Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Chiedere scusa agli assassini è il modo di mantenere la pace? 19/09/2012

Chiedere scusa agli assassini è il modo di mantenere la pace?

a destra, il cadavere dell'ambasciatore Chris Stevens

Cari amici, scusate se insisto,
ma non succede tutti i giorni che ammazzino un ambasciatore, che è il rappresentante del suo Paese e che è protetto dall'etica pubblica, dai proverbi ("ambasciator non porta pena") e da solenni trattati internazionali, anche in caso di guerra.

E non accade mai che se lo faccia fare quella che resta, nonostante la catastrofica presidenza che sta concludendosi (speriamo), la prima potenza del mondo, senza reagire in alcun modo, se non annunciando lo spostamento di 200 marines (e immaginiamo anche di una squadra mista di vigili urbani e raccattapalle) vicino al luogo del delitto. A proposito di marines, pensate che la sicurezza dell'ambasciatore era assicurata non da loro, ma da guardie locali, che hanno venduto ai terroristi o direttamente ammazzato per conto loro il diplomatico - naturalmente con le armi gentilmente fornite agli insorti dai servizi segreti occidentali durante la rivolta dell'anno scorso. Una vera e propria metafora del rapporto fra amministrazione Obama e islamisti: l'America li finanzia e li arma, loro le sparano addosso. E sempre a proposito dei marines, sembra che Sudan e Yemen abbiano rifiutato l'accesso ai rinforzi necessari per tutelare le ambasciate in quei paesi, e che naturalmente l'America abbia abbozzato.

E' chiaro che Obama vuole far dimenticare al più presto l'assassinio, coadiuvato da una stampa servile che ha censurato le circostanze terribili del delitto (http://www.michaelsfaradi.it/?p=624) e la sua dimensione omofoba (http://www.examiner.com/article/did-hillary-clinton-send-gay-ambassador-to-libya-as-intentional-provocation) e che abbia taciuto sulla lunga preparazione dell'attentato inghiottendo la tesi assurda e autolesionista che lo dipinge come conseguenza di un film "blasfemo" ( http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=3&Id=2954), accettando in pieno la "cultura delle colpe collettive" (http://www.corriere.it/opinioni/12_settembre_17/panebianco-liberta-persone-vera-questione_b4a82800-009b-11e2-821a-b818e71d5e27.shtml) e del piagnisteo arabo, aggiungo io. Le cose sono andate insomma in maniera assai diversa da come le ha raccontate l'Amministrazione americana (http://www.examiner.com/article/intel-contradicts-obama-account-of-libyan-raid), e le prove incominciano a emergere, anche se la stampa le censura.

Né Obama né la Clinton (e permettano gli amici cattolici, nemmeno il Papa nella sua recente visita in Libano) hanno fatto osservato che una vita umana è infinitamente più meritevole di tutela della fama di un "profeta" non si sa quanto scalfita da film di serie C, vignette, romanzi come quello di Rushdie. Non hanno ricordato insomma, che a parte la vita dell'ambasciatore Stevens, vi sono le centinaia di cristiani uccisi nelle scorse settimane a causa della loro fede da musulmani in Nigeria e in Siria, vi è la bambina Down processata per la falsa accusa di aver bruciato pagine del Corano in Pakistan (http://qn.quotidiano.net/esteri/2012/08/19/760211-sindrome-down-bambina-pakistan-arrestata-corano.shtml), vi sono i preti ammazzati in Turchia, una strage infinita che naturalmente quand'è possibile si estende al mondo ebraico, agli induisti, a chiunque.

E il rifiuto della reciprocità è così evidente che, durante le proteste stesse per il film su Maometto, un imam egiziano ha bruciato una Bibbia, con le motivazioni che vi copio qui: " È il caso del predicatore egiziano Sheikh Abu Islam Ahmed Abdallah, che durante le proteste al Cairo davanti all’ambasciata americana, ha bruciato la Bibbia. Denunciato in tribunale dal Centro egiziano per i diritti e le libertà, si è difeso così: «Non esiste sulla faccia della terra un libro divino chiamato Bibbia» ha detto. «Io non ho diffamato il cristianesimo, perché il termine “diffamazione” non esiste nell’islam».  «Io riconosco solo l’essere credente e l’essere non credente» ha aggiunto. «”Diffamazione” è un termine secolare e ciò che io riconosco del cristianesimo è che è una religione blasfema e pagana. Ecco perché ho distrutto la Bibbia, in reazione agli abusi dell’islam e del Profeta». Ahmed Abdallah ha poi detto che non ha ancora ricevuto nessuna notifica dal tribunale e che, in ogni cosa, si sottometterà al giudizio del tribunale." (http://www.tempi.it/egitto-brucia-la-bibbia-e-si-difende-il-cristianesimo-e-blasfemo-nessuno-protesta#.UFiNZVHFniw). Non è affatto un caso isolato: nei giorni scorsi vi è stato quello di giovani arabi dell'Autorità Palestinese che hanno pensato fosse molto divertente fare un rogo dei salmi, sacri all'ebraismo come alla cristianità, e hanno deciso che il posto più adatto per questa ricreazione fosse il cimitero del Monte degli Olivi: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/160030#.UFil1lHFniw.

Insomma, a parte la libertà di espressione, che protegge tutte le comunicazioni, quelle belle come "I versetti satanici" e quelle brutte come il film in questione; a parte la sacralità della vita umana, che dovrebbe valEre per gli ambasciatori americani come per gli scrittori anglo-indiani come per tutti gli altri, c'è in gioco un problema di reciprocità. E questo è il nocciolo della questione che Obama come la stampa "progressista" cerca di nascondere: i musulmani non vogliono essere tutelati come tutti e godere di diritti universali, pensano di dover essere privilegiati, di avere unicamente loro la verità e il diritto, al massimo sono disposti a concedere un po' di tolleranza ai "miscredenti" che si sottomettono. Ogni gesto di pacificazione che viene fatto nei loro confronti (e sappiamo tutti quanti ne abbia fatti Obama), viene letto da loro come un atto dovuto, ma ancora insufficiente di sottomissione, e quindi giustifica e incoraggia la loro violenza. E Obama persevera, pensate che per mostrare la sua "buona volontà" sembra stia accettando di liberare lo "sceicco cieco", il capo terrorista imprigionato per il primo attentato alle Twin Towers, quello fatto con un camion di esplosivo e fallito: un capo terrorista che ha ispirato sia gli assassini che hanno poi realizzato il suo progetto con gli aerei, sia i Fratelli Musulmani al potere in Egitto (http://patdollard.com/2012/09/source-obama-administration-in-talks-to-transfer-blind-sheikh-to-egypt/). Il delitto di Bengasi costituisce non solo la smentita sulle analisi di un progresso democratico della "primavera araba", ma la dimostrazione del danno e del pericolo costituito dalla politica di appeasement dell'attuale amministrazione americana.

Ugo Volli


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui