Molto diplomatico il pezzo di Maurizio Caprara sul CORRIERE della SERA di oggi, 06/09/2012, a pag.19, con il titolo "Le linee rosse di Israele e la cautela degli europei". La visita del nostro Ministro degli Esteri Terzi, accolto con molta cordialità, non ha però toccato un punto particolarmente importante, quello della 'Linea Rossa', cioè fino a che punto Europa e Usa tollereranno la corsa iraniana al nucleare. Su questo Terzi è rimasto vago, un lusso che Israele non può permettersi.
Ecco l'articolo:

Il Ministro Terzi con il Premier Netanyahu
DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME — Due fattori stanno cambiando i termini di una controversia internazionale in corso da circa un decennio, quella sui piani nucleari con i quali Teheran potrebbe dotarsi di bomba atomica: il potenziale collasso del regime siriano di Bashar Assad, che priverebbe l'Iran di un alleato prezioso, e le difficoltà finanziarie che turbano l'Europa e gli Stati Uniti. Il primo fattore indebolisce la Repubblica islamica presieduta da Mahmoud Ahmadinejad. Il secondo l'ipotesi che Unione Europea e numerosi Paesi, se non trascinati da un'accelerazione, assecondino bombardamenti israeliani o statunitensi su impianti atomici iraniani. Incursioni aeree o colpi di artiglieria farebbero salire il prezzo del petrolio, e affaticherebbero i desiderati scatti in avanti nelle economie occidentali.
Questa partita è scivolosa, elementi oggi non visibili in superficie o sottovalutati potrebbero imprimere svolte di segno opposto. La strada delle armi tuttavia ha costi che sembrano in rialzo. «La comunità internazionale deve stabilire una linea rossa che l'Iran non può oltrepassare», ha detto ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme dopo aver ricevuto il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi. Da giorni Netanyahu, premier di destra di un governo di coalizione, evita di precisare se quel limite, al quale farebbe seguire bombardamenti qualora fosse valicato, vada indicato in ostacoli di Teheran alle ispezioni dell'agenzia atomica Aiea, nell'eventuale scoperta di impianti nucleari nascosti, in arricchimenti dell'uranio oltre una percentuale da non superare. «Trigger», grilletto, chiamano quel limite gli israeliani nei colloqui con governi stranieri.
È innanzitutto agli Stati Uniti diretti verso le presidenziali del 6 novembre che Netanyahu di fatto indirizza la richiesta di certificare una linea rossa. Dopo mesi nei quali prevaleva la diffidenza verso future instabilità, il governo israeliano adesso ritiene che nella Siria pro iraniana la caduta di Assad sia preferibile a una stabilità corrosa. Per l'Italia, Terzi ieri ha sottolineato a Netanyahu e al collega Avigdor Lieberman quanto le sanzioni e il negoziato con l'Iran siano meglio di una guerra. Il ministro, che conosce entrambi da quando era ambasciatore a Tel Aviv, lo ha fatto però senza riservare all'opzione dei bombardamenti toni tali da irritare il governo israeliano, interessato a salvaguardare da cori di sconfessioni europee la deterrenza dell'eventuale opposizione armata a una minaccia atomica in cantiere. «Qui dà fastidio sentire da alcuni Paesi europei che l'azione militare avrebbe conseguenze devastanti», osserva il titolare della Farnesina. Chi la reputasse una delicatezza eccessiva si domandi quanto si addica, a questo dossier, il metodo dell'agitare prima dell'uso.
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