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La Stampa Rassegna Stampa
12.09.2012 Arabia Saudita: italiana prigioniera del marito islamico da 6 mesi
cronaca di Silvia Mossano

Testata: La Stampa
Data: 12 settembre 2012
Pagina: 19
Autore: Silvia Mossano
Titolo: «Vi racconto il mio inferno di sequestrata in Arabia»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 12/09/2012, a pag. 19, l'articolo di Silvia Mossano dal titolo " Vi racconto il mio inferno di sequestrata in Arabia ".


Chiara Invernizzi

Per maggiori informazioni sulla vicenda di Chiara Invernizzi, italiana prigioniera del marito islamico in Arabia Saudita, cliccare sui link sottostanti 

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=45783
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=45921

Ecco l'articolo:

«Da sei mesi sono ostaggio del mio ex marito». Chiara Invernizzi, la valenzana 41enne che tre anni fa aveva sposato un ricco uomo arabo di cui si era innamorata a una mostra orafa di Basilea, lancia un appello. Dopo giorni di silenzio, nella speranza, svaporata che la situazione, stagnante da mesi, si sbloccasse, ora è disperata e sfiduciata. Parla via Skype. Siamo i primi a raccogliere le sue parole, nella casa di Valenza dove vive la madre, Giovanna Lami. Il volto di Chiara compare sul monitor del computer, posato sulla scrivania della sua camera, tra i libri e i quaderni che ne hanno accompagnato gli studi fino alla Cattolica di Milano e al master da Sotheby’s a Londra, il letto a baldacchino e i peluche che ne hanno assecondato i sogni, oggetti e fotografie che raccontano la sua storia.

Chiara racconta: «Mi avevano promesso che saremmo riusciti a espatriare prima del Ramadan, invece siamo ancora qui». Con lei c’è il padre, Andrea, 72 anni, rappresentante orafo, che non si muove dall’Arabia Saudita per proteggere la figlia. Il suo volto provato e scavato compare sul monitor accanto a quello di Chiara: «Ho paura che qualcuno venga a prenderla – dice –, la trascini via e non ce la facciano vedere mai più». L’ultima frase è sussurro e brivido allo stesso tempo. Il rischio si era materializzato qualche mese fa, quando Chiara, per cercare di ammorbidire la situazione già tesissima e favorire la trattativa del divorzio, aveva accettato un invito a cena con l’ex marito. «Ma era scattata la molla della gelosia, del tutto immotivata – racconta la madre, Giovanna Lami, che ad aprile è riuscita a lasciare Gedda -. Lui l’aveva trascinata nella casa coniugale, schiaffeggiata, buttata a terra, calpestata, le aveva stretto il velo attorno al collo. Guardi come l’aveva ridotta» e mostra sul telefonino le immagini di vasti ematomi sul collo.

Chiara e Andrea Invernizzi dall’Arabia Saudita non possono uscire. Il ricco arabo, rampollo di una famiglia altolocata che ha il suo impero a Gedda, li tiene in pugno. E la legge glielo consente: «Per poter lasciare l’Arabia Saudita serve il visto all’espatrio che può dare solo chi aveva fornito il via libera all’ingresso nel Paese», spiega Giovanna Lami. Praticamente in trappola.

Ci sono trattative in corso, anche rispetto a una cifra in denaro – due milioni di euro – che l’ex marito aveva versato «in dote» su un conto di Montecarlo intestato a Chiara. Lui li rivuole indietro. «Rinuncio alla somma – dice la giovane donna sfinita -. I soldi li abbiamo già fatti trasferire sul conto del nostro avvocato qui a Gedda, ma non voglio consegnarli prima della certezza di avere il visto». Ha ceduto anche su questo punto, ma l’ex marito, dopo aver lasciato intendere che accettava, non si è presentato a firmare l’accordo. «Non so più che cosa devo fare», dice sconsolata la donna. Il volto è tirato, si passa nervosamente le mani tra i lunghi capelli scarmigliati.

L’ha amato moltissimo, un giorno, quest’uomo bello, intelligente, ricco come un principe. Era certa che «instaurando un rapporto di fiducia» lui l’avrebbe trattata alla pari anziché sottometterla a un ruolo di inferiorità come là si fa con le donne. «Pensavo che il suo carattere fosse dovuto a esperienze negative del passato, la prima moglie che se n’era andata, ad esempio. Pensavo che con una donna diversa, che ama i suoi figli di 11 e 13 anni che mi chiamano mamma, lui sarebbe cambiato».

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