Il terrore alawita diventa realtà
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Angelo Pezzana)
Mordechai Kedar, alawiti pro Bashar al Assad
Sin dall’inizio della rivolta siriana di un anno e mezzo fa, ho scritto molti articoli per raccontare come gli alawiti si comportino con estrema crudeltà nei confronti dell’opposizione, anche perché sanno benissimo che stanno combattendo per mantenere il potere nelle loro mani, ma anche –soprattutto- per salvare le loro stesse vite. Ne ho scritto sin dal 1998, nella mia tesi di dottorato e nel libro che ho pubblicato successivamente nel 2005. I musulmani hanno sempre manifestato ostilità contro gli alawiti, eppure questi ultimi non hanno mai dato prova di temere che le loro vite fossero in pericolo.
La Siria moderna è nata grazie al Mandato francese, stabilito alla fine della prima guerra mondiale e terminato nel 1943. Come altri stati arabi mediorientali, anche la Siria ebbe a patire per gli errori commessi dai paesi mandatari, Francia e Inghilterra, come lo è stata l’Italia per la Libia. L’errore più grande è stato quello di riunire in un solo stato etnie differenti, tribali,religiose, gruppi ostili gli uni agli altri, nella speranza che sarebbe arrivato il giorno nel quale tutti si sarebbero seduti intorno ad un fuoco intonando canti patriottici in perfetta armonia. Questo non successe, non succede oggi, e non succederà nel prossimo futuro.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è riunito il 30 agosto scorso per discutere della guerra civile siriana, responsabile di 5.000 morti nel solo mese di agosto. Sono intervenuti il Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius e il rappresentante siriano all’Onu Bashar al-Jafari, che ha attaccato i paesi occidentali- la Francia in primo luogo – per l’aiuto dato ai ribelli. Fabius ha risposto con queste parole “ Lei si esprime negativamente sul Mandato francese, ma voglio ricordarle che il nonno del suo presidente aveva chiesto alla Francia di rimanere in Siria e di non concedere l’indipendenza, il documento ufficiale , controfirmato, è negli archivi del Ministero degli Esteri francese, se lo desidera posso fargliene avere una copia”.
Fabius si riferiva al documento firmato dai leader siriani , tra i quali Suleiman al-Asad, nonno del presidente siriano, il 15 giugno 1936, e inviato a Leon Blum, allora Primo Ministro francese. In quel tempo vi furono contatti tra il governo francese e gruppi di intellettuali siriani che credevano si potesse creare una Grande Siria . Quel documento uscì, senza però destare particolare attenzione, sul giornale libanese al-Nahar e sull’egiziano al-Ahram.
Mi sembra utile pubblicarlo nella sua interezza, avvertendo i lettori di considerare, leggendolo, gli avvenimenti di questi giorni. Fra parentesi i miei commenti:
“ Caro Mr. Leon Blum, Primo Ministro di Francia
Alla luce dei negoziati condotti tra Francia e Siria, noi, leader alawiti siriani, richiamiamo rispettosamente la sua attenzione e quella del suo partito (Socialista) su:
1: la nazione alawita (!!) che ha mantenuto la sua indipendenza attraverso gli anni con forza e determinazione, al prezzo di molte vite umane, è una nazione diversa nella fede, storia e società, dagli altri paesi sunniti. La nazione alawita (che vive sulle montagne della Siria occidentale) non è mai stata soggetta al potere di chi governa città e paesi dell’entroterra (i musulmani).
2. La nazione alawita rifiuta l’annessione alla Siria musulmana, perché la religione musulmana si considera quale fede ufficiale dell’intero paese, e considera noi alawiti come eretici. Le chiediamo quindi di valutare il terribile destino che avremo se saremo forzatamente annessi alla Siria, quando il Mandato avrà termine, con l’arrivo delle imposizioni religiose musulmane ( per l’islam gli eretici possono scegliere tra convertirsi o essere uccisi)
3. Concedere l’indipendenza alla Siria alla fine del Mandato può essere in linea con i principi socialisti, ma il risultato sarà il controllo da parte di poche famiglie musulmane sulla nazione alawita in Cilicia, in Askadron (la Striscia di Alessandretta che i francesi annessero alla Turchia nel 1939) e nelle montagne Ansarie (nella parte occidentale siriana, la continuazione della catena montuosa libanese). Un parlamento e un governo costituzionale non ci garantirà la libertà, sarà una facciata, senza alcun valore, la verità è che saremo controllati da fanatici religiosi che opprimeranno le minoranze. Vogliono i leader francesi che i musulmani controllino la nazione alawita, trascinandola nella più completa rovina ?
4. Lo spirito fanatico che anima le tradizioni degli arabi musulmani verso tutti coloro che non lo sono è il nutrimento della religione islamica, per cui non vi è alcuna speranza che possa cambiare. Se il Mandato verrà meno, il pericolo di distruzione e morte delle minoranze in Siria sarà una minaccia sicura, anche se la cancellazione (del Mandato) mantenesse libertà di pensiero e di religione. Infatti, anche oggi possiamo vedere a Damasco come i musulmani costringono gli ebrei a firmare un documento che gli proibisce di mandare aiuti ai loro fratelli ebrei che sono perseguitati in Palestina ( durante la grande rivolta araba). La situazione degli ebrei in Palestina è la prova più lampante e concreta del problema rappresentato dalla religione nel mondo arabo musulmano verso chiunque non appartenga all’islam. Quei bravi ebrei, che hanno portato agli arabi musulmani civiltà e pace, che hanno diffuso ricchezza e prosperità nella terra di Palestina, che non hanno mai aggredito nessuno né si sono impadroniti di nulla con la forza, eppure, ciò malgrado, i musulmani hanno dichiarato la guerra santa contro di loro, arrivando ad uccidere donne e bambini, malgrado il fatto che la Palestina sia sotto Mandato britannico e la Siria sotto quello francese. Un tragico futuro aspetta gli ebrei e altre minoranze se il Mandato viene cancellato e la Siria musulmana viene unificata alla Palestina musulmana. Questa unione è il vero obiettivo degli arabi musulmani.
5. Noi apprezziamo la sua generosità di spirito nel difendere il popolo siriano e il suo desiderio di concedergli l’indipendenza, ma la Siria oggi è lontana dall’alto obiettivo che lei ha in mente di realizzare, in quanto è ancora prigioniera di una religione feudale. Non pensiamo che il governo francese ed il partito socialista francese non vorranno concedere l’indipendenza ai siriani, perché questo porterebbe la schiavitù alla nazione alawita, con distruzione e morte della nostra minoranza. Non deve succedere che consentiate alla richiesta (nazionalista) siriana di annettere la nazione alawita alla Siria , perché i vostri alti valori, che sostengono i principi di libertà, non permetteranno che una nazione (i musulmani) distrugga la libertà di un’altra (gli alawiti) con una annessione forzata,
6. Dovete essere in grado di assicurare i diritti degli alawiti e delle altre minoranze nella formulazione del trattato (Trattato franco-siriano, che definisce le relazioni fra gli stati), ma vi ricordiamo che i contratti non hanno alcun valore per la mentalità siriana-islamica. L’abbiamo sperimentato nel passato , con il patto firmato da Inghilterra e Iraq, nel quale era fatto divieto agli iracheni di attaccare assiri e yazidi.
La nazione alawita, che noi firmatari rappresentiamo, invoca il governo francese e il partito socialista francese di garantire libertà e indipendenza (uno stato indipendente alawita !!) dai confini sicuri. La nazione alawita affida il suo benessere nelle mani dei leader socialisti francesi, sicuri di trovare un forte sostegno per una nazione che è amica fedele e alleata della Francia, ma che oggi è sotto minaccia di distruzione e morte.
Firmatari: Aziz Aya al-Huash, Mahmud Aya Jadid, Mahmud Bik Jadid, Suleiman Asad (il nonno), Suleiman al-Murshid, Mahmud Suleiman al-Ahmad
Così si conclude il documento, scritto 86 anni fa, ma che avrebbe potuto essere stato scritto ieri. Il documento include tutti le problematiche che riguardano il Medio Oriente ancora oggi: fanatismo religioso musulmano, violenza, marginalizzazione di tutti coloro che non appartengono all’etnia dominante, l’ignoranza dell’Occidente e la sua ingenuità nell’affrontare e risolvere i relativi problemi.
Con tutto il rispetto per i firmatari, va detto che anche loro, malgrado il fatto che siano arabi e parlino la lingua araba, si differenziano dagli altri arabi musulmani, si definiscono “ nazione alawita” solo perché seguono un’altra religione. Sono una tribù separata dalle altre , si ritengono gli abitanti originali delle montagne della Siria occidentale, contrariamente agli arabi musulmani che hanno invaso la regione nel settimo secolo provenendo dalla Penisola arabica, sotto le insegne del secondo califfo Umar bin al- Khattab, che impose l’islam alle popolazioni conquistate.
Non c’è dubbio che gli alawiti abbiano tratto le dovute conclusioni da quanto hanno scritto nel documento, in quanto hanno governato i musulmani sin dal 1966 con un pugno di ferro crudele e sanguinario, sapendo bene quel che sarebbe loro successo se al potere ci fossero stati i musulmani.
Un dettaglio interessante del documento è il fatto che non viene mai nominato l’ Impero Ottomano, che aveva cercato di islamizzare gli alawiti, obbligandoli a costruire moschee nei loro villaggi. La spiegazione sta nel fatto che i firmatari non hanno voluto mettersi contro i turchi , visto che in Turchia vive una minoranza alawita, che avrebbe potuto subire repressioni se nel documento ci fossero state delle critiche pesanti.
Ma il dettaglio più significativo è il taglio positivo con il quale vengono visti gli ebrei nella Terra d’Israele. Chi lo sa, forse in futuro, quando gli alawiti saranno obbligati a salvare le loro vite nelle città musulmane di Siria, per sfuggire quel destino descritto nel documento, fonderanno uno stato indipendente sulle loro montagne dell’Ansuria, forse, allora, quale piccolo stato perseguitato – per l’ironia della sorte – forse vorranno stringere le mani dell’ “entità sionista”, che è tuttora una entità illegittima e disprezzata agli occhi degli arabi e dei musulmani.
“Popoli oppressi del Medio Oriente, Unitevi !”
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link: http://eightstatesolution.com/
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