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La Stampa Rassegna Stampa
10.09.2012 Rick Perry: solo Mitt Romney può risollevare l'economia americana
intervista di Gianni Riotta

Testata: La Stampa
Data: 10 settembre 2012
Pagina: 13
Autore: Gianni Riotta
Titolo: «La vittoria della Casa Bianca si deciderà in un pugno di voti»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 10/09/2012, a pag. 13, l'intervista di Gianni Riotta a Rick Perry dal titolo "La vittoria della Casa Bianca si deciderà in un pugno di voti".


Mitt Romney con Rick Perry,                    Gianni Riotta

Il governatore repubblicano del TexasRickPerry debuttò in politica dall’altra parte dello schieramento, tra i democratici, di cui suo papà era elettore. Con il partito del presidente Obama fu eletto deputato del Texas, dove la sua famiglia risiede da cinque generazioni, fece in tempo a lavorare alla campagna elettorale di Al Gore 1988, poi decise che era venuto per lui, ex boy scout e ex pilota militare dell’Aeronautica («volavo sui jet ad Aviano, controllore di volo era il vostro commissario europeo Antonio Tajani») il tempo di cambiare. E nel 1989 il deputato texano si unisce al Grand Old Party repubblicano.Doveva esser lui, dopo 11 anni da governatore, a sfidare Obama, un anno fa gli analisti lo davano favorito sul mormone Romney, indebolito dalla riforma sanitaria approvata nel suo liberale Massachusetts, identica a quella di Obama detestata dai Tea Party conservatori. Una campagna non brillante, compresa un’amnesia durante un dibattito in diretta tv, sono invece costati a Perry le primarie: correrà Romney. Se c’è in Perry, 62 anni, delusione, non la mostra nella sua missione tra Europa e Asia. In Turchia ha incontrato i leader della rivolta siriana contro Assad, promettendo, con i colleghi senatori McCain e Lieberman, aiuti e sostegno. Al Forum Ambrosetti di Cernobbio ha arringato uomini di impresa e finanza italiani in nome del libero mercato e del capitalismo liberista. E ieri sera aMilano, in un cocktail dal console americano Kyle Scott, Perry ha incontrato businessmen che cercano occasioni di lavoro sotto la bandiera della Stella Solitaria, la «Lone Star» texana. «Le elezioni presidenziali americane di novembre – dice Perry che ha mangiato il risotto servito dal console Scott, considerato uno deimigliori in città ma bevendo da vero texano birra - saranno indecise fino all’ultimo voto. E’ difficile spiegarlo agli europei, ma il 95% degli elettori ha già deciso per chi votare e ci sono 40 Stati in cui la campagna elettorale è inutile, l’esito scontato. Il mio Texas voterà per Romney, la California per Obama, niente può accadere in questi 60 giorni che ci separano dal voto per mutare la scena. Ma in poco meno di una decina di Stati, Ohio, North Carolina, Wisconsin, Pennsylvania, New Hampshire, Colorado, forse New Mexico, Florida, un pugno di elettori indecisi, in un pugno di contee tiene il risultato, il Paese ed il mondo in sospeso. E’ fantastico, si tratta di poche decine di migliaia di indecisi,ma è in gioco laCasaBianca. Centinaia di milioni di dollari, sforzi via tv e web saranno compiuti per raggiungerli». Chi vincerà? Perry, abbronzato,magro, con un blazer blu e pantaloni grigi, non fa propaganda (aveva del resto appoggiato lo sfidante Gingrich prima di dire sì a Romney): «Battaglia all’ultimo voto. Ma la scelta per gli americani è secca. Se vince Obama, un presidente inesperto e incerto, sarà una catastrofe per ilPaese. Il clima è cattivo perWall Street, le aziende, i piccoli imprenditori, il business, dalle grandi corporations ai negozi di «pop andmum», familiari, non prosperano nelle regole di Obama. La ricetta repubblicana di Romney è migliore: meno tasse, poche regole pulite e chiare, bilancio federale in pareggio, tagli agli sprechi e alle spese pubbliche». Referendum su Obama o referendumsull’economia, governatore? «Obama non è riuscito a far ripartire l’America. Conta sull’aiuto della Federal Reserve, ma non è immettendo nuova liquidità suimercati che spezzeremo l’equilibrio negativo. E’ creando lavoro, liberando gli imprenditori, come facciamo in Texas. Oggi le aziende possono nascere ovunque e ovunque creare opportunità.Ma serve un clima positivo, non di chiusura». Obama vanta il salvataggio dell’auto aDetroit, cita il debito accumulato dall’amministrazione Bush: «E’ inutile ripetere slogan, occorre guardare alla sostanza. O creiamo lavoro oppure no, eObama in quattro anni non c’è riuscito, lo confermano i dati sulla disoccupazione di venerdì scorso. Non vedo perché dovrebbe riuscirci in altri quattro anni.Meglio Romney». Molti leader, in Europa e nel resto del mondo, sono convinti che vinca Obama o vinca Romney, la politica internazionale americana non muterà. «Sbagliano, glielo dica. Obama è arrivato inesperto alla Casa Bianca e inesperto è rimasto. La sua leadership è incerta, incostante, il suo team e il suo governo mutano spesso uomini e direzione. Gli alleati restano confusi, i nemici ne approfittano». Anche Romney non sembra versato in affari esteri. Non è così.Ha lavorato nella finanza internazionale, conosce il mondo globale dove Usa, Europa, Asia sono connesse sempre, e porterà aWashington una squadra di gente esperta, senza esitazioni». Lei ha proposto in Italia il modello economico alla texana, che qui per molti è invece «il FarWest»: perché? «Perché funziona, crea lavoro. Abbiamo due aziende italiane, una produce ingredienti per le gelaterie di qualità, l’altra tubi di nuova concezione. I loro amministratorimi hanno raccontato le difficoltà incontrate da voi e simeravigliano della facilità del business in Texas. Avete una manifattura di grande capacità, lasciateli liberi di lavorare e avrete il lavoro chemanca». Al console Scott, cittadino dell’Arizona, il governatore Perry regala una fibbia da cinturone di cowboy con la Stella Solitaria del Texas, «La metta il giorno della festa dell’Arizona» scherza, e, con humor sudista, il console ribatte: «La ringrazio governatore, amo il Texas, secondomiglior Stato del Sud dopo l’Arizona». E quando Perry scopre in terrazza «il carillon del redneck » (redneck è il soprannome ironico dei bianchi al Sud), una serie di lattine di birra locale legate per suonare al vento si fa fotografare col console, «andiamo su Facebook».Achi gli fa notare che tutti i presidenti repubblicani del passato recente, Nixon, Reagan, Bush padre, sono stati sconfitti alla prima corsa verso la Casa Bianca e gli chiede se correrà ancoraPerry riserva un ghigno da vero cowboy: «Verissimo. George W Bush che ha vinto al debutto è un’eccezione. Sa che c’è?Mi chiami il 7 novembre, il giorno dopo le elezioni e ne riparliamo». E strizza l’occhio, texano già di casa aMilano. T

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