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La Stampa Rassegna Stampa
09.09.2012 Clint Eastwood al contrattacco, dopo il successo della 'sedia vuota'
Finalmente una cronaca obiettiva, di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 09 settembre 2012
Pagina: 17
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Eastwood: lo sketch della sedia vuota ? Un'improvvisazione»

Sulla STAMPA di oggi, 09/09/2012, a pag.17, con il titolo " Eastwood: lo sketch della sedia vuota ? Un'improvvisazione ", Maurizio Molinari riequilibra la disinformazione uscita sul quotidiano torinese il giorno dopo l'intervento di Clint Eastwood alal Convention repubblicana, e che IC ha criticato
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=45902
Ecco l'articolo:

Maurizio Molinari               Clint Eastwood e la.. sedia vuota

Dopo aver subito in silenzio per oltre una settimana ogni sorta di attacchi per lo sketch sul palco della Convention repubblicana, Clint Eastwood va al contrattacco. Sul «Carmel Pine Cone», il settimanale della cittadina di Carmel in California, fra i cui vanti c’è l’essere stampato dal 1915, avere un «microsito web», dare spazio allo humour e raccontare la cronaca nera locale «come nessun altro». Profilo basso e tradizione robusta della poco conosciuta testata della Monterey County servono a Clint Eastwood per dimostrare che, sul piano della comunicazione, è in grado di duellare anche da solo con i giganti liberal che lo hanno fustigato: da Andrea Mitchell della Nbc, che lo ha accusato di «stramberia», a Rachel Maddow della Msnbc, secondo il quale lo show con la sedia vuota è stato «la cosa più stramba avvenuta a una Convention», fino a Piers Morgan di Cnn che lo ha definito «porta-caos sulla scena».

Incontrando il direttore del «Carmel Pine Cone» nella sua casa di Pebble Beach, Eastwood rompe il silenzio spiegando di essere andato a Tampa «per sottolineare tre punti»: non tutti a Hollywood sono di sinistra, Obama ha mancato molte delle promessa fatte quando si insediò e la gente deve sentirsi in grado di liberarsi di un politico che non ha fatto un buon lavoro.

Il giudizio su Obama è severo: «È il più grande falso mai perpetrato ai danni del popolo americano» e «Mitt Romney e Paul Ryan farebbero un lavoro assai migliore nella guida della nazione». Con voluto sarcasmo Eastwood riconosce di «aver forse irritato molta gente di sinistra», precisando però che non voleva rivolgersi a loro bensì «a chi sta nel mezzo», agli incerti sul voto. A conferma che lo sketch è stata una scelta personale e consapevole, Eastwood ne descrive la genesi: «In agosto partecipai a una raccolta fondi per Romney a Sun Valley, in Idaho, e iniziammo a parlare di una mia presenza alla Convention. Poi però tutto è avvenuto all’ultimo». I consiglieri di Romney volevano sapere in anticipo se sarebbe venuto e che cosa avrebbe detto, «ma io dissi che con me non sarebbe stato possibile, io seguo il mio istinto».

Salì sul jet privato che dall’aeroporto di San Josè lo avrebbe portato a Tampa in Florida «senza aver deciso cosa fare». Matt Rhoades, manager della campagna di Romney, chiedeva «assicurazioni sul testo». «L’unica cosa che gli dissi era che avrei parlato bene di Romney» ricorda l’attore-regista. Arrivato al Forum di Tampa, sede della Convention, 15 minuti prima dell’apparizione «mi portarono nella Green Room dove l’arcivescovo di New York, Dolan, mi volle salutare». Passando dietro le quinte del Forum, «vidi uno sgabello e qualcuno mi chiese se volevo sedermici sopra». «Mi venne così l’idea di mettere una sedia vicino a me per parlare a Obama, chiedendogli conto delle promesse mancate». «L’accoglienza del pubblico è stata calorosa», ricorda.

L’accordo con il Team Romney era di parlare per 6 o 7 minuti, «ma quando la gente applaude i 5 minuti diventano almeno 10». Ammette che si è trattato di uno sketch «molto insolito» ma l’intento era di «raggiungere gli indecisi». Sceso dal palco e tornato in hotel, l’indomani mattina ripartì ignaro di aver scatenato una tempesta di polemiche, di fronte alla quale si limita ad osservare che al pubblico deve essere piaciuto visto che su YouTube dilaga l’«eastwooding»: parlare con una sedia vuota.

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