Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 19/09/2012, a pag. 17, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Primavere arabe. Era meglio quando si stava peggio".
Fiamma Nirenstein
Si stava meglio quando si stava peggio. Già sentito dire? E allora perché tutti si sono eccitati tanto quando le folle arabe, adornate di aura primaverile, hanno fatto le loro rivoluzioni? Ora la novità è che, a confermare le delusioni, i dati dicono che forza dell’opinione pubblica, libertà civili, stato di diritto e trasparenza hanno fatto passi indietro o sono rimasti fermi rispetto ai bei tempi dei tiranni. Lo scrive il rapporto della Freedom House, che misura ogni anno il tasso di democrazia. Non che lo si debba prendere per oro colato, ma poiché gli tocca in questo caso dire il contrario di quello che probabilmente farebbe piacere (se la prende più volentieri con i Paesi democratici), magari stavolta è credibile. La democrazia è misurata da parametri numerici. La perfezione nella governance democratica si raggiunge con 7 punti, la decenza con 5. Il mondo islamico è andato giù. L’Egitto che si meritava sotto Mubarak 1,98 ora, nonostante le libere elezioni che danno un bel punteggio, raggiunge solo il 2,25. Siamo vicini al Bahrein che nel 2004 aveva il 3,27 ed è piombato al 2,03, il livello della Siria quando è scoppiata la rivoluzione contro Assad. La Tunisia dal 2,36 di Zine el Abidine Ben Ali è salita al 4,11. Il dato fa piacere, ma sembra in contraddizione con le notizie: la nuova Costituzione contiene una clausola che invece di stabilire la parità descrive le donne come «complementari» alla figura maschile; un altro articolo definisce reato qualsiasi rapporto con Israele. E quanto a trasparenza non convincono proprio i giochetti per cui è svanito nel nulla il capo dei Partigiani della Sharia Abu Iyad, ricercato dalla polizia perché aveva ispirato (o comandato?) le proteste contro il film su Maometto costate quattro morti innocenti. La polizia non ha potuto o non ha voluto arrestarlo benché fosse a portata di mano. Ma al di là dei conteggi, quello che deciderà il futuro è l’aria politica che spira: si capisce che andrà di male in peggio. Nel vento non soffia la democrazia. Mugghia invece un’onda alta che porta sempre più su l’islamismo jihadista e l’odio antioccidentale. I salafiti e Al Qaida si organizzano chiedendo più Sharia. Gli Hezbollah sciiti prendono la piazza subito dopo la partenza del Papa per predicare a immense folle l’odio e la guerra, proprio dove un minuto prima si predicava amore. Si vede il presidente egiziano Morsi che ci mette troppo tempo e troppo poco cuore a condannare gli assassinii di questi giorni. Fra un po’ si dirà: si stava meglio anche quando si stava ancora peggio.
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