo. Vi faccio un esempio.


L'altro ieri Informazioni Corretta ha pubblicato un bell'articolo di Giulio Meotti che raccontava i tentativi di boicottaggio accademico di Israele che si moltiplicano negli Stati Uniti, ma soprattutto in Gran Bretagna e nell'Europa del Nord; leggetelo se non lo avete fatto, perché vi mostra l'ottusa ostilità degli accademici che hanno trovato nel conflitto palestinese il modo di coltivare la loro tradizione antisemita senza nemmeno bisogno di dirsi nazisti:  http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=46104. In particolare Meotti citava un appello di professori per il boicottaggio che circolerebbe nelle università europee: sarebbero 250 firme in Europa, di cvui 50 italiani. Non granché, mi dicevo leggendo: i professori universitari italiani fra ordinari e associati sono circa 27.500 e i ricercatori (che hanno diritto al titolo di professori aggregati quando vengono nominati responsabili di un corso) circa 14.500, per un totale di circa 42.000 (datri Istat http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_DOCENTI , un po' vecchiotti, del 2008, ma non molto è cambiato da allora). 50 su 42000 è poco più dell'un per mille...


Poi però mi è venuto in mente di andare a guardare meglio. Ieri Informazione Corretta ha meritoriamente pubblicato la lista (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=46118) E c'è una pagina del Ministero dell'Università e della Ricerca che consente di far ricerca per i nomi dei professori, gli atenei, i settori disciplinari ecc. La trovate qui: http://cercauniversita.cineca.it/php5/docenti/cerca.php. Be', ho provato a leggere i caratteri piccoli e ho sottoposto tutti i nomi (che sono 49 e non 50, perché uno è elencato due volte, prima per il cognome e poi per il nome. Il risultato è interessante, perché di questi 49, ben 26 sono ignoti al Ministero dell'Università, diciamo che il titolo sull'appello non dovrebbe essere prof. Il che non significa che non esistano. C'è Vattimo, per esempio, che non è più un professore, ma un pensionato che fa di mestiere il parlamentare europeo (per Di Pietro, ricordatevene quando si tratterà di andare a votare), cioè il politico di professione. Poi forse c'è qualcuno che lavora in qualche istituto di ricerca, ma non per questo è professore. Dunque quelli che sono di ruolo in università in questo appello, sono 23. Ora 23 su 42.000 fa lo 0,5 per mille. Ma non è finita qui. Sarà un po' baronale, ma ho voluto capire quanti fra questi 23 hanno il titolo vero di professore e quanti sono ricercatori. Be', i professori veri che hanno firmato l'appello sono 12. Dodici su 27.500: non è una rappresentanza larghissima, che ne dite? Naturalmente ce ne sono molti altri che firmerebbero, se fossero interpellati: che c'è di meglio di un bel pogrom progressista? Ma di fatto non hanno firmato. Possiamo lasciare a 12 professori la rappresentanza di tutta l'università italiana? No, non possiamo, erano di più i coraggiosi che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo nel '31: furono quindici più pochi altri che si dimisero per non firmare. Trovate i nomi qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Giuramento_di_fedelt%C3%A0_al_Fascismo. Ma purtroppo, nonostante il coraggio di questi professori esemplari, l'università italiana degli anni Trenta non fu affatto antifascista (purtroppo e anzi per colpa di Togliatti, che, forse pensando al suo rapporto con Stalin, consigliò di firmare). E così, invece, per fortuna, l'università italiana oggi non è affatto boicottatrice o antisemita. Vi sono più nemici di Israele di questi cinquanta giovani e forti (si fa per dire), ma non c'è confronto con quel che purtroppo accade nel Nord Europa.

Fin qui l'esempio.  Il fatto è che darsi titoli accademici per accreditare “intellettuali” discorsi pacifinti non è raro. Lo fa anche un tale che scrive su siti ebraici, che dice di essere “ricercatore”, ma neanche lui compare nel sito del Ministero. Certo, uno può liberamente cercare amore, carriera, quadrifogli, pietra a forma di cuore e dirsi ricercatore...Sta a noi guardare nel non scritto e nel non detto, e giudicare: i giornali perché dicono e non dicono certe cose, quelli che firmano gli appelli perché lo fanno, i professori se lo sono o meno, i ricercatori su quel che ricercano e soprattutto su quel che scrivono e perché.

Ugo Volli


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