Siria: Bashar al Assad sacrificabile anche per i suoi alleati commento di Pio Pompa
Testata: Il Foglio Data: 11 settembre 2012 Pagina: 3 Autore: Pio Pompa - Bernardo Valli Titolo: «Non sente, il presidente siriano Assad, il fuoco amico alle spalle?»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 11/09/2012, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo " Non sente, il presidente siriano Assad, il fuoco amico alle spalle?".
Pio Pompa, Bashar al Assad
E’dopo il recente endorsement del presidente egiziano Mohammed Morsi, a favore dei ribelli siriani, che sarebbe iniziato il conto alla rovescia per il regime di Bashar el Assad. Un endorsement preceduto, di qualche ora, da quello di Hamas e seguito, a distanza di pochi giorni, dal nuovo discorso (pubblicato in esclusiva mercoledì scorso sul sito del Foglio) del leader egiziano di al Qaida, Ayman al Zawahiri, che rivolgendosi al popolo turco lo incita a unirsi alla guerra santa contro il regime siriano definito “un pericolo per tutto l’islam e i musulmani”. Secondo quanto rivelato al Foglio da una fonte d’intelligence araba, “una simile concatenazione di eventi, sicuramente non casuale, è suonata a Damasco come un ultimatum cui, è stato accertato, non sarebbero estranei Teheran, nella persona del presidente Mahmoud Ahmadinejad, e Hezbollah. Tant’è che sia Ahmadinejad sia Hassan Nasrallah (capo del Partito di Dio), avrebbero segretamente fornito il loro assenso alla clamorosa sortita contro Assad, di Morsi e del vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, Mousa Abu Marzuk, compiuta dichiarando il loro pieno appoggio alla causa del popolo siriano”. Due sarebbero gli obiettivi di una siffatta scelta strategica. Da un lato, impedire a ogni costo che Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia possano favorire l’affermazione, in Siria, di un regime sunnita che, oltre ad affievolire, partendo dal Libano, le prerogative dell’Iran e di Hezbollah sull’intera regione, finirebbe fatalmente col porsi al fianco di Riad. Dall’altro mantenere integro lo schieramento dei nemici d’Israele acuendone l’isolamento e lo stato di tensione, cosa che sta accadendo in questi giorni, attraverso la minaccia di un nuova offensiva, al confine israeliano, da parte di Hezbollah con lo scopo, non dichiarato, di rendere più difficile un eventuale strike di Gerusalemme contro i siti nucleari iraniani. “Sennonché – confida al Foglio la fonte d’intelligence – il successo di tale strategia è basata su uno snodo cruciale. Eliminare Bashar el Assad, esiliandolo o uccidendolo, in modo tale da togliere l’iniziativa ai ribelli e a coloro i quali, con in testa Stati Uniti e Arabia Saudita, possono favorire la vittoria sunnita costringendoli a scendere a trattative sui futuri assetti politici di quel paese. In questo momento, Assad e il suo entourage, sono praticamente tenuti in ostaggio e costantemente controllati da un centinaio di Guardie rivoluzionarie della Brigata al Quds e da altrettanti agenti di Hezbollah. Quel che il rais siriano, e suoi più stretti collaboratori, non sanno, ma forse sospettano, è di poter essere assassinati da fuoco amico. Tanto, come da copione, è facile poi addossarne la responsabilità ad al Qaida o, ancora meglio, al Mossad”. Tutto questo avviene mentre velleitariamente si pensa, da parte americana e turca, di bombardare le postazioni del nocciolo duro dell’esercito lealista siriano attardandosi, in analisi e controanalisi, sulla possibilità che Assad possa ricorrere all’uso di armi chimiche. In realtà nessuno dei paesi presenti vuole un coinvolgimento diretto nella crisi siriana. Questo Ahmadinejad lo sa bene, e ora cercherà di giocare d’anticipo nonostante le resistenze della Guida suprema, Ali Khamenei. Per il presidente iraniano tutto è possibile quando si tratta di contrastare i disegni del miglior alleato d’Israele concordando, in ciò, con al Zawahiri: “Ricordatevi che la liberazione di Gerusalemme, da parte di Salahuddin, è iniziata con la liberazione di Damasco”.
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