Sulla STAMPA di oggi, 07/09/2012, a pag.28, con il titolo " Tutti in una notte, i misteri della Qabbalah", Elena Loewenthal racconta la Qabbalah, protagomista del Festival della Cultura ebraica a Roma.
Ecco l'articolo:
Elena Loewenthal
Domani, La notte della Qabbalah apre quest’anno il Festival di Letteratura e Cultura ebraica di Roma, giunto alla sua quinta edizione. Un numero nient’affatto casuale, anzi: in quella geometrica costruzione del cosmo in cui le cifre ebraiche sono numero e significato il cinque corrisponde a una lettera cruciale, per quanto quasi afona. La H, debole aspirazione di voce, è contenuta due volte nell’impronunciabile Tetragramma divino e secondo un testo fondamentale della mistica ebraica, il suggestivo Alfabeto di rabbi Aqiva , essa è diversa da tutte le altre perché non ha sostanza ma solo spirito.
Una lezione congiunta di Riccardo Di Segni e Moshe Idel, erede della cattedra di Gershom Scholem a Gerusalemme, intorno a Gli ebrei di Saturno , l’ultimo libro dello studioso appena tradotto da La Giuntina. E poi concerti, incontri. La notte della Qabbalah illumina il ghetto e il Portico d’Ottavia perché da sempre la mistica ebraica non è tanto un mistero avvolto nel buio quanto una visione del mondo e della sua creazione che sprizza luce in una gamma quasi infinita di sfumature e rifrazioni. Priva di una iconografia che il dettato biblico proibisce categoricamente, la tradizione ebraica è fondata sulla parola e la Qabbalah, che è un vasto insieme di testi e narrazioni spalmati lungo più di un millennio, è di fatto un sorprendente affresco verbale del mondo. Non per nulla la parola ebraica non ha nulla di misterioso: significa infatti originariamente «cosa ricevuta» (tanto che in ebraico moderno qabbalah significa ricevuta , ad esempio del conto al ristorante) e per estensione tradizione .
Dal Libro della Formazione allo Zohar , l’opus magnum della mistica ebraica, dal Trattato sull’Emanazione alle Centotrentotto Porte di Sapienza di Moshe Haiim Luzzatto (XVIII secolo), la tradizione mistica ebraica è un insieme di testi che raccontano il creato come una progressiva discesa dell’emanazione divina, tanto imperscrutabile quanto affascinante, dove l’Eterno è chiamato per lo più l ’Ein Sof (colui che non ha fine). Sono testi ardui e talvolta scottanti più per la ragione che per la fede, quasi inavvicinabili, spesso dotati di una poesia strabiliante, che apre il cuore e la testa.
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