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Il Giornale Rassegna Stampa
05.09.2012 Strage di Bologna: la pista palestinese
Le dichiarazioni di Riccardo Pacifici, cronaca di Gian Mario Chiocci

Testata: Il Giornale
Data: 05 settembre 2012
Pagina: 9
Autore: Gian Mario Chiocci
Titolo: «Gli ebrei 'assolvono' i Nar, su Bologna nuove indagini»

Sul GIORNALE di oggi, 05/09/2012, a oag.9, con il titolo  "Gli ebrei 'assolvono' i Nar, su Bologna nuove indagini ". Gian Mario Chiocci riporta le dichiarazioni del Presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici in merito alla strage di Bologna. Ne hanno scritto su IC diverse volte Piera Prister e Vitaliano Bacchi, un argomento tabù per quasi tutta la stampa italiana. Va dato merito al coraggioso Presidente della CE romana, per avere sollevato in campo ebraico la questione degli autori della strage, troppo facilmente individuati nell'estrema destra. Il terrorismo palestinese ha sempre goduto in Italia di scandalose protezioni. A livello istituzionale, solo Cossiga aveva avuto il coraggio di dichiarare verso quale pista dovevano essere indirizzate le ricerche, ma l'asse Craxi-Andreotti, con la complicità di Aldo Moro, mise tutto a tacere. Verrà riaperta l'inchiesta ? Ce lo auguriamo.
Ecco l'articolo:

Riccardo Pacifici

Gli ebrei al fianco degli ex neofascisti Mambro e Fioravanti per chiedere la verità sulla strage di Bologna. Una verità opposta a quella accla­rata in indagini a senso unico nel­le aule di giustizia, nel senso che sta portando dritta dentro la nebu­losa terroristica palestinese del­l’epoca. La comunità ebraica di Roma, per bocca del suo presiden­te Riccardo Pacifici, è scettica sul­la pista nera per la bomba del 2 agosto 1980. È una ricostruzione ideologica, prima ancora che giudiziaria. Che ha fatto torto alla verità e alla giustizia dovute alle vittime e ai loro fa­miliari. «Quello che chiediamo è di riaprire le inda­gini e non accetta­re l’unica verità» che ha spedito all’er­gastolo i vecchi capi dei Nar in un processo dove man­cano movente, mandanti ed ese­cutori materiali, e dove la prova inoppugnabile della presunta col­pevolezza è nella loro dichiarata appartenenza politica.
Poco, per il più grave attentato della storia d’Italia. Per questo, il capo degli ebrei romani ha chie­sto che sia fatta luce anche e so­prattutto sul ruolo del terrorismo arabo in Italia e sul cosidetto «lo­do Moro», che avrebbe assicura­to libertà di movimento ai fedayn del Fplp in cambio dell’esclusio­ne del nostro Paese dalla lista dei bersagli terroristici. Una «trattati­va
» oscura tra Stato e terroristi, che non ha comunque impedito che 83 connazionali rimanessero uccisi in azioni di rappresaglia in Italia o all’estero tra il 1968 e il 1988. E che non ha frenato l’esca­latio­n di violenza sul territorio ita­liano sfociato in dieci dirottamen­ti aerei e in oltre venti attentati di­namitardi tra Roma, Milano, Na­poli e Trieste. Vittime di cui nessu­no sembra ricordarsi, nei giorni della memoria.Vittime –come ha scritto Fioravanti al Giornale nel­l’ultima a ricorrenza del 2 agosto – su cui è calato una spessa coltre di silenzio.
In procura a Bologna un fascico­lo sulla matrice palestinese del­l’attentato si sta riempiendo di in­formazioni clamorose. Ci sono anche due indagati, appartenenti alla rete terroristica
Separat del terrorista Hilich Ramirez Carlos, detto lo Sciacallo : si tratta di Tho­mas Kram e Christa-Margot Frohlich, entrambi presenti a Bo­logna il giorno dell’esplosione. Il pm Cieri li interrogherà tra qual­che settimana in Germania insie­me ad altri due testimoni che po­trebbero essere a conoscenza di parecchi segreti su quella stagio­ne di sangue. Si tratta di Johannes Weinrich e Magdalena Kopp, ex compagna di quello «sciacallo» che ha invano chiesto di essere ascoltato in Italia. Anche per Car­los gli ex Nar nulla c’entrano («L’attentato non è opera dei fa­scisti », ha ripetuto più volte). A suo dire si tratta di un complotto per nascondere le responsabilità di Cia e Mossad. Quanto a Kram dovrà spiegare al pm Cieri che co­sa ci faceva in un albergo a pochi passi dalla stazione la notte del 1˚ agosto 1980 (dove, si è appena sco­perto, avrebbe soggiornato lo stesso giorno anche un importan­te esponente delle Brigate rosse) e, cosa ancor più importante, per quale motivo abbia mentito sui suoi spostamenti in Italia dopo la strage. Il terrorista ha sempre so­stenuto di essere stato a Firenze nei giorni successivi all’attentato quando s’è scoperto non essere così. Il 5 agosto 1980, Kram è stato segnalato dagli 007 della Stasi a Berlino est. Qui si è incontrato con Carlos, Weinrich e la Kopp per discutere –secondo gli investi­gatori – del disastro di Bologna.
Lo Sciacallo , d’altronde, ha am­messo di essere stato aggiornato in tempo reale della bomba: «Noi eravamo organizzati militarmen­te, per questo subito dopo lo scop­pio a Bologna ho ricevuto un rap­porto ». Redatto dalla Kopp. Che cosa c’era scritto?«Andate a chie­derlo a lei... », è stata la risposta del superterrorista venezuelano. La strage di Bologna rappresentereb­be la rappresaglia dei palestinesi alla violazione del «lodo Moro», verificatasi con l’arresto a Bolo­gna (novembre ’79) e la condan­na del responsabile per l’Italia del Fplp Abu Anzeh Saleh perché coinvolto, con tre militanti del­l’Autonomia operaia nelle indagi­ni sul ritrovamento di due missili sovietici Sam-7 Strela, pronti ad essere imbarcati al porto di Orto­na sulla motonave Sidon diretta in Libano. L’antiterrorismo del­l’epoca diramò una nota agghiac­ciante: «Fonte qualificata ha riferi­to che la condanna dell’arabo Abu Anzeh Saleh ha determinato negative reazioni negli ambienti del Fplp e non viene escluso che, da parte della stessa organizzazio­ne, possa essere tentata una ritor­sione nei confronti del nostro Pae­se ». Al movimento Aut Op appar­teneva anche un ragazzo dilania­to dall’esplosivo piazzato a poca distanza dalla stazione. Un’altra coincidenza.

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