Anatolij Krym, Racconti intorno alla felicità ebraica 10/09/2012
Racconti intorno alla felicità ebraica Anatolij Krym Traduzione di Elena Gori Corti Spirali Euro 18
Cos’ è la felicità ebraica? Fiducia nella vita, un pizzico di umorismo, il sapersi accontentare, la capacità di adattarsi a eventi imprevisti? Probabilmente la felicità ebraica è un amalgama di tutto questo, è insita in ciascuno di noi e si esplica in una quotidianità sempre in bilico fra concretezza e situazioni al limite dell’assurdo. Per rendersene conto basta leggere la raccolta di racconti dello scrittore ucraino Anatolij Krym che la casa editrice Spirali pubblica con il titolo “Racconti intorno alla felicità ebraica” nella mirabile traduzione dal russo di Elena Gori Corti. Nato a Vinnica al termine della guerra nel 1946, l’autore, che ha compiuto gli studi superiori presso la facoltà di drammaturgia dell’Istituto di letteratura Maksim Gor’kij di Mosca, è anche drammaturgo e sceneggiatore di successo e le sue pièce teatrali vengono continuamente riproposte sia in Ucraina che in Russia. Segretario dell’Unione degli scrittori dell’Ucraina dal 2004, Anatolij Krym ci proietta con una scrittura scorrevole e leggera in un mondo che conosce molto bene, quello dell’Europa dell’Est. E in sette racconti pervasi da un sottile filo di umorismo dipinge un affresco della vita quotidiana degli ebrei, sia nell’Ucraina sovietica sia nell’odierna Ucraina indipendente, raccontando con uno stile narrativo esilarante le vicende di personaggi differenti per classe sociale, convinzioni ideologiche, dal carattere pavido o intraprendente, a volte grotteschi nelle loro manifestazioni e spesso colti in situazioni tragicomiche che preludono a colpi di scena inattesi o a soluzioni ai limiti dell’assurdo. In questa miscellanea di tipi umani non può mancare Boris Abramovic, una “celebrità di portata mondiale”, lo scrittore Iosif Pork che “si vergognava del suo cognome non Kosher”, il piccolo Lëvuška che, unico nipote di due nonne (una ebrea e l’altra cristiana), con arguzia e un pizzico di genialità si industria per trarre profitto da entrambe le situazioni familiari, il “pazzo” Lemares duramente colpito dalla perdita dei figli e della moglie durante la Shoah e il mitico Griša che dopo aver corteggiato Ivan Petrovič, il segretario del partito per ottenere il tesseramento e aspirare dunque ad un ruolo di rilievo nella fabbrica dove lavora, celando con ogni mezzo - lecito e non - le origini ebraiche di nonna Sura, si trova niente di meno che…un figlio in procinto di trasferirsi in Israele con la moglie! E come Griša tutti, ebrei veri o presunti, desiderano raggiungere la Terra promessa, non solo perché nei secoli l’emigrazione è stata per gli ebrei una necessità storica ineludibile ma perché Israele è e rimane, nonostante le difficoltà di integrazione, la vera patria degli ebrei. Sono racconti traboccanti di umanità e ironia, nei quali l’autore con sguardo acuto ed empatico movimenta una orchestra perfettamente calibrata di situazioni tragicomiche e personaggi indimenticabili regalandoci, sullo sfondo di un’epoca storica complessa ma ritratta con serenità, una narrazione commovente pervasa di arguzia e di autentica spiritualità.