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Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.09.2012 IC7 - Il commento di Piera Prister
Dal 09/09/2012 al 15/09/2012

Testata: Informazione Corretta
Data: 17 settembre 2012
Pagina: 1
Autore: Piera Prister
Titolo: «Il commento di Piera Prister»
Il commento di Piera Prister


Piera Prister

Un presidente debole e accondiscendente anche di fronte alle immagini drammatiche di un suo ambasciatore assassinato, trascinato da una folla inferocita fuori dal consolato di Bengasi. Obama non ha dato una risposta decisa di rabbia ne’ di sdegno come avrebbe dovuto, solo a vedere le missioni diplomatiche bruciate, i morti ammazzati. E’ impressionante il vuoto di leadership che in questi giorni c’e’ nel paese e invece come sia stato eloquente il riferimento alla sedia vuota che Clint Eastwood indicava pochi giorni fa alla Republican Convention. Obama se l’e’ presa subito con quel video galeotto che insulta Maometto, come gia’ se la prendeva con i corani bruciati, non con gli assassini, non con Mohamed Morsi che parla di pace in Inglese e di guerra in arabo. Non ha reagito, neanche un ammonimento a quei tiranni islamici, in quattro ore in cui s’e’ perpetrato il crimine al consolato di Bengasi, in mezzo a violenze che si stavano propagando come una miccia al Cairo e in Yemen, e che poi in tre giorni hanno raggiunto 21 paesi del Medio Oriente, Israele e anche il Nord Africa. Obama avrebbe dovuto imporre un diktat perentorio per fermare l’assalto e mandare subito marines in soccorso con elicotteri magari dalla base militare di Sigonella in Sicilia. Non lo fatto, non e’ nemmeno restato a Washington nella Casa Bianca per coordinare il da farsi, ha lasciato la responsabilita’ militare agli altri del suo staff -come e’ ormai cliché’ in lui- ed e’ andato a Las Vegas proseguendo la sua campagna elettorale in corso. Che poi non ci fossero presidi armati di fronte alle missioni diplomatiche e’ molto grave soprattutto nel giorno di September 11! E’ chiaro che e’ stato “an Intelligence failure” che non ha previsto l’attacco, dietro cui c’era una regia. I senatori McCain e Lieberman hanno parlato chiaramente di attacco terroristico ben organizzato e strutturato ”well organized and structured”. Ma Obama rifugge da sempre, sin dalla sua elezione dall’usare il termine terrorismo perche’ per lui il terrorismo e’ finito “Terrorism is Over”. Come d’altronde giustificherebbe i tagli apportati alla Difesa?! Ed ora tutti i notiziari che nel giorno di venerdi’ senza sosta stanno trasmettendo notizie ci dicono di stare tranquilli perche’ le feroci masse musulmane in rivolta contro le missioni diplomatiche occidentali in Medio Oriente, non ce l’hanno contro di noi, non ce l’hanno contro l’America, ma si sono scatenate per l’irriverente video contro Maometto che avrebbe provocato tutto. Ci stanno manipolando, stanno manipolando gli americani: Manipulated Outrage and Misplaced Fury, scrive Husain Haqqani sul WSJ, la mattina del 15 settembre. Il dibattito tra coloro che incolpano o non incolpano il video oltraggioso e’ solo una distrazione dalla furia della realta’ che abbiamo sotto gli occhi di un Islam che da decenni ricorre sempre alla stessa STRATEGIA di SELF-EMPOWERMENT, che e’ solo alla ricerca di successo e auto-affermazione. Eppoi sull’anti-americanismo gli ayatollah hanno costruito un’intera rivoluzione. Il Segretario di Stato Hillary Clinton ha gridato arrabbiata : “quel video e’ esecrabile, quel video e’ disgustoso”. Ma a qual punto di assurdita’ siamo arrivati, non e’ esecrabile l’assassinio dell’ambasciatore, non le violenze della teppaglia islamista, ma e’ esecrabile un video che serve come pretesto a questi tiranni, padroni assoluti dei loro paesi –che deprivano le loro genti del diritto di vivere dignitosamente- per scatenare la loro rabbia contro l’Occidente, lontano dal loro stesso fallimento societario politico ed economico. Questi aggettivi “esecrabile” e “disgustoso” ce lo propinano alla TV ogni giorno dal prato della Casa Bianca, in tutte le salse e suona come un chiedere scusa all’infinito, in perpetuazione, come ha sottolineato John Bolton alla TV. Questi tiranni sarebbero pure i nostri alleati? L’amministrazione e’ risoluta ancora a dare a Morsi miliardi di dollari, in aiuti militari e per costruire infrastrutture in Egitto, mentre c’e’ a massive uprising, una sollevazione delle masse musulmane nel mondo, le ambasciate che bruciano e la situazione sta precipitando, mentre e’ chiaro che la politica estera di Obama e’ ormai in rovine. Ci arriva a proposito da Torino una notizia importante -snobbata da tutti i notiziari- segnalata da Emanuel Segre Amar, secondo cui nel Sinai e’ stata attaccata, con morti e feriti una delle due postazioni degli Osservatori dell’ONU, che sono li’ dopo la firma degli accordi di pace tra Egitto e Israele, notizia diffusa dal network israeliano Channel 2 . Anzi, e’ inspiegabile l’attrazione che tuttora la Casa Bianca ha per Mohammed Morsi, colui che ha tramato per far fuori Hosni Mubarak e che ha portato i Fratelli Musulmani al potere in Egitto, che sono un’organizzazione terroristica sotto mentite spoglie democratiche. L’attacco a Bengasi era stato pianificato, non era occasionale e spontaneo, era stato preparato per l’11 settembre per celebrare con un ennesimo bagno di sangue, con l’assassinio dell’ambasciatore Chris Stevens e altri tre americani, proprio quando qui, sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico, dopo il tramonto scorrevano ancora al suono di “Amazing Grace” sui teleschermi, le immagini commemorative di quello che accadde qui a New York esattamente 11 anni fa a firma di 18 dirottatori islamisti. Erano immagini terrificanti di due torri giganti sgretolantesi lentamente giu’, piano dopo piano sempre piu’ in basso, in una montagna immane di macerie e di polvere. Era qui a Dallas ancora la sera dell’11 settembre 2012, quando incollati alle televisioni, il nostro sguardo era dalle immagini distolto verso i sottotitoli delle breaking news che ci informavano sulle violenze in atto di una folla inferocita in Libia e in Egitto. La’ i terroristi avevano approfittato delle tenebre per compiere meglio il loro eccidio prima che qui scadesse il giorno di lutto : diplomats there condemned not the attackers but those who hurt the religious feelings of Muslims“. Liz Cheney scrive sul WSJ del 9/13/2012: “Il presidente Obama e’ apparso dopo meno di 24 ore “in Rose Garden” per condannare l’assalto in Libia ma senza menzionare l’attacco in Egitto.” Il presidente continua a scusarsi e a chiamare “protesters” quelli che attaccano in un atto di guerra, come per edulcorare il tutto. Non ci sono scuse che tengano che siano all’occorrenza corani bruciati e video irriverenti o insultanti perche’ gli ammazzamenti e i bagni di sangue ci sarebbero, ci sono e ci sono stati comunque da molti decenni e decenni, solo chi e’ cieco non li vede, come il presidente Obama e il Segretario di Stato, Hillary Clinton. Questi, mentre ci ammazzano in Afghanistan e in Libia il governo continua a scusarsi. La verita’ e’ che l’America e’ priva di leadership se Obama e Clinton rispondono in modo dilatorio: we are investigating. Stiamo investigando. La verita’ e’ che quello che sta avvenendo in Medio Oriente in modo drammatico turba il piano di Obama che aspirando alla riconferma vuole navigare in acque tranquille in questo periodo elettorale: chiude la porta in faccia a Netanyahu e riverente la apre a Mohammed Morsi che e’ si’ il presidente “eletto” in Egitto, ma che governa senza Parlamento e senza Costituzione, avendo assommato tutti i poteri nella sua persona. E’ questa la democrazia che governa l’Egitto tuttora tanto elogiato qui negli Stati Uniti ai piu’ alti livelli istituzionali?! A quest’atto di guerra Obama e H. Clinton hanno risposto testualmente che: This is an attack perpetrated from a small and savage group of militant not of people of governement of Lybia that killed the US ambassador and three Americans members of his staff”. Questo e’ un attacco perpetrato da un piccolo e selvaggio gruppo di militanti non da parte di quelli che governano la Libia. L’amministrazione Obama da’ credibilita’ ai governi di Libia e d’Egitto perche non vogliono cambiare i loro piani di dare il benvenuto in pompa magna al fratello musulmano Mohamed Morsi che si accinge a venire a Washington prossimamente per intascare anche fior di miliardi di denaro che esce dalle tasche dei cittadini americani che pagano sempre piu’ tasse. Aprono la porta all’antidemocratico Morsi e la chiudono al democratico Netanyahu, questa e’ la verita’ di fondo.


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